domenica 31 gennaio 2016

Cosa abbiamo appreso col Family Day



Cosa abbiamo appreso ieri col family day.

Morto e sepolto il concetto di sacralità dell'istituto del matrimonio.
Erano quasi tutti divorziati, e con figli fuori dal matrimonio, a partire da Giorgia Meloni e a finire ad Adinfoli, passando per Casini e tanti altri, cioè della sacralità del matrimonio, sacro e indissolubile come recita Santa romana Chiesa, per la quale Chiesa scendono in piazza, gli frega molto ma molto meno, dunque decade il motivo cristiano, rimane solo l'esigenza, laica, di rompere le scatole a chi ci crede invece in quell'istituto.
Posto che nei disegni di legge ci si riferisce alle unioni e al matrimonio civili e non a quello religioso ma per costoro manco questo esiste, o non saprei. Mi hanno confusa.

Si sposano tre o quattro volte, fanno figli a manetta anche fuori dal matrimonio, figli che avranno tre o quattro madri e padri. E il padre naturale lo vedranno a pezzetti e la madre naturale potrà pure passare di patrigno in patrigno o restare sola. Purché siano assortiti in forma alterna, solo ed esclusivamente maschio+femmina, ma possono moltiplicarsi. Ecco, questo è concesso. Ed è definito "famiglia tradizionale".
Attenzione, liberi di farlo, assolutamente, ma non venitemi a dire che è per garantire i bambini o per salvare il pilastro della società che stanno inscenando queste proteste. È solo per non allargare la platea dei diritti. Perché la società è bella che spacciata e da anni. Da ipocrisie, abusi sottaciuti, violenze e tradimenti.

Figli di "famiglie allargate", però tradizionalmente fatte di uomo+donna, variamente collocati, spesso con fratelli e sorelle che spuntano all'improvviso dopo anni, o che lo sanno all'improvviso che "sono io il tuo vero papà", figli che, senza adeguato amore, senza adeguato ordine familiare, crescono abbastanza devastati perché quel che conta, sappiatelo, non è un'idea astratta di famiglia tradizionale, ma presenza, regolarità di vita, amore, rispetto.
E ne vediamo a caterve nelle classi. Piccoli ribelli, o tiranni, o spaventati dalla vita.
Uno su due destinati allo psicologo.
Ovviamente tutto questo bailamme che sentiamo da mesi, compresa tutta la crociata contro l'educazione al rispetto e alle differenze, passa nell' "interesse dei bambini".
Mi dire: nelle famiglie arcobaleno non accade? Sembrerebbe di no, sono bimbi sani, sereni e molto molto ben educati. Felici, quel che conta. Sono bimbi solitamente felici.

Del matrimonio comunemente inteso, che è stato spolpato e scarnificato in ogni modo, da ipocrisie e abusi, gli importa solo per impedirlo agli altri.
I quali altri non vengono giudicati per quel che sono o fanno, magari sono anche dei premi Nobel, dei santi, ..no. Vengono giudicati perché amano. A modo loro.

Scusate, ma preferisco una società fondata su altro. Sulle cose che per me contano davvero: rispetto per l'altro/l'altra, amore, e libertà.

Sarò forse rimasta tra i pochi a ritenere il matrimonio così sacro da non essermene mai ritenuta all'altezza. Di una promessa così grande, di fedeltà, di rispetto, di amore.
E per me le promesse sono debiti. Veri.
Ma io nel matrimonio come pilastro sociale di regole, amore e rispetto ci credo e lo desidero per tutti coloro che ne sono capaci.

venerdì 8 gennaio 2016

Colonia: troppa ipocrisia nostrana sulla condizione delle donne

Ciascuna donna italiana è stata molestata a parole da un italiano nella vita, molte non solo con parole.

A me fa piacere che i fatti di Colonia facciano ribrezzo e creino indignazione. Ma è costume diffuso anche in Italia. Non raptus o follie, ma costume. Certo non in quelle dimensioni e consapevolezze. Ma camminare e sentirsi dire "che belle tette" è una cosa che accade a tutte le donne italiane. Avere il "complimento" anche i contesti fuori luogo, mentre sei al lavoro, mentre non ci sono motivi per averlo, il complimento allusivo, offensivo e umiliante per noi, figo e segno di "galanteria" per gli uomini. Ma che galanteria sarebbe? Che belle cosce, che bel culo. Che bel quarto di bue che sei. Gli uomini italiani non la considerano nemmeno molestia e lo è.
Essere molestate fisicamente poi accade a una donna su tre in Italia. Essere palpate, toccate.
Essere violentata accade a circa 200mila donne italiane l'anno, quelle che denunciano; in realtà sono almeno il triplo.
In Italia Ammazzate dal compagno o ex sono circa 200 donne ogni anno.
Sempre da un "raptus", secondo la narrazione che ne dà una stampa complice.
Quando invece si tratta di deliberata e ripetuta e consapevole reazione di un compagno al diritto di normale autodeterminazione della donna, come forma ripetuta e costante di negazione della sua libertà ( in cinque anni mille donne ammazzate come vogliamo definirlo? "Fenomeno di nicchia?). Raptus?

No, attenzione, a me fa piacere che ci indigniamo per i fatti di colonia. Indignazione per difendere i nostri valori di libertà. Per difendere la condizione delle donne. Parliamone, quale condizione?
Magari ci si inizia a indignare pure per gli uomini italiani.

Ci stiamo indignando per la libertà delle donne e per i diritti civili occidentali o per altro? Perché Ci stiamo indignando per i fatti di Colonia? La nostra indignazione riguarda le politiche dell'immigrazione? Il tema è quello? La paura dello straniero? L'Is e la brutalità che reca con se?
L'attacco al l'occidente di cui la condizione delle donne è segno più evidente? Quale condizione? Parliamone per bene, perché non capisco.
Stiamo discutendo di diritti delle donne all'interno della casa grande dei diritti civili o di questioni di razzismo o di guerre di religione?
So di entrare in un terreno complesso, quello dei diritti delle donne, del corpo delle donne, della libertà delle donne, ma nessuno si permetta di strumentalizzarle per nessuna guerra le questioni delle donne.
Fatevela da soli la guerra di religione o di razza o di non so cosa, non ancora una volta sul
 terreno dei diritti delle donne. Perché non solo non lo conoscete ma nemmeno lo difendete.

Oppure sotto sotto sotto sotto c'è anche un sotto sotto non detto ma sottinteso e inconsapevole "le donne nostre le palpiamo solo noi", le "molestiamo solo noi", le "discriminiamo solo noi"?
Visto che accade quotidianamente e non mi pare di sentir levarsi eserciti contro "le palpazioni nostrane". Anzi, io registro dei "e vabbè dai, che sarà mai...ti ha fatto un complimento". E via via non vedo nemmeno rivolte popolari di fronte ai fatti di violenza più grave a cui sono sottoposte le donne. Anzi, vedo costanti dissimulazioni reali come linguistiche. Raptus. Questa è la più evidente. Tragedia della gelosia.
Stampa consapevole di complicità? No. Cosa difendiamo?

Che belle tette, ti voglio baciare. Questo si legge nel "pizzino" trovato a uno dei fermati di Colonia.
Finalmente qualcuno le registra come molestie. Se dette fuori contesti, da sconosciuti, o in occasioni in cui non c'entrano nulla. Quante volte un uomo, anche un amico ha riso apertamente di fronte a una nostra reazione contrariata?

Per non parlar delle violenze vere.
Ripeto ancora: se è italiano è sempre e solo "raptus della follia", oppure "se l'è andata a cercare" , oppure "ma lei lo aveva lasciato" e dunque non è responsabilità maschile, passa in dimenticatoio?
E se son loro, gli islamici: mamma lì turchi?"Attacco alla civiltà",  "DobbIamomdifendere le nostre donne".
Certo ci sconvolge la modalità, la pianificazione del fatto, massiccio, consapevole, di gruppo, di razza.
Ma per favore nessuna ipocrisia.

Ma ci sconvolge anche quel "nostre".
Scusate, io sono mia.
Dovete difendere i diritti universali offesi, non le "vostre donne".
Se volete difendere qualcosa che sia la libertà delle donne.
Non le vostre donne. Che comunque troppo spesso vengono da voi offese.

Quelle nostre, le violenze di casa nostra, le molestie di casa nostra, le discriminazioni di casa nostra, , "inconsapevoli", individuali, sottaciute, pensiamo siano meno gravi? Sottaciute, pensiamo sia meno allarmante? Equivocate come frutto di "follia passeggera", pensiamo sia meno grave? così raccontate puntualmente, pensiamo sia meno grave? O trattasi di altra forma di violenza collettiva?
E io penso che sia ugualmente grave.
Matrice islamica o matrice d'ignoranza, il risultato sempre quello è.

Riflettiamoci. Ma quale raptus? "Lei lo aveva lasciato"? "Se l'è andata a cercare".
Cosa ci siamo andate a cercare? La vita? La libertà? Cosa? Cosa minacciano gli islamici alle donne che già non è sotto minaccia tutti i giorni nel nostro paese? La violenza straniera è meno grave della violenza quotidiana di mariti e compagni, sul lavoro, sulla scena sociale e narrativa, sui media, che troppe donne italiane, se non tutte, subiscono? L'attacco è identico: è una negazione della persona. Si dissimula la violenza, si nega il fenomeno. Si continua a tratteggiare il ritratto di un folle. Senza d'ore che la molestia sulle donne è scientificamente frutto di costume sociale, da noi come altrove.

E cioè l'essere persona.
Ve lo,posso dire? A me non mene frega più nulla del "in quanto donna". In quanto donna cosa? Possiamo parlare di diritti offesi senza configurare l'effetto protezionistico, che in quanto tale è già una diminuitio?

Il germe sempre quello è: no. Non son degne di libertà le donne in oriente e nemmeno in occidente. Certo, ripeto, con pesi e gravità molto diverse, molto diverse. Nessuno lo nega. Ma la radice quella è.
Sposati e sii sottomessa.
La sottomissione.

Costoro, di qualunque genia siano sono e restano solo porci, educati a trattare le donne come cose, per cultura ed educazione i nostri. Per cultura e religione i loro.

Mettevelo in testa, io sono mia. Noi siamo nostre e di nessun altro.

giovedì 7 gennaio 2016

Cantante neomelodico_ sempre caro mi fu quest'ermo colle..


A Palermo quest'anno, per la festa in piazza di Capodanno, sono stati chiamati a esibirsi dei cantanti; capita. Tra questi un notissimo,  cantante neo melodico, Tony Colombo, notissimo nei quartieri, quasi sconosciuto o malvisto dai residenti del centro. 
Grandi dibattiti, questioni, pro, contro, di su, di giù, davanti e di dietro. Alla fine ha cantato e, con lui, han cantato anche altri artisti, più noti ad alcuni, ignoti ad altri.
Non ho partecipato al dibattito, ma la mia la dico per come so, dopo che voi avete metabolizzato, regalandovi un racconto, in realtà un monologo destinato a recitarsi,  scritto qualche anno fa. Lo recitò in pubblico il bravissimo Gianluca Briguglia, all'interno di una serata sulla Costituzione. L'articolo che voleva significare era il 9. Quello sulla cultura e gli italiani.E tra i personaggi c'è proprio lei, la canzone neomelodica.

O mutos deloi oti che sui gusti non è proficuo disputare, ma delle persone, tutte, è bello conoscere. Per capire. 
Che Palermo è abitata da tutti, ciascuno coi suoi gusti. Nè migliori, nè peggiori, solo tanti. Multicolori. Multiculturali. Quella popolare cultura è. E ne abbiamo tante, tante di culture in questa città, italiane, straniere, di quartiere. Ogni cultura è un piccolo ecosistema, e magari, in quei piccoli ecosistemi tante cose non vanno, tanti comportamenti, ma sono identità, come ogni quartiere lo è. Tante. Come tanta è Palermo. Ed è bella e brutta per questo. Si puoi scegliere di amarle tutte, si può scegliere di farle convivere tutte, si può scegliere di tollerarle tutte. Ma disprezzarle no, non credo serva. E nemmeno farne la classifica. Non serve nemmeno questo. 

A voi la storia.



«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»  (Giacomo Leopardi)



Emmifuttiu arrieri. Minkia, minkia minkia di sta minkia. Sempre caro mi fu questo er..ermo? sarà elmo. Elmo. Elmo. Sempre caro mi fu quest’elmo colle. Minkia comu mi futtiuuuuu. Ma come mi ha fregato? Sta curnuta mi futti siempri. E ora sugnu kiantatu intra, costretto a casuzza, invece di stare in mezzo alla strada a farimi i cazzi mia, e mi l’è sucari a memoria. “a memoria con la segesi”. La spiegazione. Però idda s’ava calari sana sana “Fotografia” di gigi. Questo è il patto di parola. I mi imparo l’infinito e idda canta “fotografia” di gigi finizio. A vogghiu vidiri tutta mentre canta fotorafia. Dall’inizio alla fine la deve cantare.  Fa muoriri di risati picchì è cchiu stunata di cetty , mia cugina. Però a tigna lo deve fare, a testardaggine.

L’autra vota ummacririva, non ci volevo credere davvero: “ se tu impari a memoria l’articolo 9 della costituzione ti giuro che io canto in classe una canzone a tua scelta”. Perché io questo faccio in classe. Canto. Canto la mia arte, non la sua. Acchiappu a cantari all’ottu di matina fina quannu un si rumpinu i cugghiuna e mi mannanu ‘mpresidenza. Per me la musica è la mia vita. E ci credo che l’hanno messa dentro alla Costituzione. Io ci avrei fatto il 9 bis solo per la musica.  Canto in classe. U primu, u secunnu, u terzu, u quartu iornu..e poi zacchete, c’arrinesciu, ci riesco in pieno: “sospensione” ! Evvaiiii!! Vacanzaaa!!!Tantu a mmia chi minni futti? Che me ne frega a me? Chista immeci nenti, io canto e lei niente, continuo a cantare e idda muta, u primu, u secunnu, u terzu iornu. U quartu si misi a cantari puru idda. E mi futtiu. “Articolo 9 della Costituzione ragazzi: l’Italia è una repubblica fondata sull’arte e la cultura, ricordatevelo, non solo sul lavoro”..minkia du cugghiuna accussi..un’ ora sana sana cu st’arte e sta cultura e poi il lavoro. Ma quale lavoro, proessorè? Attacca a parlari e un si zittisce cchiù. Si pigghia u cirivieddu sta fimmina…Attacca al ciriviello. Ma a cchi minkia serbi sta cultura tua e st’arti tua? Chidda me è megghiu assai. “Totuccio le cose belle ci servono come il pane” su questo siamodaccordissimo e calo la testa. E infatti io canto.Canto.Canto. Canto. Ma quanto sono belle ste canzoni? Chi minkia minni futti a mmia di..che era…? “Totuccio disegna la piramide”, ma sta gran coppula di minkia! Non può essere che se uno ama un ‘arte vale per tutta l’arte? Non può essere? Idda dici di no. Ma a mia le linee mi vengono tutte storte, macchiappanu i nerbi, mi saltano i nervi, pigghio a matita, la tiro in testa a Christian, quello del primo banco e attacco a cantare.  E tiempu dieci minuti suggnu ‘mpresidenza che è l’anticamera di andarmene a casa. Mp3 e gigi a palla. Ma lei mi ha giurato quel giorno che cantava con me tuttammemoria “comm me manche” di gigi e… io non me la credevo proprio che sta fuoddi di professoressa se la imparava veru e la cantava!! Io invece quel cazzo di articolo della costituzione non me lo nsignai e ci ho fatto la figura dello stronzo. Minkia. Mi ha fatto appizzare lo giuramento e allora mi toccò calarmelo a memoria, sano sano, sto coso numero 9 dell’arte e della cultura e del fatto che noi la dobbiamo promuovere.

Cioè come quando uno va dalla prima alla seconda, promosso o bocciato, e mi pare n’offesa, detta a mmia ca è la terza volta ca mi fazzu a prima media e mancu mi promuovono mai. Eppure vivo da artista. Però l’arte e la cultura sì, quelle lo Stato le promuove!Ma manco tanto, io sono stato dentro il teatro Politeama che dice che è arte vera, lo dice lei, la prof, e vedevo cadere pezzi di tetto ncuoddu a i cristiani. E dunque lo Stato boccia pure i teatri, non solo a mmia. Bastardu iddu e tutti chiddi come a iddu. E tutela il paesaggio. Significa che quest’”elmo del colle e questa siepe”devono rimanere uguali uguali a com’erano al tempo di giacomino, per ricordarci “chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo”. Quest’elmo colle. Poi passo ad “acqua dei corsari”, dopo lo Sperone, e un ci la viu tutta st’attenzione per il paesaggio. Io non lo vedo tutto stammore per la natura. Proessorè, io sono Totuccio Cutrona, vengo da Ciaculli e a Ciaculli torno. Tantu pi un si fari veniri strane idee in testa. “E nel pensier mi fingo”. Mi fingo…chi buoli riri…che cazzo vuol dire? Qua dice “mi immedesimo”. Ma che cazzo di frase è? Secondo me vuol dire “mi fiu”. Cioè sono capace. Quindi: “sono capace di pensare” che è discorso ca fila, mentre “mi immedesimo” nun fila propriu pi nnenti. Anche se la nota dice così.. secondo me non è così e poi in questa fotocopia unsi capisci nienti. Mi dinchinu, mi riempono, mi coprono, mi ncummogghianu di matina ‘nsira di fotocopie. Fotocopie. Fotocopie.

Io il libro me lo sono perso. Chi ci pozzu fari si mu persi? Ava iessiri sistimatu nta quarchi casciuni nti me nonna. In qualche cassetto scognito, di quelli che conosce solo lei. Idda s’u scurdò e  unsi trova cchiù. E figurati si a professoressa appena arrivu a scola ci cridi..nsamài … Credere a Totuccio Cutrona? Un nome una garanzia..accumiencia a litanìa e va finisci ca mi subissa di altre fotocopie. Brutte, chine di parole mute e in bianco e nero. Ammia le fotocopie dei quatri in bianco e nnero mi parinu na bestemmia contra l’arte. Se lo posso dire. Autru che promozione e articolo 9. CCà a nuddu promuovono. Nè a mmia né all’arte. E poi..che vuole dire che “in questa immensità s’annega”? E allora a chi sierbi? Se s’annega? E allora lei mi ha detto: “tu lo hai visto mai il tramonto sul mare?” E chi sugnu fissa? Ecciertu. “Ecco..è come se ti perdessi con lo sguardo dell’anima”. Ma io non mi sono mai concentrato a taliallo!! Che poi dice ca diventi cieco si fissi u suli ca cuodda. Cioè voglio dire, se fissi il sole fisso, diventi cieco. O no? 

Io, quando capisco che ho capito, mi annoio e attacco a cantare. L’ho capito che vuole dire, “ti piglia la malinconia e la malinconia vuol dire arte”. Come quando canto. Opere d’arte immortale sunnu sti canzuna del mio gigi. Gliel’ho spiegato e lei l’ha capito e allora appena attacco a cantare capisce che il mio pensiero si è vero annegato “nell’immensita’ cun finisci mai di idda ca spiega” e mi dice subito, prima che scarattero e attacco a squarciagola, “Cutrona, fai una cosa, vai in bagno, ti fai una cantata muta e torni”. E io lo faccio. E quasi quasica ci voglio bene a ‘sta cristiana. Ma non lo dico ad alta voce sennò è la fine e ma duna a mmemoria qualche altra fotocopia. Perché le ho visto sulla cattedra un librone di trikili e menza che c’è scritto Odissea, e quando s’inkazza poco poco, mi guarda e me lo indica e siccome sacciu ca chissa, a tigna, si nsigna tutte le canzoni di finizio, celeste, alessio..beh..Nenti nenti mi fa arripetiri l’Odissea a memoria e mi futti nautra vota. 
Però …il tramonto no…

Ma l’alba sì. L’alba sì. Quannu isa u suli e il cielo è tutto rosa, come il pigiama di mia sorella che poi passò a me e me lo sono assuppato per tre anni, il pigiama rosa a me ce sono masculo, ecco, quel rosa lì mi piace e ci credo che è giusto cercare di sarbarissillu. Un rosa ca si miskia cu lu mari e subito mi veni di cantari… Intanto “L’articolo 9 della Costituzione Italiana che è l’insieme delle leggi che governa la vita di noi cittadini” lo so a memoria e ve lo so pure spiegare di la diritta e di la rovescia; comu idda uora sapi cantari a me canzuna di la diritta e di la rovescia. Adesso però, a mmia mi tocca a stu “nfinitu martoriu di infinitu”, però appena lo ripeto e lo ripeto e lo ripeto, puru a chistu mi veni di cantallu. Vuol dire che Giacomino la rima a sapìa fari girari quasi bene quanto a gigi mio. E il “suon di lei” e della “presente stagione” è sicuramente la voce di Jessica della 3 G. Presente e viva. E’ viva eccome! Solo ca io sugnu ancora a prima media e idda è a la terza e ormai la strada tra me e lei è più infinita di questo infinito. Perché a me tra due mesi, che faccio 15 anni, mi danno l’istruzione familiare, minni vaiu all’officina di ciccio morreale  e Jessica ciao. Chè Ciccio Morreale quando gli parlo dell’arte mi dice “zittuti e travagghia, Totuccio” e io me le devo scordare le piramidi e l’articolo 9. Ma Gigi no, lui no, e io canto. E magari se glielo canto a memoria domani matina, a Jessica, mentri iamu a scola…, magari, quasi quasi, sto infinito si fa finito e quell’opera d’arte ca è la faccia sua accetta un sorriso e si mette sotto la tutela mia. E insieme viviamo d’arte, di giggi e dammore. Aiu tempu du misi. Ho tempo due mesi soli. 


Minkiati ka dicu.., umpari vieru…fosse vero… ma vero non è. E’ stu silenziu ca ammìa mammazza..il silenzio non lo sopporto. Musica Gigi!!!

sabato 2 gennaio 2016

ZTL a Palermo? Pagare x inquinare


Sono quello che in tanti propongono debba essere il cittadino modello della città futura: non guido, non possiedo un'auto, nè ho intenzione di farlo in futuro. Immagino che nel terzo millennio per persone come me sarà il Paradiso, a sentire tutti. Anzi, a sentire tutti, il cammino del progresso comprenderà tutti i provvedimenti e le azioni necessarie a trasformare voi, automuniti, in cittadini come me. Intanto che verranno quei giorni magnifici nei giardini di Manitù, torniamo, ora ci vuole, coi piedi per terra. Perché proprio i miei due piedi per terra sono ad oggi gli unici provvedimenti che mi ritrovo a utilizzare a Palermo, la mia città. Sia che camminino, sia che stiino in paziente attesa alla fermata di un bus.

Ho assistito e subìto tra il divertito e lo sconcertato alla polemica sulla ztl, come anche all'inaugurazione del tram. Io spero che tra le posizioni del pro o del contro, tra i codici binari a cui la politica e la deleteria TV degli ultimi anni ci hanno mal-educato, possiamo concederci l'uso di un ragionamento, per se stesso mai binario, mai tifoso, ma argomentativo. E allora, posso dire la mia? Da persona più unica che rara, che all'età di 48 anni non ha mai posseduto e guidato un'auto? In questa città, lungi da fare la statua a persone nella mia condizione, al di là delle ipocrisie da occasione, la domanda più frequente che mi sento porre, quando mi lamento per la mia vita impossibile, è: "scusa, ma perché non ti prendi la patente e una macchinetta di queste piccole? Dai, ti faccio io un po' di scuola guida..." Non sapendo che per me è peggio che indurmi alla dipendenza di sostanze stupefacenti. Questo accade con il 100% delle persone che io conosco o incontro. Torno a caso e mi dico: ma queste persone non sono le stesse identiche che cantano le magnifiche sorti e progressive dell'ecologia, del trasporto sostenibile e dell'ambiente? Certo, coi piedi degli altri però. Io più che dirlo lo faccio. E so quanto è dura, per cui comprendo perfettamente la diffidenza, la ritrosia, dei palermitani lontani dal centro, a mollare l’auto, a meno di avere en altri provvedimenti a sostegno e a supporto. Lo dico realisticamente. Non saranno né il tram né la ztl così concepita a migliorare la qualità dell’aria e della mobilità della nostra città, a meno di non aggiungere ben altre azioni e provvedimenti: la ztl deve essere gratuita, come anche il trasporto urbano e bisogna favorire in modo massiccio il trasposrto a due o a quattro ruote di tipo elettrico, con incentivi e centraline di ricarica diffuse. La mobilità è come il sistema sanguigno, ci vuole un cuore che pompa, ma ci vogliono arterie, sangue buono, cibo adatto. E un corpo intorno. Noi con il tram abbiamo solo un’arteria, grossa, importante, ma non basta. E la ztl così come è concepita è solo veleno per un concetto di mobilità sana. Follie troppo costose? Molto meno dei danni a cui andiamo incontro.

A Palermo io ho avuto la bici. Rubata dentro l'atrio. E, questa è la nota più dolente, dieci motorini. Tutti rubati. In meno di dieci anni. "Certo che sei sfigata però. Scusa, ma perché non ti cerchi un garage?". Dice il palermitano inconsapevolmente rassegnato al peggio che offre la sua città". Di eliminare il problema a monte no, nessuno mai mi ha proposto nè vie, nè ipotesi. Nessuno che dica "cavolo, ma possibile? In via Catania, "il salotto buono della città"? Possibile che dobbiamo rassegnarci a murarci vivi dentro le case, non solo noi ma anche le nostre moto o bici?". No, anzi, la risposta è sempre e solo "scusami, prenditi una macchinetta". Da circa tre anni chiedo uno stallo vicino al mio palazzo, in modo che noi residenti possiamo montarci una rastrelliera a nostre spese ed evitare il peggio. Non dico solo i furti come il mio. Ma anche le multe, perché le moto possiamo o ingoiarcele o metterle sul marciapiede, legandole a un palo. Giustamente, ripeto, giustamente, qualcuno ci fa la multa. Sono 80 euro. Ne ho accumulate anche tre in un mese, fatevi il conto dei punti accumulati per comprarne un altro di motorino. Tanto vale lasciarlo legato sotto il marciapiede, qualcuno se lo caricherà di notte con un furgoncino, completamente indisturbato, cosa che accade con matematica certezza. A nessuno verrà in mente di mettere delle telecamere per sicurezza dei cittadini, di aumentare le pattuglie, per carità, forze dell'ordine sottodimensionate, a nessuno, verrà in testa di aumentare gli stalli e mettere delle rastrelliere. Cosa fattibile, ma per carità, qualcuno mi ha detto che si tratta di problema inesistente. Come inesistenti in effetti sono i cittadini come me, quelli senza auto e patente. Quelli che però tutti quanti nelle conversazioni si auspicano di vedere all'improvviso popolare la nostra città. Che danzano nell’aria coi visi felici, sorridenti, polmoni sani, leggeri nei pensieri. E altre cavolate simili.
Io guardo i miei due piedi e loro mi dicono: no, costoro non lo sanno cosa significa sul serio a Palermo non avere l'auto. Non l’averla nel garage, così la sera la prendi, per fare la spesa la prendi e alla fine, moltiplica per 700mila, la prendono tutti. Io dico proprio non averla e non avere nessuna scusa per prenderla.
Poi ci sono quelli che mi guardano con aria di rimprovero: loro si muovono solo in bici tranquillamente, che problemi hai scusa? E poi scopri che lavorano a piazza delle aquile, o in un ufficio del centro e abitano entro il chilometro. I miei piedi invece conoscono bene gli sguardi e i piedi di chi i problemi li ha eccome, di coloro che incontrano nelle fermate degli autobus a passo di rigano o a bonagia. Sono sguardi di chi, potendola avere, l'auto non solo l'avrebbe, ma la userebbe. Perchè vivere senza a Palermo è ancora una cosa insostenibile. Perchè non le misure adeguate e alternative all'auto non sono sufficienti, tram compreso. I mezzi non funzionano. E l'auto, o un mezzo veloce, ci vogliono, checchè ne dica persino io. Nessuno mi dica che il moto sharing o il bike sharing possano supplire. 

Ma almeno facciamo una politica massiccia a favore delle due ruote? elettriche e private? Una massiccia promozione dei mezzi pubblici con il pass gratuito su tutta la mobilità pubblica cittadina? Sono queste le misure risolutive, non altre. Costano. Ma i guai che ci porteremo dietro con le politiche attuali costeranno molto ma molto di più.

Concretezza però e meno disfattismo, suvvia, non ho mai rotto le scatole a chi guida perchè ritengo che i processi vadano supportati appunto con azioni massicce, non con palliativi leggeri, prima che imposti o fatti male. Le cose si affermano quando convengono e facilitano la vita, sennò no, è inutile girarci attorno, ancora oggi non conviene a Palermo lasciare l’auto e nessuno, né i cittadini, né l’amministrazione, stanno facendo qualcosa affinché convenga per davvero muoversi in motorino o in bicicletta. Qualcuno mi parla di abitudini sbagliate e di cambio culturale sorrido, è un insulto alle necessità delle persone: ripeto, le culture e i comportamenti cambiano se vengono facilitati altri comportamenti e se conviene. Se invece si va incontro ai supplizi sappiamo bene che non avviene nessun cambio culturale. E una buona amministrazione a quello deve puntare, che convengano. Questo è realismo e questa è onestà mentale. 

Questa amministrazione sa perfettamente che comunque l’auto i palermitani per adesso non possono, anziché volerlo, non possono lasciarla, perché il senza auto ancora non funziona. Né ha il coraggio o la forza o le risorse o le idee adeguate  per farlo funzionare il senza auto.
Questa è la verità e questo il senso di questa beffa che chiamano ZTL. Far pagare per inquinare. Rendere i palermitani complici delle malattie, delle poveri sottili che infestano l'aria che respiriamo tutti. 

Rastrelliere e stalli, piccolissima roba a fronte di tutto ciò, però io li ho richiesti, ma la risposta è stata surreale e grottesca: non mi spettano perché non si può andare contro le esigenze di parcheggio dei residenti con auto e comunque uno stallo c'è dalle mie parti. Scusi che significa dalle mie parti? Dove? Diritti dei possessori di auto? Ma non dovevamo favorire la dismissione del mezzo a 4 ruote? 
Esigenze di parcheggio dei residenti? E io che sono? Un marziano? ah, sì, certo, sono bizzarra! Non ho la patente! certo che sei starna tu!

Non ho lo stesso diritto di posteggiare al sicuro il mio motorino? Non dico sotto casa ma almeno nel palazzo accanto? Il suv grande come una villetta posteggiato sotto casa mia che diritti ha in più di me? Vabbè, ma lei non ha un'auto, ha un motorino.." La correggo, avevo. Il suv posteggiato sotto casa mia da oggi ha un valore preciso: paga cento euro di tassa. Ben vengano i suv, che si moltiplichino, come anche ogni tipo di automezzo. Ben vengano. Pagano. Cento euro per ammorbarmi l'aria. Per intasare le strade comunque. Una comodità.

Poi, la domenica, i possessori di suv li vedremo tutti in bici a passeggiare amabilmente con il bike sharing nelle isole pedonali. Io e i miei due piedi ringraziamo. Per carità, nulla contro..Ma uno stallo, ripeto, possiamo averlo? Almeno ogni tre isolati? Mi dicono che ci sono? Aiutatemi a cercarli.

Siamo concreti, scusa, ma perché non ti compri un’auto? Di nuovo? Perché vorrei un’aria pulita, per me, per i bambini, per gli anziani che si stanno ammalando tutti di malattie respiratorie. Tu pensa che razza di motivo balordo. Se mi potessi permettere un’auto elettrica la prenderei.Fino ad allora no. 

“Ok, ma intanto però..” C’è che a Palermo vivo in centro, zona a traffico limitato. “E allora? Forse a Roma le ZTL sono zone chiuse al traffico. A Palermo sono aperte, apertissime al traffico, basta pagare”. Appunto, no grazie. La mia prossima spesa, insostenibile ma necessaria, sarà un motorino elettrico, nel frattempo spero di aver vinto la mia battaglia per lo stallo e la rastrelliera vicino casa, sennò sarà un altro acquisto a vuoto.
Nei giardini di Manitù c’è uno spazio pronto per coloro che non hanno la patente, o che guidano mezzi elettrici, e nessuno li sfotte per questo  anzi, uno spazio er gli anziani seduti sui tram e per i bambini che respirano merda  – ops! Non si può dire! -  e fanno la differenziata in classe con, di fronte la scuola, montagne, cataste di rifiuti di merda – ops! Non si può dire!-.
Per adesso, nessun problema, problemi inesistenti. Abbiamo il tram, abbiamo la ztl. Abbiamo le auto. Abbiamo i ladri. Abbiamo un bellissima capacità di trasformare la merda – ops! Non si può dire! -  in torta. E poi abbiamo il sole e il mare e il cibo, e siamo accoglienti e gioviali, tutte cose che funzionano sempre, per rallegrare i cuori e gonfiare il petto ai più riottosi.
Intanto, mentre altrove per la qualità dell’aria fanno tante cose, non una, ma tante cose serie e complesse, le sole che funzionano, da noi, bastano un tram – e da qualcosa bisogna iniziare, però abbiamo detto iniziare, non finire -  e una tassa e la pillola della presa collettiva per i fondelli va giù. 

Non voglio essere "nimica ra cuntintizza", ma positivamente realista: abbiamo il tram, sia un inizio, ma è solo un inizio. Sia un inizio diverso però, bene il tram ma toglietemi questa contraddizione per cui, pagando, potete avvelenare la mia aria, la nostra aria, la vostra aria. Le percentuali di inquinanti nell'aria a Palermo sono simili a quelle di città industrializzate come Milano e la causa, lungi dall'essere le industrie, risiede nel traffico veicolare. Non dobbiamo permettere a nessuno di pensare che pagando si possa avvelenare l'aria. A nessuno.

Io non autorizzo, giustifico, permetto un simile provvedimento in nome di un bel nulla.

Su questo io ero, sono e sarò contro, ben piantata sull'unico mio mezzo di trasporto attuale, i miei piedi. Ero, sono e sarò contro una ztl a pagamento. Sono contro provvedimenti tra l'altro che non predispongono mezzi alternativi alle auto in modo realista e concreto, spingendo chi guida a non guidare. Non a pagare per guidare. Anziani e studenti prendevano e prendono i mezzi, gli altri no. A meno di non averne vantaggio e convenienza.

Possiamo prendere in giro tutti, Vecchioni compreso, che se la ride altrove, ma non i polmoni di nostro figlio e di nostra madre. O forse anche quelli? Tanto..chi li vede? 

C'è una postilla doverosa da aggiungere:  

a Milano, durante i giorni di sospensione del traffico veicolare, i livelli di inquinamento sono rimasti gli stessi. A riprova che non sono tanto le auto a inquinare, bensì gli scarichi non a norma dei riscaldamenti degli edifici. Dunque non sono i veicoli privati ad essere decisivi per 'inquinamento, anche se concorrono.

Il 65% delle emissioni nocive deriva dagli edifici. Per il riscaldamento invernale e per il condizionamento estivo. Gli interventi maggiormente risolutivi e sani, a vantaggio della qualità dell'aria e del benessere dei cittadini, infatti, sono quelli previsti in alcune città italiane da almeno dieci anni,  a partire da Bolzano, ad esempio. Attraverso il cosiddetto "protocollo CasaClima", un programma elaborato da un bravo assessore alla provincia per l'azzeramento delle emissioni da edifici attraverso un sano e fatto bene contenimento energetico degli edifici.  Fu obbligatorio, ma venne accompagnato da un sostegno tale e da tali vantaggi per i cittadini, non da svantaggi o disagi, ma da vantaggi e promozioni e agevolazioni, che, negli anni non solo si è imposto come vincente, ma viene sostenuto e applicato oggi, liberamente, da tutte le imprese di costruzioni. 
A Trento e Bolzano infatti nessuno oggi si sognerebbe di comprare case che non fossero in CasaClima Gold. In realtà non ne costruiscono più di case senza quei metodi. Coloro che le vivono non pagano bolletta e sono sane per la salute perchè l'aria è sana e salubre, specie per i bambini e gli anziani. 

Anche noi, come regione a statuto speciale e godendo di una marea di finanziamenti europei specifici anche in questi ambiti, avremmo potuto rifare gratis tutti gli edifici pubblici o ad uso pubblico e renderli ecocompatibili con una misura di fondi nazionali e anche europei che era presente fino a un paio di anni fa, che prevedeva tutte le opere utili per il contenimento energetico totale a costo zero. C'erano ditte e imprese che lo facevano chiavi in mano, occupandosi persino di sviluppare anche tutte le pratiche amministrative e burocratiche per accedere ai fondi. Le amministrazioni che lo hanno fatto sono pochissime, Palermo non c'è. Nè c'è una cultura di impresa edile che forma e aggiorna metodi e tecniche del costruire. Va a rimorchio del come si è fatto sempre e che costa meno. Senza sapere che costerebbe uguale e avrebbero solo vantaggi, le imprese stesse ad aggiornarsi. 

Saremo pure "dei in terra", noi siciliani, ma sono dei che vivono male e con tutti i disagi, per inerzia, per sciatteria amministrativa, per scarsa informazione collettiva; altri "popoli terreni" che apparentemente ci sembrano "stupidi" ,a noi ce la possono solo insegnare la modalità del benessere collettivo, da raggiungere non con disagi ma anche attraverso il benessere privato.