giovedì 14 agosto 2014

Spicola (PD): “Rimpasto? Mi tiro fuori dal gioco delle parti”

“A quanti mi state chiamando,

So che il mio nome "circola sul piatto” per il rimpasto. Smentisco serenamente e pubblicamente, piuttosto che farlo ad ogni singola telefonata. Già un anno fa “ho messo le mani avanti” con un no preventivo e non ho cambiato idea. E, sinceramente, dopo un anno, la Sicilia e il PD stiamo ancora fermi a questo? Al rimpasto e non al progetto? Mentre la programmazione comunitaria, su cui avevamo persino basato la campagna per il crongresso regionale del PD, sta al palo, tanto sembra irrilevante rispetto all'annosa quaestio del rimpasto?...Ormai è stucchevole tutto ciò.
Però qualcosa voglio aggiungerla.

Premessa: non me lo han chiesto, ma mi son già tirata fuori dal “rischio” dando la mia piena e totale in-disponibilità, un anno fa come adesso. Per tre motivi.

Primo: Io non ho votato il presidente Crocetta, e per non votarlo mi dimisi dal PD, sostengo oggi il suo governo in modo aperto e leale, come vicesegretario del suo partito, che è anche il mio, e lo sostengo oggi quando i suoi azionisti di maggioranza di allora gli si stan rivoltando contro, (posso dirlo? nessuna fiducia allora in quegli azionisti, ne intravedevo la strumentalità allora e la intravedo anche oggi), ma non posso accettare nemmeno lontanamente l’ipotesi di entrare in giunta in un governo di cui non ho condiviso le premesse, quelle premesse, e non mi era chiaro il progetto. Il secondo si può in effetti comprendere oggi, arricchire e costruire, quelle premesse no.

Secondo motivo: mai mai mi immaginerei in una carica istituzionale per meriti di parte e non personali; sono un vicesegretario “in quota renziana” è vero, ma anche se io da sempre sostengo Renzi pienamente, non sono “renziana”, nel senso che se qualcosa seguo totalmente  sono la mia coscienza, la mia autonomia di pensiero e non altro. In totale libertà. Le aree possono essere, e lo sono, una ricchezza dentro un partito come elaborazione ed espressione di pluralismo, ma le cariche istituzionali dovremmo iniziare a concepirle “in quota Sicilia” non in “quota di area”, ubbidendo a logiche delle competenze e non a quelle delle appartenenze.
Chi ha il coraggio di buttare il manuale Cencelli in Italia e iniziare a scovale le teste migliori e non quelle più fedeli? E chi ha il coraggio di votare rappresentanti che siano i migliori e non quelli che assicurino i favori? Quella delle competenze, delle classi dirigenti, politiche come anche burocratiche o economiche o sindacali, è la vera emergenza siciliana e credo che il minimo che il mio partito possa fare per “fare la rivoluzione” è buttare alle ortiche l’aberrazione dei posizionamenti e metterci tutti quanti a cercare“medici bravi per le cure del moribondo”.
Perché quello a cui assistiamo da anni, logiche di posizionamento unite a logiche di scambio, non è più realismo politico, non ha nulla di reale ormai, di collegato alla realtà,  ma si tratta sempre più di grottesco iperrealismo, completamente sganciato da ciò che la realtà esigerebbe, e che alla realtà e alle emergenze oppone sempre risposte frutto di strumentalizazione di parte.
Mi sembra che lo spettacolo offerto dalle vicende di approvazione della finanziaria sia in tal senso chiarissimo.
Sarò l’unica, ma per quel che mi riguarda non mi sento di cedere a tale gioco e di entrare nel turbine delle discussioni o delle divisioni sui nomi e le parti. Il turbine a cui partecipare dovrebbe essere quello della programmazione, della pianificazione e della riforma.

Terzo: dico no con sofferenza, non nego che mi farebbe piacere, non solo per ovvia ambizione personale, bensì per mettere a servizio le mie eventuali competenze nel campo dell’istruzione, ma non mi sento pronta. Capisco che un assessorato di questi tempi non si nega a nessuno, e tutti si sentono adatti a farlo e in qualunque ambito, ma a me lo nego io. Ci vogliono i controcazzi di competenze oggi per avvicinarsi solo all'idea. Non mi sento pronta e devo finire il dottorato che sto frequentando a Roma, "ove tanta parte di me si spende" e che non sto frequentando per parcheggio ma per intento.
Se mai sarà, accetterò una carica istituzionale e non elettiva per le mie competenze, per i miei studi, per le mie proposte, e perché lo chiede il mondo che io rappresento, la scuola. Non perché me lo chiede un partito, meno che mai una parte del mio partito, ad esempio la mia. E' da mondo di Ork sperarlo? E se non sarà, va bene lo stesso. Io non ho bisogno di nulla, ho avuto tutto quello che volevo dalla vita, tranne dare.
Rimango comunque a disposizione, apertamente e pubblicamente, da vicesegretario del suo partito, della giunta Crocetta. Anche se mi chiedo, quale presidente o assessore è oggi in grado di dare svolte se l’assetto istituzionale di un ente, in questo caso la Regione Sicilia,- all’ars, nelle giunte, nei gangli burocratici e in quelli amministrativi -, è malato ab origine?”

La Sicilia è in una condizione così grave che è giunta l’ora di dire basta alle discussioni di parte e partito, o anche di salotto: o facciamo tutti un passo indietro nelle logiche di parte e uno avanti nel tentativo di salvarla oppure “non ce ne sarà per nessuno”. Noto un fiorire di analisi tanto acute quanto inutili, spesso fatte da persone che in questi anni hanno fatto parte a pieno titolo della classe dirigente, politica, culturale, dirigenziale, sindacale siciliana, che pare parlino come calati da un'altra galassia.

A cosa servono tali analisi spesso ovvie, fatte adesso? Serve il progetto e serve il cambio di verso collettivo. E spesso, rintraccio in molte analisi, non posizioni libere, ma posizioni strumentali e di parte, non va più bene.
Serve un cambio di paradigma che sacrifichi le parti e i se stessi a favore del tutto e delle mediazioni al rialzo.
Qualcuno mi ha definito Alice nel Paese delle Meraviglie quando dico certe cose, e costoro? Li vedo più astratti di me. Anche se, tra i difetti che mi rintraccio non trovo l'astrazione. Qualcuno mi accusa di “troppo idealismo”, “vive fuori dal mondo”. Non è che questo mondo ci vada proprio bene, direi. Ho sempre creduto che non ci sia nulla di più concreto, serio e utile di una vita di ideali in cui ciascuno fa serenamente la propria parte e il proprio meglio, delegando il minimo e mettendoci del proprio, e nulla di più concreto e utile di politica di ideali e di visione comune e non di favori elargiti e di normicchie di parte scollegate e vane. Senza idealismo, o anche ideologia, per quanto bistrattata o fuori moda che sia, non c’è progetto sociale che funzioni e senza ideali non si può programmare. Sfido costoro a raccontarmi che tipo di programmazione abbiamo visto o sentito o fatto in questi ultimi decenni.
Infine: non è cambiando la Giunta che cambia il destino della Sicilia, o anche di questo governo. Lo dico inseme a tanti, ma lo dico anche io. Eppur bisogna andare. Per cui insieme al lamento cerchiamo di capire cosa fare.

Proposta.
Non si può fare pienamente l'assessore nè, ancor più grave, si possono espletare azioni politiche serie e complete se non si mettono in campo alcuni provvedimenti ormai ineludibili.
E’ necessario mettere in campo tre riforme istituzionali, che non son norme lontane ma cose da cui dipende direttamente la regolarità di funzionamento della vita delle persone:
1.una nuova legge elettorale che ristabilisca rapporti coerenti e regole chiare e nuove tra governo, partiti e deputati, perchè così è un vietnam continuo, le leggi vengono stravolte in aula in un gioco al ribasso, esempio? Le leggi di riforma dei rifiuti, quella delle province e quella dell'acqua pubblica;
2.una seria riforma dell’apparato amministrativo regionale e degli enti locali, che riqualifichi anche i processi e il personale, perchè è l'anello debolissimo della catena, esempio? La difficoltà di messa in campo di regolamenti di attuazione per ogni legge, la difficoltà non solo di programmazione ma anche di attuazione delle programmazioni nazionali, regionali, comunitarie i cui effetti si perdono nella catena delle incompetenze;
3. un sistema rigoroso e trasparente di valutazione, monitoraggio e verifica dell’attività e delle decisioni degli apparati burocratici, siamo nelle loro mani, verificarne l'azione è il minimo che possiamo pretendere, per evitare pasticci passati, recenti e futuri. Esempi? Da dove iniziamo con l'elenco? Dal Piano Giovani?

Se non si fanno queste tre cose, a chiunque si candida a Presidente della Regione o ad Assessore manco in bocca al lupo potremmmo fargli. Per quanto folle e difficile sarà la sua missione.

E infine è necessaria, ma quello dipende "solo" da cultura, educazione e coscienza individuale, la riforma di ogni testa nostra, politica o “civile”, della gente comune, quando sceglie e vota i propri rappresentanti per se stessa e non per la collettività,  per averne qualcosa in cambio personalmente e non per tutti, come dipende dal cambio di testa dei politici o dei dirigenti. Smettiamola di pensare a noi stessi e a cosa c’è “pi mmia”, o il proprio recinto, al di qua dell’uscio della propria vita. Concretamente dico che non è strada che spunta. Non più. E' esplosa una bomba e nessuno vuole accorgersene. Quando ci sono eventi drammatici ci si unisce e si costruisce per "l'insieme", per il "fuori dall'uscio", uscendo dal privato e irrompendo nel pubblico, per il tutto e non per le parti. Non regge l'individualismo cronico del siciliano e nemmeno l'individualismo liberale che tanti agitano come vessillo. E questo è un programma politico valido oggi per tutti, dalla singola persona, alsingolo gruppo, alla singola vertenza, al singolo partito. Non è retorica è serena costatazione. Come recitano i più grandi economisti contemporanei, da Sen, a Stiglitz, a Pikketty, non si esce dalla crisi se non con un serio intento comune, non individuale, contro le diseguaglianze e le povertà, in modo capace, moderno e competente però, non con vuota retorica e trionfo di incompetenze o di "ci mettu l'assessori miu, picchì? unn'è bravu? Addirittura in quota sindaci.."
Prima dovremmo stabilire a far cosa?
Di incompetenze, diseguaglianze e povertà la Sicilia è emblema europeo. Ma sarebbe il meno, essere emblema. Purtroppo di incompetenze che ricadono sugli altri, di speranze vane, di consigli sbagliati muore il futuro dei nostri figli, se restano, perchè vedono che le dinamiche son solo quelle e non il proprio merito. E dunque quelle replicano e non ricercano la propria competenza bensì l'eterna cooptazione, a prescindere da ciò che sanno o non sanno.
E vale per ogni angolo di ufficio siculo o di incarico o di selezione o di lavoro pubblico. Una mancanza di rispetto atavica nei confronto dello Stato e delle sue Istituzioni..
Se poi accade che sanno o fanno è per botta di culo o per una qualità del tutto discrezionale, non un criterio selettivo o valutativo. Assurdo e vergognosamente suicida come modus operandi. Se diamo l'idea che per i migliori non c'è spazio, e che dai migliori non è richiesto nulla nei gangli dello Stato, anzi, se ne può fare a meno, se si accetta l'idea che per chi studia e si prepara al meglio non c'è spazio, costoro, i capaci e i meritevoli, non ci pensano due volte ad andare ad essere altrove la ricchezza per altre nazioni. E noi ci attacchiamo al tram dell'eterno lamento e della deresponsabilizzazione personale quando ci imbattiamo nelle catene delle inefficienze che son la regola della Sicilia.
In realtà chiediamoci in cosa e quando abbiamo contribuito a quella catena, partecipando anche noi al meccanismo del favore. Non inceppando mai tale regola.
Io dico che tale regola è la nostra condanna e, via via accettata e mai negata, ci porta direttamente in alto, al senso di questo post. L'importanza dei no quando i sì sono distorti.

E' difficile un cambio di testa simile, perchè non lo si delega agli altri il cambio della coscienza, lo si pretende da se stessi o dai propri figli e parenti e amici, ed è dura, perchè siamo stati abituati a tutt'altro; ma di fronte a una situazione così drammatica non son le scorciatoie che ci aiuteranno, queste ci lanciano direttamente nel burrone. Qualunque altra modalità provocherà, alla lunga, desertificazione civile e reale. Magari il cambio di testa comincia dai no e dagli esempi che possiamo rappresentare agli altri. In modo sereno e quotidiano. Personalmente dico che in questo momento non mi merito di fare l'assessore e a queste condizioni, di contesto e di struttura e di premesse, non sarei capace di farlo. E non mi basta l'ammettere che molti sono stati assessori e non ne sapevano un bel nulla di quel che andavano a fare. E non mi basta l'ammettere che tutti gli assessori rispondano a logiche di parte e non di necessità collettive e dunque, o così o niente.

Col sorriso concludo, perché già immagino certi commenti, le dietrologie e le futurologie, :-) macchisene, nessuno mi chieda più se farò l’assessore, o, ad ogni elezione, la possibile candidata perenne a qualcosa, non sono disponibile per adesso, meno che mai "in quota di parte". Anche se i treni passano, facciamoli passare, qualora dovessero passare, ma in Sicilia i treni stan fermi..dunque c'è speranza. :-)
Se mi candiderò a questo o a quello, anche a consigliere di circoscrizione, sarò io a chiederlo e a dirlo, quando sarà e se sarà, pubblicamente e apertamente, al momento opportuno e voi a dirmi sì o no, il pd, o gli elettori, serenamente, in quota Sicilia.”

Mila

4 commenti:

  1. Poche sere fa ho parlato qualche istante con Raciti. Gli dicevo dello squallore ed amarezza nel leggere sui giornali i continui scambi di accuse reciproche fra Crocetta ed il PD. Gli proponevo provocatoriamente, ma non tanto, di formare il nuovo governo in diretta streaming. Un incontro in cui tutti avessero il coraggio di dire chi, perché e con quale programma volessero come assessore nei vari settori smettendola con i messaggi ipocriti in politichese.

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    1. Non è una cattiva idea....:-) ... Io sarei disponibile..non so gli altri, in effetti.

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