giovedì 18 dicembre 2014

La raccomandazione e la politica.


Un amico mi fa chiamare da una sua amica che mi chiede di raccomandarla alla selezione per un concorso.
Quante ne capitano di queste telefonate a chi di noi fa politica?
"Io sono brava, sono separata, ho due figli, ne ho bisogno. Altri passeranno avanti a me, altri peggiori di me."
Ho ingoiato amaro nel dirle che no, io non ne sono capace. Ho chiuso il telefono e ho pianto.
Dopo dieci minuti il mio amico mi urla al telefono che non comprenderà mai il mio "rigorismo moralista".Che non posso fare politica così. Perché "è normale" raccomandare.
Ha ragione forse, a volte non lo capisco nemmeno io come sono, tanto ciò che vedo intorno mi sorprende e angoscia. Non so nemmeno se è per dna o per educazione. 
Oggi lo chiamano rigorismo moralista, mia nonna mi diceva "non tradire mai te stessa". E "me stessa" questa è.
Forse lascerò la politica per non essermi adattata a questa normalità, ma non credo che si cambi alla mia età.
Non è un pregio, è un difetto e lo so. Secondo Darwin non sopravvive l'essere più intelligente o quello più forte, ma quello che si adatta.

Non ho mai creduto alle retoriche dei discorsi sul merito, sulle competenze, sulle proprie capacità. Non ho mai creduto alle retoriche dei discorsi sull'onestà.
E nemmeno ai mille discorsi sulla mafia e l'antimafia. Alle mille lezioni in classe dei professionisti dell'insegnamento della legalità.
Credo solo nelle mie lacrime, perché l'onestà è il silenzio delle lacrime quando più facile sarebbe dire di sì fronte al bisogno.
Non dico dire di no di fronte alla corruzione vera e identificata, quella gratuita del malaffare, ma i piccoli fatti grigi dell'illegalità diffusa causata dal bisogno. Quella che in fondo trova le attenuanti.
Quanti ne ho conosciuti di miei ex alunni, o i loro genitori che han spacciato per bisogno, che han corrotto per bisogno?
E quanti eserciti di raccomandati han preso illecitamente e indebitamente il posto ad altri? Peccato veniale..nemmeno i tribunali li condannano più.
E invece dici no. Dici no. E rimani sempre più sola. 
Io non ho mai cercato nella mia vita "gli amici degli amici". Quello che sono l'ho sudato, e dove sono mi corrisponde. Avrei potuto avere molto di più, tantissimo di più. Con gli amici dei miei amici. Ma abbiamo visto l'Italia andare a fondo a forza di portare avanti amici di amici. Sono pienamente convinta che anche questa è corruzione. Sì, sarà per questo che lascerò la politica. 
Per una questione morale tanto evocata ma che quando la pratichi ti ritrovi accusata e non accusatrice.
Per una valutazione della responsabilità interna prima di quella esterna, troppo millantata e parimenti inefficace. 

Però potrò sempre entrare in classe.
Senza troppe parole finte, senza stupori, senza proclami, senza giudizi o pregiudizi. Essere prima che dire. Affinché  i miei alunni crescano e non si stupiscano mai dell'onestà, ma la vivano.
Come un abito comodo, normale, della taglia giusta e la loro taglia sia quella.

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