E' uno dei punti fondanti del programma di Renzi. Una delle dieci mosse per cambiare l'Italia. La prima forse.
La proposta per la scuola del programma di Matteo Renzi dopo la Leopolda è cambiata. Diciamolo, non è che fosse il massimo, così com'era scritta prima.
La scuola è un mondo complesso in cui troppi metton mani ma pochi ne capiscono davvero, se non ne fanno parte.
Si sono presi i contributi richiesti, il programma era infatti aperto, e ne sono arrivati tanti, da persone del mondo della scuola, come della ricerca, insieme alle possibili proposte di cambiamento e sintesi.
Ci si è rimesso mano, anche grazie al contributo di tanti di noi e di tanti di voi. Ed eccola. UNa scuola che cambia in un mondo che cambia. Per migliorare.
b. Una scuola dove si impara davvero.
La scuola è il terreno sul quale si gioca il futuro del nostro
Paese. Bisogna tornare
ad investire, ma farlo con modalità nuove, che mettano al centro
la qualità
dell’educazione attraverso l'istruzione che diamo ai nostri figli. La scuola disegna l’identità delle nazioni e
dai successi scolastici oggi si misura il grado di ricchezza di un paese nella
società della conoscenza come anche la qualità della democrazia. Noi vogliamo
incrementare il PIL, come attraverso il CIL (conoscenza interna lorda) con una
visione di scuola punti sulle competenze chiave internazionali rimodulate però
nell’ottica peculiare del genio italiano: coltivando non solo gli standards relativi all'italiano, alla matematica e alle scienze, ma anche creatività e sapienza,
tipiche della cultura italiana, con mezzi innovativi e metodologie efficaci
all’interno di una visione programmatica e lungimirante. Siamo già coscienti
delle nostre punte di eccellenza: i migliori talenti che regaliamo al mondo
provengono dalle nostre scuole, dobbiamo moltiplicarne i numeri e invertirne la
rotta predisponendo logiche meritocratiche che mancano soprattutto in merito agli esiti
della formazione dopo la scuola e alla collocazione nel mondo del lavoro. Si va avanti non perchè si conosce qualcuno ma perchè si conosce qualcosa. Metteremo tutti i ragazzi italiani, tutti, nessuno escluso, nelle condizioni di conoscere sempre meglio. Per questo sono necessari investimenti, indubbiamente. Ma mirati e non dispersi.
1. Valutare. Bisogna introdurre una cultura della valutazione
efficace, coordinata e condivisa. Le scuole vanno valutate prendendo come
riferimento gli esempi più vincenti di valutazione dei sistemi d’istruzione
(Finlandia e Corea del sud) basati sui miglioramenti dei processi oltre a
quelli dei risultati, in mutua collaborazione con gli istituti universitari di
ricerca educativa, ma i cui processi vengano certificati da una struttura
indipendente centralizzata. L’obiettivo è superare i benchmarks di Europa2020 per l’istruzione: contenimento della
dispersione scolastica entro il 10% (l’Italia è al 24%), innalzamento dei
livelli cognitivi medi e raddoppiamento dei diplomati e dei laureati. Gli istituti scolastici devono goderedi un’ampia autonomia gestionale ma di un
mutuo collegamento con il mondo della ricerca educativa, attraverso un’innovativa responsabilizzazione
di tutte le parti che compongono le scuole: dai vertici (con un rinnovato
recupero delle prerogative programmatorie e dirigenziali necessarie), ai
docenti, che devono maturare capacità di innovazione e mutamento attraverso la
ricerca metodologica e didattica continua .
2. Valutazione
sperimentale della competenza chiave “talento”. Le rilevazioni dei livelli cognitivi degli studenti
nazionali e internazionali si concentrano su alcune competenze disciplinari tradizionali:
italiano, matematica e scienze. Eppure il talento migliore della nostra
nazione, la nostra peculiarità, ieri come oggi, si esprime nelle competenze
“creative” e “innovative”: nell’arte, come nella scienza, come nell’economia.
La scuola che verrà dovrà sperimentare, coltivare e valutare anche la capacità
(intesa come mix di conoscenza, abilità e atteggiamento) di creare innovazione,
arte e bellezza. La scuola che verrà non mortifica ma è capace di individuare e
far eccellere tra i banchi in ciascun bambino, nessuno escluso, il talento in
quanto tale, superando le differenze contestuali e di stato socio-.economico.
3. Formare
gli insegnanti. Deve insegnare solo chi vuole
veramente insegnare e si merita di farlo.Educare è il mestiere più importante
oggi nel nostro paese: non può essere un ufficio di
collocamento come un altro. La classe docente va motivata riqualificandola e
formandola. Per fare questo bisogna reinvestire ricerca e risorse nei processi
di formazione universitaria dei docenti di domani, dotarli di competenze
disciplinari come anche di specifiche conoscenze didattico-metodologiche.
Vogliamo una selezione diversa per i docenti che preveda processi rigorosi,
obiettivi e non discrezionali di concorso-tirocinio,certificati e valutati
anch’essi. Basta con i docenti che pensano di dar tutto per scontato e acquisito appena immessi in ruolo. Il docente in servizio immesso in ruolo continua comunque
un’attività di ricerca e formazione universitaria, che si sostanzia in progetti
applicati nell’insegnamento e in pubblicazioni scientifiche,per tessere legami necessari tra la docenza e la ricerca educativa e i cui esiti devono contribuire alla
valutazione dei docenti e alle progressioni di carriera; tale aggiornamento
sia annuale, obbligatorio e accompagnato da certificazione di raggiungimento
degli standards scientifici. L’aggiornamento riguarderà discipline come le
metodologie didattiche e psicopedagogiche, l’innovazione dei linguaggi,
l’innovazione dei processi di valutazione e autovalutazione e lo studio delle
specificità relazionali in merito a bisogni educativi speciali. Quest’aggiornamento,
i cui esiti dovranno essere valutati e monitorati, rientra in un nuovo modello
di scuola “viva e in cambiamento”, aderente alla società mutante, basata
sull’upgrade metodologico e didattico della ricerca educativa, che comprenda e
potenzi l’utilizzo delle nuove tecnologie e degli ambienti didattici digitali e
multimediali, all’interno di un globale disegno pedagogico.
4. Adeguamento
e innovazione dell’edilizia scolastica
basato su innovazione sostenibile, compatibilità energico-ambientale e upgrade
tecnologico e spaziale;
5. Tripla strategia di interventi e incentivi per i miglioramenti di processi e esiti negli istituti
scolastici mirati: a. recuperare gli insuccessi e le lacune dei ragazzi deboli;
b. contenere la dispersione con progetti longitudinali, continui e integrati
dall’asilo alle medie investendo forze speciali nel primo ciclo dell’istruzione;
c. incentivazione delle eccellenze;
6. Incentivi
ai dirigenti scolastici e agli insegnanti basati sulla valutazione degli indici di miglioramento dei
processi scolastici e sui livelli di aggiornamento.