mercoledì 22 febbraio 2017

Il PD e Giovanni dalle Bande Nere


Vorrei una politica che parli di Politica. Non di caratteri, di rancori, di simpatie, di antipatie. Di Politica.

Il limite del linguaggio è il limite del mondo. Cosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure? Tra il permettetemi di dire e il diciamo? Tra il “nemmeno una telefonata” e il “che brutto termine la rottamazione”? Cosa rimane tra il “sei arrogante” e il “sei rancoroso”? "Sei anaffettivo"??!!Può essere questo il terreno del contendersi di una politica che politica non è? Mi verrebbe da ridere se la questione non fosse così seria. 
Il direttore de L'Unità ha dedicato, disperato dall’assenza di argomenti, basito per non volere trasformare il giornale in una rassegna di cuori infranti ed emotività offese, un numero intero alle parole delle donne su queste cinque giornate del PD. Come per dire: vediamo se le regine delle emozioni riescono a commentare l’incommentabile e a cucinare un pranzo appena commestibile. Mi viene solo da dire che meno male che il ciclo lo abbiamo le donne sennò l’umanità si sarebbe estinta, se la lucidità necessaria in questo momento è capace di produrre solo reazioni sui comportamenti personali e non propositi di direzioni politiche. 
Io, tra le righe delle donne, anche tra le mie, se avessimo dovuto commentare proprio quello, ho letto solo sbigottimento. Ciascuna di noi ha scelto di cambiare discorso, o meglio, di arrivarci al discorso eluso:  esistono dei motivi politici e non personali su cui il PD debba dividersi? La mia risposta è no. E’ una scissione? Su queste basi? L’arroganza, il rancore, la telefonata, o la data? La mia risposta è no.  Esiste il tema “il PD non è mai nato perché era la gelida somma tra DS e Margherita”? La mia risposta è no, perché io non ero né DS né Margherita. E come me tanti e tante. Il PD era, è, e doveva essere altro, e, se posso affermarlo, è altro. Coloro che si attardano a esaminarlo con quelle categorie, da dentro come protagonisti o artefici e da fuori come osservatori, falliscono le analisi quanto le azioni.  
C’è la politica in questi scampoli d’inverno? La mia risposta è no. E allora mi chiedo e vi chiedo: può essere che lo sgomento per il vuoto di soluzioni di alcuni esponenti illustri del partito democratico, poiché deve essere riempito da qualcosa per una banale legge fisica del vaso comunicante, viene riempito da ciò a cui stiamo assistendo in assenza di Politica? Schermaglie di aggettivi. E' un vuoto che non riguarda solo il PD, attenzione, ma riguarda le categorie di elaborazione delle politiche basate sui meccanismi tradizionali della tattica e della strategia, della contrapposizione politica corpo a corpo, oggi totalmente inadeguate. 
Nel film Il mestiere delle armi, sugli ultimi giorni di vita di Giovanni dalle Bande Nere, Giovanni, consapevole della scarsità delle proprie truppe, adotta una tattica basata sull'impiego di un manipolo di cavalleggeri e archibugieri a cavallo. Attacca con brevi schermaglie i vettovagliamenti degli imperiali in modo da ritardarne la marcia. Ma verrà colpito dal cannone, la nuova arma, ferito, ne morirà. I falconetti del generale von Frundsberg segnano la fine di un'epoca: il medioevo e l'età dei cavalieri e dei loro castelli sta finendo sotto i colpi dei cannoni che mettono presto fine ai lunghi assedi feudali. Il corpo a corpo lascerà il passo alle grandi guerre, con ben altre armi e difese e offese, arriverà a passi veloci il Rinascimento, fatto di luci possenti, d’arte e di pensiero, come di ombre di guerre e di veleni. 
Tu, pulzella cortese come ti avventuri a parlar di guerra e non di pace? Non lo so, le immagini della mente fanno giri strani e se ti imponi di non pensare alle liti, alle liti pensi; come il giochino del “non pensare all'elefante!” e subito l’elefante ti compare in mente. 

In queste ore miei illustri compagni di partito mi sembrano, ci sembrano simili a tanti Giovanni dalle Bande Nere, pronti a cadere metaforicamente sotto il peso dei cannoni, delle guerre più grandi, di pensieri più grandi, di problemi più grandi, di mutamenti in corso, veloci, velocissimi, che forse sanno adesso di non sapere vincere, perché non hanno armi per vincerle, mentre si attardano a caricar un superato archibugio. Armi politiche, filosofiche, epistemologiche in grado di proporre soluzione, o anche solo comprensione, mi vien da dire. Si attardano in schermaglie per ritardarne la marcia.

Invece di parlare di lavoro si parla d’arroganza. Invece di parlare di Europa si parla di telefonate. Invece di parlare di immigrazione si parla di date. Invece di parlare d'innovazione si parla di regolamenti. Invece di parlare di nuove galassie si scava il pozzo vecchio e secco ancora un po' più giù per vedere se c'è acqua chiamando gli assetati. Che già sono vicini a una sorgente. Il cannone e il falconetto.
Il limite del linguaggio: se parli e vivi di emotività sei a mani nude, hai ancora meno dell'archibugio. Forse azzecchi l'analisi ma non proponi soluzioni adeguate. Dov'è il cannone? La politica..dov'è? 

Come diceva Orwell, le azioni anche se sembrano prive di effetto non per questo risultano prive di significato. Germi dei pensieri grandi si intravedono già, a chi li vuol vedere. E nemmeno son tanto nuovi i codici. Basterebbe alzare la testa e guardare un po’ più in là dei propri piedi. 

Non guardarti i piedi ma dove li metti. Non guardare la strada, ma dove porta. Fai Politica, cazzo. Arma i cannoni. Li abbiamo già. Te lo dico sottovoce, li abbiamo già, non guardarti i piedi. Li abbiamo già. Non so se sei consapevole come Giovanni della scarsità delle tue truppe; se ti attardi anche tu in schermaglie, compagno, sei superato, sei il problema, sei eliminato.

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