martedì 23 dicembre 2014

Nascere al Sud non può essere solo una disgrazia: usiamo e bene i fondi UE?

             
              (foto tratta dalla mostra fotografica "RIScatti", associazione Laboratorio Zen)
Ho inviato questa interrogazione formale agli assessorati e ai dirigenti competenti nell'ambito istruzione e famiglia e ai dirigenti di rispettiva competenza per l'istruzione e all'autorità di gestione dei fondi comunitari.
Perchè in Sicilia ormai possiamo parlare di Stato di Calamità Educativa.
Ciascuno, per la sua parte, faccia quello che si deve fare.
Buon Natale


Alla cortese attenzione dell’Assessore alla Famiglia dott. Bruno Caruso,
Dell’Assessora all’Istruzione dott.ssa Mariella Lo Bello,

Ai Direttori dott.ssa Maria Antonietta Bullara e dott. Gianni Silvia

All’Autorità di Gestione dott. Vincenzo Falgares

E p.c. al sottosegretario all’ Istruzione Davide Faraone

Oggetto: Interrogazione sui fondi comunitari sulla spesa effettuata e da effettuarsi nell’ambito Istruzione.

Due rapporti recenti, uno di Save the Children e uno della Fondazione Res, supportati dai dati raccolti negli ultimi anni dalle rilevazioni nazionali e internazionali dei rendimenti degli studenti, confinano la Sicilia come ultima nei rilevamenti e disegnano, con altri indicatori, una condizione di vera e propria emergenza educativa per i bambini e le bambine del sud e della Sicilia in particolare. I rapporti si concentrano esattamente sui divari Nord Sud: non solo divari nei rendimenti, ma correlano questi ultimi, come l’esito di altri divari di offerta ormai non più ignorabili.

“Nell'Isola appena 4 su 100 giocano nei prati e 8 su 100 liberi in strada, oltre 2.525 famiglie vivono "sotto sfratto", più di 228mila i bambini che sono in povertà assoluta; il 66% non ha letto neanche un libro nell'ultimo anno, il 74% non ha visitato un museo; appena il 5,6% di bambini 0-2 anni va al nido pubblico (contro il 45% dell’Emilia Romagna) e solo il 7% delle scuole primarie (contro l’85% dei bambini lombardi, primi nelle prove Invalsi nazionali) e il 22% delle secondarie di primo grado offre il tempo pieno; il 25,8% di ragazzi abbandona gli studi (contro una media nazionale del 17%).” Eppure l’Europa stanzia per la Sicilia in questo ambito tante e tali risorse che potremmo persino superare in offerta scolastica, in asili, in strutture adeguate e in personale umano qualificato, le regioni citate.
Da anni i rendimenti scolastici si mettono in relazione con il retroterra familiare e con i divari di contesto economico e sociale. Non è e non può rimanere una giustificazione, un dato di fatto. Per colmare tali divari si potrebbe agire, oltre che con azioni complessive di giustizia sociale, con azioni compensative di vario genere in campo educativo messe in campo da tutti gli attori: Comuni, Province (o quel che resta di esse), Regione, attraverso i suoi assessorati, ma anche ex provveditorati e uffici scolastici regionali, tutti enti che dovrebbero lavorare in sinergia per attenuare le differenze socio-economiche, anche a scuola, nell’organizzazione, nell’offerta e nella gestione ma che spesso non dialogano nei progetti operativi e non sempre si sono rivelati all’altezza dei bisogni.
Tra i divari di offerta nord-sud tre fattori si sono rintracciati come determinanti nell’acuire le diseguaglianze che colpiscono un bambino siciliano con un coetaneo di regioni come la Lombardia o l’Emilia Romagna e questi fattori fanno capo a responsabilità tutte politiche e amministrative e che oggi non possono più derogarsi o minimizzarsi da parte del mio partito, oggi al governo regionale e nazionale, anche perché sono disponibili sul fronte della spesa comunitaria, ingenti risorse proprio in questi ambiti:
  1. la quasi assenza di asili,
  2. la scarsa frequenza nelle scuole dell’infanzia, per carenza di locali,  
  3. la quasi assenza di tempo pieno, per assenza di mense e di strutture adeguate.
A questi tre fattori aggiungo:
  1. l’insalubrità dei locali, che potrebbe essere affrontata in modo risolutivo, con l'impiego degli stanziamento previsti sempre in sede comunitaria, per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici.
Questi indicatori sono determinanti nell’acuire i divari cognitivi all’ingresso e durante il corso del primo ciclo dell’istruzione. Divari che poi si trasformano in bassi rendimenti e in dispersione scolastica, soprattutto per un’offerta di tempo scuola insufficiente ed inefficace, specialmente nelle aree a rischio, sommata ad altri fattori quali la disorganizzazione scolastica, la discontinuità, la mancanza di aggiornamento specifico dei docenti, tutti fattori su cui si sta tentando di agire sul piano delle politiche scolastiche nazionali ma che verrebbero vanificate se non si agisce sui tre indicatori di cui sopra.

E’ vero che i rendimenti sono correlati a contesto e famiglia ma nascere povero e crescere povero e correlare a questo una scarsissima qualità dell'offerta formativa non deve essere ancora oggi un destino, quando abbiamo la possibilità di agire attraverso la leva di un’istruzione di qualità, maggiormente attenta e presente proprio là dove la situazione è più critica. 
Se correliamo povertà e dispersione abbiamo un’equazione sempre uguale. Quest’equazione muta se agiamo in modo diverso. E bisogna farlo in modo strutturale e continuo, non solo con la messa in campo di progetti extracurriculari,  ma mutando l’offerta strutturale.

In passato la politica regionale è stata quasi assente proprio  negli ambiti su citati, ambiti che potrebbero essere di sua competenza con il concorso degli enti locali: la realizzazione e gestione di asili , l’ adeguamento delle strutture scolastiche per aumentare l’offerta dei posti nella scuola dell’infanzia e per programmare il tempo pieno (coadiuvando con risorse ue l’assenza di fondi degli enti locali), la messa in campo di campagne strutturali per l’aggiornamento specifico dei docenti nelle scuole di frontiera e di progetti continui e generali per il rafforzamento delle competenze di base, eppure con l’aiuto dei fondi comunitari e con gli assi destinati esattamente all’ambito dell’istruzione molto di più poteva farsi e potrebbe farsi ancora.

Ecco perché vi scrivo e vi interrogo formalmente, in qualità di vicesegretaria del Partito Democratico, attualmente alla guida di questa regione, in qualità di referente scuola per lo stesso partito regionale, in qualità di insegnante e in qualità di cittadina che vede nell’istruzione e nell’investimento sul capitale umano la principale leva di sviluppo in una società della conoscenza.
Oggi non abbiamo più alibi e non vorrei che le somme perse in passato si perdessero nuovamente.

Vi scrivo formalmente per capire cosa s’è fatto, in modo puntale e dettagliato, se si è fatto, nell’esercizio 2007-13 e per capire e interrogarvi su ciò che si farà, se si farà, nell’esercizio 2014-20.
Per segnare insieme un cambio di passo necessario, con il concorso del governo nazionale, che ha messo in cima i temi della scuola e dell’istruzione e che vede in prima linea per la prima volta un sottosegretario all’istruzione siciliano. E’ giunta l’ora di integrare con altre azioni, coordinate e massicce, le linee d’indirizzo già prefissate.

Perché quel che s’è fatto fino ad oggi, anche se meritorio, non è stato né efficace né efficiente, visti i risultati.

Quel che s’è fatto fino ad oggi non basta affatto, non per esclusiva responsabilità regionale, ma anche per responsabilità regionale. In questo sono certa che il governo nazionale, attraverso la figura del sottosegretario on. Davide Faraone,  si renderà disponibile per qualunque tipo di supporto programmatico, progettuale e tecnico, sia alli uffici regionali, sia agli enti locali, sia alle scuole. Serve anche un interesse sinergico e trasversale a tutti gli assessorati come anche a tutti i deputati del Parlamento regionale. 
Perché nascere in Sicilia non continui ad essere una disgrazia e un destino già scritto per i bambini nati in contesti deprivati.
Dunque vi chiedo, per quel che fa capo allo stanziamento dei fondi comunitari da parte dell’Europa riguardo all’asse Istruzione, più specificatamente in capo a:
a.    -  realizzazione e gestione di asili (ciclo 0-3 anni),
b.    - realizzazione di locali adeguati per le scuole per l’infanzia (ciclo 3-6 anni),
c.    -  realizzazione di mense per le scuole del ciclo primario, pregiudiziali alla realizzazione del tempo pieno,
d.   -  adeguamento strutturale e funzionale degli edifici scolastici
e.    -  programmazione di azioni generali, coordinate regionalmente (cioè facenti capo a una cabina di regia unica nell’assessorato e nell’ufficio scolastico regionale, oltre quelli destinati  a pioggia nelle singole scuole)  per l’aggiornamento specifico dei docenti nelle scuole di frontiera e per azioni finalizzate all’annullamento dei divari cognitivi nelle competenze di base in italiano e matematica nei primi anni del ciclo dell’obbligo e dell’asilo e scuole dell’infanzia.

Interrogazione formale su:

1.    1.  lo stato dell’arte delle risorse 2007-2013 con indicazione delle risorse complessivamente previste nei programmi operativi, di quelle effettivamente impegnate, spese e certificate, di quelle disimpegnate e/o non più nella disponibilità della Regione e di quelle eventualmente programmabili nel 2007-2013;
2.     2. quali risorse in questi ambiti, per l’esercizio 2014-2020, programmate e individuate per gli obiettivi e quali sono i tempi e le modalità di attuazione e quali sono i centri di responsabilità e di spesa individuati.

Nell’attesa di una vostra risposta, con allegate tabelle, che sollecito entro in 31 dicembre 2014, pregiudiziale a una auspicabile integrazione alla prossima programmazione, da rimodularsi eventualmente insieme e con il concorso del governo nazionale, che si renderà disponibile ad integrare le azioni con quanto di competenza del Miur (organizzazione, organici, etc..etc..), oltre che col Partito Democratico siciliano (che supporterà e stimolerà gli enti locali nella figura dei suoi amministratori a rendersi esecutori e partecipi delle azioni per quel che è di loro competenza) e le altre forze di governo, mi rendo disponibile per ogni chiarimento e per ogni supporto.
Cordialmente,
Mila Spicola
Vicesegretaria del PD Sicilia,
referente Scuola, referente nazionale del Partito Democratico sulla Dispersione Scolastica

giovedì 18 dicembre 2014

La raccomandazione e la politica.


Un amico mi fa chiamare da una sua amica che mi chiede di raccomandarla alla selezione per un concorso.
Quante ne capitano di queste telefonate a chi di noi fa politica?
"Io sono brava, sono separata, ho due figli, ne ho bisogno. Altri passeranno avanti a me, altri peggiori di me."
Ho ingoiato amaro nel dirle che no, io non ne sono capace. Ho chiuso il telefono e ho pianto.
Dopo dieci minuti il mio amico mi urla al telefono che non comprenderà mai il mio "rigorismo moralista".Che non posso fare politica così. Perché "è normale" raccomandare.
Ha ragione forse, a volte non lo capisco nemmeno io come sono, tanto ciò che vedo intorno mi sorprende e angoscia. Non so nemmeno se è per dna o per educazione. 
Oggi lo chiamano rigorismo moralista, mia nonna mi diceva "non tradire mai te stessa". E "me stessa" questa è.
Forse lascerò la politica per non essermi adattata a questa normalità, ma non credo che si cambi alla mia età.
Non è un pregio, è un difetto e lo so. Secondo Darwin non sopravvive l'essere più intelligente o quello più forte, ma quello che si adatta.

Non ho mai creduto alle retoriche dei discorsi sul merito, sulle competenze, sulle proprie capacità. Non ho mai creduto alle retoriche dei discorsi sull'onestà.
E nemmeno ai mille discorsi sulla mafia e l'antimafia. Alle mille lezioni in classe dei professionisti dell'insegnamento della legalità.
Credo solo nelle mie lacrime, perché l'onestà è il silenzio delle lacrime quando più facile sarebbe dire di sì fronte al bisogno.
Non dico dire di no di fronte alla corruzione vera e identificata, quella gratuita del malaffare, ma i piccoli fatti grigi dell'illegalità diffusa causata dal bisogno. Quella che in fondo trova le attenuanti.
Quanti ne ho conosciuti di miei ex alunni, o i loro genitori che han spacciato per bisogno, che han corrotto per bisogno?
E quanti eserciti di raccomandati han preso illecitamente e indebitamente il posto ad altri? Peccato veniale..nemmeno i tribunali li condannano più.
E invece dici no. Dici no. E rimani sempre più sola. 
Io non ho mai cercato nella mia vita "gli amici degli amici". Quello che sono l'ho sudato, e dove sono mi corrisponde. Avrei potuto avere molto di più, tantissimo di più. Con gli amici dei miei amici. Ma abbiamo visto l'Italia andare a fondo a forza di portare avanti amici di amici. Sono pienamente convinta che anche questa è corruzione. Sì, sarà per questo che lascerò la politica. 
Per una questione morale tanto evocata ma che quando la pratichi ti ritrovi accusata e non accusatrice.
Per una valutazione della responsabilità interna prima di quella esterna, troppo millantata e parimenti inefficace. 

Però potrò sempre entrare in classe.
Senza troppe parole finte, senza stupori, senza proclami, senza giudizi o pregiudizi. Essere prima che dire. Affinché  i miei alunni crescano e non si stupiscano mai dell'onestà, ma la vivano.
Come un abito comodo, normale, della taglia giusta e la loro taglia sia quella.