sabato 26 gennaio 2013

Gli scaffali del 2013


Siamo tutti diventati più poveri.
O meglio, quelli che siete intorno a me lo siete, insieme a me. Altri non so e non ne conosco tanti di ricchi.
L'Istat fotografa 8 milioni di poveri e non so qual è la percentuale di famiglie che non arriva a fine mese. Il Censis ieri ci ha fornito i numeri dell'ignoranza: 1 su 4 in Sicilia, tra i 18 e i 24 anni, non ha un diploma.  1 ragazzo su quattro cioè ha solo la licenza media. OOOOOHHHH. E dunque? Che facciamo? Silenzio. Totale. 

Leviamo il velo della neautralità al numero e mettiamo le facce.
Io faccio nucleo familiare, io coi miei tre gatti e il mio fortunato stipendio da insegnante. Eppure questo mese rientro nella percentuale di famiglie del ceto medio che non arriverà a fine mese. Sono bastati il conguaglio di una bolletta e una multa. Poco male direbbe qualcuno, un tempo si aveva qualche risparmio. Oggi no, io un mutuo e l'imprevisto di gennaio me lo tirerò dietro per tutto l'anno contando l'euro dopo l'euro. Il ceto medio povero non siamo solo noi insegnanti, ci sono anche ingegneri, architetti, partite ive che al mese non raggranellano 800 euro e che quando cercano lavoro nascondono la laurea e mettono solo "diplomato" per non essere rifiutati...
Mario, un mio collega, ha la moglie precaria che non ha avuto incarico. Monti a dicembre gli ha fatto pagare l'Imu, e per beffa ha fatto scadere le tasse d'iscrizione dell'Università della figlia entro l'anno. "Solo chi ha voglia di studiare studi, i fuori corso no, sono sfigati e mammoni". Mario non sa se è meglio pagare l'Imu o iscrivere Cristina all'Università per quest'anno, lei continua a ripetere: "papà mi faccio un anno a Londra con un lavoretto dai, imparo l'inglese". Forse fa bene, forse è meglio, e siamo tutti flessibili e cosmopoliti.
Ma che ci posso fare se se non mi trattengo nemmeno io quando vedo Mario che si mette a piangere per l'umilizione? Lui ha una laurea, la moglie pure, trent'anni fa ci dicevano che eravamo i privilegiati quelli che ci saremmo laureati: futuro assicurato, serenità. Mario non riesce a far laureare la figlia. E non è una leggenda. Mò è vero. Sta accadendo per davvero.

Quanti di noi si aggirano al supermercato alla ricerca delle offerte? A parte l'essenziale, per tutto il resto, il poco che resta, è da offerta o da sconto.
E i libri? Vogliamo parlarne? Al tempo della lira leggevo in media tre libri e vedevo 2 o 3 film al cinema a settimana. Se mi dite: ma quanto tempo avevi? No. Stavo meglio. Il mio consumo culturale si è dimezzato. 

Non voglio dare la colpa all'euro, ma nessuno può negare che se qualcuno avesse avuto la decenza di pensare a noi, ceto medio, quando eravamo medio, quando dall'oggi al domani 1.927 lire divennero 1 euro e con un euro persino il posteggiatore ci ha inziato a guardar male, beh...se quel qualcuno avesse avuto guardandosi allo specchio, i problemi del mio conguaglio, della moglie di Mario e della figlia che deve andarsene (non vuole andarsene, deve, è diverso) forse un qualche controllo lo avrebbe messo in campo, una leggina utile in mezzo a tutte quelle inutili. Una leggina per attenuare il tanto peggio che poi è venuto.
No, non è colpa dell'euro la crisi, e nemmeno di quei mancati controlli. Ma che un paio di stivali debbano costare 300 euro si. E' colpa loro, non del liberismo selvaggio. 

Senza contare che quei mancati controlli danno il segno della distanza siderale tra i problemi del paese e le urgenze reputate tali da una classe dirigente che quei problemi non vive, non condivide ma anzi quasi dileggia. Dileggia il precariato della moglie di Mario, come se fosse colpa di lei e non di meccanismi sbagliati messi in campo da loro e da quanti li hanno preceduti, dileggia il "mammismo" della figlia di lei e quasi la premia se andrà un anno a far la cameriera a Londra, quando i loro figli hanno frequentato le scuole all'estero, le Università private e i master da 50mila euro l'anno e magari voglion pure fatti i complimenti per la bravura dei pargoli "capaci e meritevoli". Dileggia me che mi lamento perchè mi hanno aumentato gli anni per la pensione in cambio di promessi vantaggi alle donne, agli aiuti di cura e alle tutele, e invece è falso. Giulia, una mia collega, si è rotta il femore perchè è le si è rotta la sedia sotto mentre era a scuola: hanno tolto le cause di servizio, non avrà nemmeno un rimborso. Altro che tutele. 

No, la crisi è colpa della finanza, è colpa del liberismo, è colpa di chiunque, pur di non individuarla in facce, nomi e persone, che stanno ancora là e anche lì ci sommergono di fiumi di dati, di percentuali e di spread. 
Ubi major minor cessat.
La crisi ha cancellato ogni pretesa superflua o inessenziale. 

Ma per me, per noi, per coloro che rientrano nell'Istat e nel Censis dei problemi il major non è il numero, che deresponsabilizza perchè non ha nome e cognome, per noi il major è la faccia.
E non ci vuol niente a risalire negli anni alle responsabilità delle azioni promesse e non compiute, degli sbagli fatti e a ciascuna faccia, non ci vul molto ad assegnare a ciascuno il suo cartellino giallo.
Persino noi, nella smemoratezza attuale e nella superficialità di allora avremmo un pezzettino di cartoncino.

Ci pensavo stamattina, tra lo scaffale del latte e quello dei biscotti.
No, i biscotti non li ho presi. Meglio il pane.