lunedì 19 novembre 2012

Renzi:la proposta per la scuola dopo la Leopolda


E' uno dei punti fondanti del programma di Renzi. Una delle dieci mosse per cambiare l'Italia. La prima forse.
La proposta per la scuola del programma di Matteo Renzi dopo la Leopolda è cambiata. Diciamolo, non è che fosse il massimo, così com'era scritta prima.
La scuola è un mondo complesso in cui troppi metton mani ma pochi ne capiscono davvero, se non ne fanno parte.
Si sono presi i contributi richiesti, il programma era infatti aperto, e ne sono arrivati tanti, da persone del mondo della scuola, come della ricerca, insieme alle possibili proposte di cambiamento e sintesi.
Ci si è rimesso mano, anche grazie al contributo di tanti di noi e di tanti di voi. Ed eccola. UNa scuola che cambia in un mondo che cambia. Per migliorare.

b. Una scuola dove si impara davvero.
La scuola è il terreno sul quale si gioca il futuro del nostro Paese. Bisogna tornare
ad investire, ma farlo con modalità nuove, che mettano al centro la qualità
dell’educazione attraverso l'istruzione che diamo ai nostri figli. La scuola disegna l’identità delle nazioni e dai successi scolastici oggi si misura il grado di ricchezza di un paese nella società della conoscenza come anche la qualità della democrazia. Noi vogliamo incrementare il PIL, come attraverso il CIL (conoscenza interna lorda) con una visione di scuola punti sulle competenze chiave internazionali rimodulate però nell’ottica peculiare del genio italiano: coltivando non solo gli standards relativi all'italiano, alla matematica e alle scienze, ma anche creatività e sapienza, tipiche della cultura italiana, con mezzi innovativi e metodologie efficaci all’interno di una visione programmatica e lungimirante. Siamo già coscienti delle nostre punte di eccellenza: i migliori talenti che regaliamo al mondo provengono dalle nostre scuole, dobbiamo moltiplicarne i numeri e invertirne la rotta predisponendo logiche meritocratiche che mancano soprattutto in merito agli esiti della formazione dopo la scuola e alla collocazione nel mondo del lavoro. Si va avanti non perchè si conosce qualcuno ma perchè si conosce qualcosa. Metteremo tutti i ragazzi italiani, tutti, nessuno escluso, nelle condizioni di conoscere sempre meglio. Per questo sono necessari investimenti, indubbiamente. Ma mirati e non dispersi.
1.    Valutare. Bisogna introdurre una cultura della valutazione efficace, coordinata e condivisa. Le scuole vanno valutate prendendo come riferimento gli esempi più vincenti di valutazione dei sistemi d’istruzione (Finlandia e Corea del sud) basati sui miglioramenti dei processi oltre a quelli dei risultati, in mutua collaborazione con gli istituti universitari di ricerca educativa, ma i cui processi vengano certificati da una struttura indipendente centralizzata. L’obiettivo è superare i benchmarks di Europa2020 per l’istruzione: contenimento della dispersione scolastica entro il 10% (l’Italia è al 24%), innalzamento dei livelli cognitivi medi e raddoppiamento dei diplomati e dei laureati.  Gli istituti scolastici devono goderedi un’ampia autonomia gestionale ma di un mutuo collegamento con il mondo della ricerca educativa,  attraverso un’innovativa responsabilizzazione di tutte le parti che compongono le scuole: dai vertici (con un rinnovato recupero delle prerogative programmatorie e dirigenziali necessarie), ai docenti, che devono maturare capacità di innovazione e mutamento attraverso la ricerca metodologica e didattica continua .
2.    Valutazione sperimentale della competenza chiave “talento”. Le rilevazioni dei livelli cognitivi degli studenti nazionali e internazionali si concentrano su alcune competenze disciplinari tradizionali: italiano, matematica e scienze. Eppure il talento migliore della nostra nazione, la nostra peculiarità, ieri come oggi, si esprime nelle competenze “creative” e “innovative”: nell’arte, come nella scienza, come nell’economia. La scuola che verrà dovrà sperimentare, coltivare e valutare anche la capacità (intesa come mix di conoscenza, abilità e atteggiamento) di creare innovazione, arte e bellezza. La scuola che verrà non mortifica ma è capace di individuare e far eccellere tra i banchi in ciascun bambino, nessuno escluso, il talento in quanto tale, superando le differenze contestuali e di stato socio-.economico.
3.    Formare gli insegnanti. Deve insegnare solo chi vuole veramente insegnare e si merita di farlo.Educare è il mestiere più importante oggi nel nostro paese: non può essere un ufficio di collocamento come un altro. La classe docente va motivata riqualificandola e formandola. Per fare questo bisogna reinvestire ricerca e risorse nei processi di formazione universitaria dei docenti di domani, dotarli di competenze disciplinari come anche di specifiche conoscenze didattico-metodologiche. Vogliamo una selezione diversa per i docenti che preveda processi rigorosi, obiettivi e non discrezionali di concorso-tirocinio,certificati e valutati anch’essi. Basta con i docenti che pensano di dar tutto per scontato e acquisito appena immessi in ruolo. Il docente in servizio immesso in ruolo continua comunque un’attività di ricerca e formazione universitaria, che si sostanzia in progetti applicati nell’insegnamento e in pubblicazioni scientifiche,per tessere legami necessari tra la docenza e la ricerca educativa e i cui esiti devono contribuire alla valutazione dei docenti e alle progressioni di carriera; tale aggiornamento sia annuale, obbligatorio e accompagnato da certificazione di raggiungimento degli standards scientifici. L’aggiornamento riguarderà discipline come le metodologie didattiche e psicopedagogiche, l’innovazione dei linguaggi, l’innovazione dei processi di valutazione e autovalutazione e lo studio delle specificità relazionali in merito a bisogni educativi speciali. Quest’aggiornamento, i cui esiti dovranno essere valutati e monitorati, rientra in un nuovo modello di scuola “viva e in cambiamento”, aderente alla società mutante, basata sull’upgrade metodologico e didattico della ricerca educativa, che comprenda e potenzi l’utilizzo delle nuove tecnologie e degli ambienti didattici digitali e multimediali, all’interno di un globale disegno pedagogico.
4.    Adeguamento e innovazione dell’edilizia scolastica basato su innovazione sostenibile, compatibilità energico-ambientale e upgrade tecnologico e spaziale;
5.    Tripla strategia di interventi e incentivi per i miglioramenti di processi e esiti negli istituti scolastici mirati: a. recuperare gli insuccessi e le lacune dei ragazzi deboli; b. contenere la dispersione con progetti longitudinali, continui e integrati dall’asilo alle medie investendo forze speciali nel primo ciclo dell’istruzione; c. incentivazione delle eccellenze;
6.    Incentivi ai dirigenti scolastici e agli insegnanti basati sulla valutazione degli indici di miglioramento dei processi scolastici e sui livelli di aggiornamento. 

giovedì 27 settembre 2012

P-Residente della Sicilia: al posto di Fava una donna.



“Cavillo procedurale”. Quello che costringe Fava a ritirare la candidatura a Presidente della Regione Sicilia. Anche se, più che di cavillo, di legge trattasi. Di requisiti basilari. Come quando si accede a un concorso. E ben lo sanno tutti i giovani laureati esclusi dal concorso Profumo che doveva immettere i giovani nelle scuole. Non lo potranno fare anche loro per un cavillo, che non è un cavillo. E’ una regola Un requisito.
Va da sé che i bandi si studiano e che le regole si rispettano.
Doveva essere residente da almeno 45 giorni in Sicilia per candidarsi. Ci ha pensato troppo tardi a chiedere il cambio.

Non sono complotti le regole, specie quando stavano già là da prima. Possono confutarsi, certo, possono definirsi stronzate, certo, prima durante e dopo.
Questa della residenza e una regola e tutti sappiamo che sulle procedure si vive o si muore in Italia.
Diceva la mia mitica ex preside: “Un virgola vi salverà o vi ucciderà. State attenti alle carte ragazzi, le carte innanzitutto”.
Quelle "carte" che né Fava,( e vabbè, transit che non lo sapesse lui), né il suo staff (e qua non transit affatto) hanno mostrato di conoscere.

Ma se non conosci “le carte” come fai a candidarti a governare una Regione come la Sicilia? Se non le conoscono quelli che ti stanno attorno? Non è che tutto rischia di diventare un’astrazione? E se caliamo tutto ciò negli intoppi che necessariamente la politica e il governare ci impongono? 
Astrazioni e distrazioni non fanno rima con governo. Amministrare è ben altro che fare riflessioni o disegnare visioni. Certo quelle ci vogliono, ma se rimangono visioni non è politica.
Come insegnare è ben altro che "conoscere la materia".
Ci vuole il mestiere. La pratica. La carta.

Detto ciò, ogni crisi è un’occasione, dice il saggio.

E dunque, arriva come un meraviglioso meteorite la scelta di chi sostituirà Fava.
Giovanna Marano, presidente della Fiom Cgil Sicilia. La negazione di ogni astrazione. 
Lontanissima dagli intellettualismi di tanta sinistra radicale.
Il legame con la terra, col lavoro, coi problemi.  Usa a mediare, a studiar carte e cavilli come anche a macinare polvere per la gente e tra la gente. 
Un'accusa che spesso hanno fatto a Fava: preparatissimo, coltissimo, ma lontano dal territorio, dalle persone, naturalmente "antipatico" perchè sentito poco vicino dal popolo. Checché ne dicano gli appelli degli intellettuali, la sinistra è del popolo. Come anche qualunque competizione elettorale.

Giovanna Marano è stata attiva nella difficilissima questione della Fiat di Termini.
Noi la conosciamo di fama e di azione. Ci piace. Una donna di azione e di sostanza.
Finalmente qualcuno che ci convince a fondo. 

Non vincerà, ne siamo certi. Ma è lei quella che vorremmo per un mondo diverso.  

da un discorso di Giovanna Marano a Termini Imerese:

“Per uscire dalla crisi, la Sicilia ha bisogno di un intervento straordinario che il governo regionale non ha ancora nemmeno annunciato. Serve una prospettiva industriale vera, forte, esigibile e duratura. 
Rivendichiamo la garanzia della saturazione degli occupati di oggi, della Fiat e dell’ indotto; la garanzia di un distretto produttivo che sappia fare sistema con il territorio e la garanzia di un futuro produttivo per i giovani che qui vivono e qui vogliono rimanere. 
Riducendo i diritti dei metalmeccanici si ruba loro la dignità e l’integrità morale. 
I no della Proposta Mirafiori servono a risvegliare il grigio torpore etico in cui versa la grande maggioranza del Paese. Vogliamo che il modello sociale italiano metta al centro il lavoro, i diritti e le libertà costituzionali”.

mercoledì 26 settembre 2012

COME E' POTUTO ACCADERE? Scherzetto o Schiaffetto?Sulle offese nei social network

Noto come sempre più frequente sui sociale network l'uso di violenza, prepotenza, mancanza di rispetto verso chi non la pensa esattamente allo stesso modo ammantata dalla scusante frequente "ma dai, era una battuta! Te la devo spiegare?". 
Come se l'ironia fosse ormai il valore supremo a cui tutti sottostanno e dunque, dentro ci puoi infilare qual
unque cosa perchè "è ironico, dai".
E' capitato a ciascuno di noi di ritrovarci incagliati in una discussione i cui toni trascendono subito e tutti vediamo la massa di immagini offensive e pesanti che girano verso chiunque.
Secondo me non è affatto una battuta, non c'è ironia che tenga, anche la più "geniale", quando essa offende, denigra, dileggia gli altri per come sono o per quello che pensano. Quando si attacca la persona per ciò che pensa o è.

Quando l'obiettivo non è l'ironia, il gusto dell'umorismo bensì l' offendere, il denigrare e il dileggiare un pensiero diverso dal nostro oppure ci si scaglia direttamente contro un proprio simile per annientarlo. Per un pensiero politico diverso, per una posizione diversa, per qualunque cosa non combaci esattamente e al millimetro con la propria.
Accade troppo spesso su facebook o su twitter, come segnale evidente che accade ovunque. In modo pesante, con linguaggio oltraggioso, spesso inneggiante chiaramente alla violenza.

E non è "libertà di espressione", no. E' qualcosa di più pericoloso: è violenza.
Mi spiace io non ci sto e non la mando giù. Non siamo tutti diventati stupidi all'improvviso da non capirlo, no. Conosciamo benissimo, per buon senso proprio, il confine tra l'ironia e la cattiveria gratuita, cercata e voluta. Siamo diventati cattivi e vogliamo farcene una ragione.
Ci sono frasi, fotomontaggi, immagini fatte per offendere chiaramente e spudoratamente, non per sorriderci su, ma per colpire.
Spesso e' prepotenza, è intolleranza, è incapacità di argomentare con giudizio. E' incapacità e rifiuto di incontrarsi a metà strada. E' incapacità di fare comunità.
Diceva Orwell che la vera libertà di espressione è poter dire ciò che nessuno vorrebbe sentir dire. Oggi è il contrario, sembrerebbe che la vera libertà sia il ripetere ciò che ciascuno dice senza nessuna minima sbavatura. Sennò parte l'attacco.

Non esiste un pensiero unico, il proprio, sulle cose. Esiste un pensiero universale che è la somma dei mille pensieri sacrosantamente diversi di ciascuno e va difeso, connfutato certo, se non ci trova d'accorso, ma non dileggiato o sfottuto, meno che mai attaccato.
Sempre, anche quando va in senso opposto al nostro. Oggi si è incapaci di confutare i pensieri e dunque si confutano le persone.Attenzione: con ironia però, e giù con le peggiori cose, con un accanimento e una violenza estremi. "ah..allora..cambia tutto". Manco per niente.
 E' come ammettere che qualunque pensiero diverso dal proprio fosse contro, fragilissimi nel non saper opporre a ragionamento ragionamento, a idea idea, a posizione posizione.
Non si è capaci di capire che un pensiero diverso può arricchirci, fosse anche solo nel confronto e nel rafforzamento pacato, malati di autrofia autoreferenziale e chi non ci piace, o convince appare come minaccia da ridicolizzare, da minimizzare, da attaccare. 

Non è grandiosa l'idea che sottende.E' una resa, è una regressione sociale.

Si cerca di "eliminare" l'argomentatore perchè non si hanno armi logiche per entrare nel merito degli argomenti e attenersi a quelli senza spostarsi al dileggio della persona che li propone; non interessa a nessuno trovare sintesi, perchè non c'è più voglia di confronto ma solo di conflitto e sempre in forma autodifensiva o all'attacco. Soccombe chi non sta al gioco dell'ironico massacro. Chi non accetta l'offesa e controrilancia al peggio. E tutti giù a ridere. Ridere di cosa, di grazia? Delle persone?

Ho visto un fotomontaggio con un'immagine di una presentatrice televisiva dichiaratamente "di destra" con sotto la scritta "fracchiamola a mazzate" e tutti giù a commentare entusiasti.Gente sedicente "di sinistra" che ride alla parola "fracchiata di legnate" erano decenni che non se ne vedeva. Un tempo i picchiatori eran di destra. Beh, udite udite, ce li abbiamo pure a sinistra. Adesso ci sono anche loro e son tanti. 

E all'unico commento "state attenti, non è carino" (eufemismo) giù con la lenzuolata delle reazioni. "ma dai, si fa per ridere..." "ma io sono libero di dire quello che voglio".

Beh no.
Offendere, al di là del fatto che sia un reato (Art.3 della Costituzione, visto che l'amiamo tutti in astratto ma poi nei fatti la ignoriamo e la oltraggiamo), è un atto di mancanza di rispetto. C'è la legge, ma c'è anche l'etica. E siamo senza nè legge nè etica condivisa a quanto pare, con buona pace poi delle indignazioni verso i Batman di turno. A me viene il sospetto quasi quasi di un'invidia sotterranea degli indignati, il sospetto che, trovandosi al posto di Batman non avrebbero avuto il benché minimo dubbio nel rubare. Magari con la certezza del: io sono libero di rubare se lo han fatto loro. E' questo travisamento della libertà individuale a sconvolgermi. Questo tracimamento ironico nel campo altrui senza nessuna remora e senza nessuno scrupolo che mi dà da pensare. E riguarda ogni cosa e troppi.

E' bene rendersene conto perché troppi non lo capiscono più.
L'Olocausto, lo ricordo a chiunque, iniziò con una "battuta". 



Intelligenti pauca. Gli stupidi continuino.
Per quel che mi riguarda mi oppongo e dico "restiamo umani": con buon senso, con giudizio e con pacatezza. L'asticella dell'attenzione sul rispetto e sulla solidarietà teniamola sempre altissima perchè è così che poi "le cose accadono" e si arriva a giustificare il peggio.

mercoledì 29 agosto 2012

Elezioni siciliane: il male minore



Comincio a sentirla in giro questa formula.
E, pur riconoscendone logicità, comincio a vedere sulla mia pelle segni di orticaria.
Al di là della pantomina del "candidato migliore" ( quello che non c'è ).
Del panegirico di quello che c'è (che comunque per un motivo o per un altro non ci convince affatto).
Perchè quelli che ci stan, non me ne abbiano, singolarmente son brave persone, ma lo spettacolo e il livello del conflitto è parossistico.
Al di là dello schieramento napoleonico delle grandi manovre, che poi sono piccolissime, di alleanze, strategie, tattiche, somme, divisioni e sottrazioni.
Al di là del realismo politico, che è diventato così sordo e ripiegato solo sulle questioni interne a partiti, esponenti e tattiche da divenire incomprensibile ai più. Mentre i protagonisti, che la sanno lunghissima, furbamente muovono la testa, "ma no, dai, fidati di me che la so più lunga, la politica è questa, bisogna essere realisti sennò non andiamo da nessuna parte, sennò non vinciamo".
E più li ascoltiamo più vorremmo far capire che non di realismo si tratta ma di surrealismo allo stato puro. Manco di iperrealismo. Surrealismo che sfocia nel grottesco. Senza presupposti, senza regole, senza dibattito che non sia un post dibattito o una presa d'atto. Vorremmo far capire che già hanno perso. "Ma no, sei solo tu che ti metti di traverso, così, finalmente, vinceremo".
Vinceremo cosa? Per fare che? Per farlo come? E con chi?
Ma, al di là di ogni ragionamento: no, il meno peggio no.  Il meno peggio per vincere e per essere io stessa "voto utile" che si fa dannoso.
Non ti fare fottere col male minore, Mila. Non ci facciamo fottere.
Come in passato (nostra culpa e ce lo diciamo allo specchio e ci sputiamo pure senza che arrivi il primo "uomo pio" per strada a farlo), quando abbiamo intuito che la "quadra" non ci appartiene, nemmeno in buona fede,
 e che siamo troppo tondi per morir quadri.
Noi che la sappiamo più corta degli altri perché lunga non ci piace.
Noi che siamo quelli che a votare ci vanno sempre e comunque.
Noi che comunque ci siamo per strada e non a casa.
Che lo sappiamo che non sono tutti uguali per il semplice dato che NOI non siamo tutti uguali.
Prima di decidere, di scegliere di valutare.
Prima di quel giorno riflettiamo per bene e non facciamoci fottere.
Scegliamo. Pensiamo e scegliamo. Non il "meno peggio" e non il "male minore".
Non quello che c'è convenuto a noi ma quello che conviene a tutti.

 “Chi sceglie il male minore dimentica rapidamente di aver scelto a favore di un male” (Hannah Arendt).

Roberto (Alajmo), Roberta (Torre): grazie.

martedì 21 agosto 2012

"Gli evasori sono ladri,non furbi" Monti, suvvia..

Finalmente sono d'accordo con Mario Monti.
Quanno ce vò ce vò. 

Così ha parlato infatti il premier:
"quando l’argomento è la lotta all’evasione fiscale, chi non paga le tasse viene bollato come “furbo”. Questo appellativo non è molto gradito al presidente del Consiglio, Mario Monti, che ha suggerito ai dirigenti Rai di definire gli evasori fiscali come “ladri” e non “furbi”."http://www.cinetivu.com/il-blob-dei-blog/tg-rai-mario-monti-gli-evasori-fiscali-sono-ladri-non-furbi/ )


Bene mi piace. Ci sto.Applauso.

Poi però..faccio zapping in rete e.. :

"Il Ministro Corrado Passera è indagato per frode fiscale." 30 giugno 2012.(Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/la-nota-politica-dei-ventenni/il-ministro-corrado-passera-e-indagato-frode-fiscale-la-stampa-f#ixzz24AgEdkGr )

Certo, anche solo l'idea del sospetto, altrove (sempre altrove..qua no, mai),  li fa dimettere a vita. 
Qua, niente niente, Passera ce lo propongono al posto di Monti.
E' solo indagato, lui è "sereno" e noi siamo garantisti. 

Però, a doverla spiegare in classe ai miei alunni, quelli concluderebbero la mia spiegazione con un solo, grande, enorme, colossale pernacchio. 

"Proessorè, lui è sereno, certuni sunnu furbi, certi autri latri e vautri siti i fissa".

C'è bisogno di tradurla?

venerdì 17 agosto 2012

La nuova legge elettorale?

Intanto la premessa è: se impiegano un anno a non decidere come cambiarla (dopo referendum, proclami, digiuni, propositi) quanto tempo impiegherebbero a decidere su provvedimenti utili al governo del paese?

Svolgimento del tema: qualunque sia la decisione, qualora arrivasse, quello che abbiamo chiaro e marchiato a lettere cubitali è che tale legge non verrà scritta e formulata nell'interesse del paese e degli elettori, per andare incontro ai loro desideri e alle loro esigenze di rappresentanza democratica, no.
Qualunque legge verrà fuori rappresenterà, ripeto è chiarissimo, l'interesse personale di parte, cioè la propria salvaguardia, quella di coloro che in questo istante sono dentro il Parlamento a rappresentare se stessi e le proprie parti. Certo non il paese.

Alla faccia di qualunque principio o ragionamento sull' "interesse generale della popolazione e della nazione".

E cioè, a voler riassumere il tenore delle discussioni che traspaiono: nessun  rinnovamento per carità, limitare i danni e i pericoli di rinnovamento e di "destituzione" delle cariatidi che infestano da decenni la politica italiana, con gli effetti che tutti viviamo ogni giorno sulla nostra pelle e salvaguardia del principio italico "tengo esperienza, tengo famiglia e io sì che lo so fare meglio". Contro ogni palese contraddizione dei fatti: nessuno ha mai fatto peggio e nessuno ha inanellato una serie di fallimenti tali e tanti come coloro che da più anni si aggrappano agli scranni.
Definizione di arroganza? Questa.

A sto punto: meglio non facciano nulla.
Stiano buonini e fermi. Contrattino persino col Signore l'ultimo giorno su questa terra, ops, su quella poltrona.

Detestano Grillo perchè qualunquista, demagogo e tutte le altre cose che conosciamo perfettamente?
Ok.
Ma non ci conducano a pensare che, a questo punto, Grillo sia persino meglio di questi vecchi acidi e portatori di fallimenti epocali, tranne il garantirsi il proprio (lavoro, pensione, figli, privilegi..e tutto l'armamentario del privilegio).
Se non si mettono a fare Politica dimenticandosi dei fattacci loro verranno semplicemente cancellati.
Non per cattiveria e nemmeno per qualunquismo ma perché i propri conti se li san fare tutti. E se non sanno produrre nemmeno una legge elettorale che sia in linea col sentire del paese, figuriamoci il resto. Il paese, che scemo non è, pazzo non è, e affamato è, vota altro. Sceglie altro.
Senza cattiveria, attenzione. Ma per pura legge di sopravvivenza.

giovedì 16 agosto 2012

SIAMO TUTTE PUSSY RIOT

Il coraggio.
La libertà.
La dissidenza.
La sfrontatezza.
L'essere soggetto sessuale.
Essere belle non è un obbligo, è la mia volontà.
Essere brutte non è una condanna, è la mia volontà.
Su di me conta ciò che voglio io, non  quello che vuoi tu.
Ciò che penso io, non quello che pensi tu.
Quello che decido io, non quello che decidi tu.
Ricordatelo, stampatelo, marchiatelo.

Tutto è iniziato da lì.
Essere donne e basta. Il miracolo del mondo.
Portatrici sane di desiderio.
di sesso, di parola, di intelligenza, di azione, di vita,
di LIBERTA'.

Noi lo sappiamo fare e lo facciamo.
Fottiti maschio se non lo capisci.
Fottiti femmina se non lo hai compreso.
Fottiti politica se non sai reggere tutto ciò e rimani indietro.
Fottiti mondo e bruciaci.
Tanto vinciamo sempre noi.

Siamo la vera rivoluzione.
Al di là dell'ipocrisia della "dolcezza", della "pazienza" e della "dignità".
Siamo tutte Pussy Riot,
avete le palle per reggerci il gioco?
Decisamente no.

Le Pussy Riot rischiano 7 anni di carcere per dissidenza al regime di Putin.
Venerdì 17 il verdetto.

Ecco le dichiarazioni conclusive
fatte al processo dalle tre
componenti delle Pussy Riot
tradotte in italiano dallo scrittore
Christian Raimo e pubblicate sul blog
Minima & Moralia – Minimum Fax.
Stanno facendo il giro del mondo come uno dei testi dissidenti migliori mai pronunciati.
Nadezhda Tolokonnikova

Se la guardiamo nel suo complesso, a essere sotto processo qui non sono tre membri delle Pussy Riot. Se così fosse, questo evento sarebbe difficilmente significativo. Si tratta di un processo a tutto il sistema politico della Federazione Russa, che, per sua grande sfortuna, gode continuando a esercitare la sua oppressione verso l’individuo, la sua indifferenza verso l’onore e la dignità umana, ripetendo tutti i peggiori momenti della storia russa. Con mio profondo rammarico, queste misere scuse per un processo giudiziario si avvicinano a quelle delle troike staliniane. Anche noi abbiamo solo un magistrato inquirente, un giudice e un procuratore. Inoltre, questo atto repressivo è eseguito sulla base di ordini politici dall’alto che dettano per intero parole, atti e decisioni di queste tre figure giudiziarie.

Cosa c’era dietro la nostra performance nella Cattedrale di Cristo il Salvatore e il successivo processo? Niente di diverso dal sistema politico autocratico. Le performances delle Pussy Riot possono essere considerate arte dissidente o azione politica che impiega forme d’arte. In entrambi i casi, le nostre performance sono un tipo di attività civica che si muovono contro le repressioni di un sistema industrial-politico che dirige il suo potere contro i diritti umani fondamentali e le libertà civili e politiche. I giovani che sono stati oppressi dall’eliminazione sistematica delle libertà si sono rivoltati contro lo Stato. Eravamo alla ricerca di sincerità e semplicità, e abbiamo trovato queste qualità nell’yurodstvo [la follia santa] del punk.

Passione, totale onestà e ingenuità sono superiori all’ipocrisia, la menzogna e la falsa modestia, che sono usati per nascondere il crimine. Le figure principali cosiddetti del nostro Stato presentano nella Cattedrale le facce rassicuranti, ma sanno che il loro peccato è superiore al nostro.

Abbiamo costruito delle performance punk politiche in risposta ad un governo che è pieno di rigidità, reticenza, e strutture gerarchiche castali. È così chiaramente servile nei confronti dei miseri interessi delle multinazionali, che ci fa male solo respirare l’aria russa. Ci opponiamo categoricamente alle seguenti storture, in un modo che ci costringe ad agire e vivere politicamente:

- l’uso di metodi coercitivi per la regolamentazione dei processi sociali; una situazione in cui le più importanti istituzioni politiche sono strutture disciplinari dello Stato: gli organi di sicurezza (esercito, polizia e servizi segreti), e i relativi strumenti per garantire la “stabilità” politica (carceri, detenzione preventiva, tutti i meccanismi di stretto controllo sulla cittadinanza);

- l’imposizione di passività civile tra la maggioranza della popolazione,

- il dominio completo del potere esecutivo sul legislativo e giudiziario.

Inoltre, siamo profondamente frustrati dalla mancanza scandalosa di cultura politica, che si rpesenta come il risultato della paura e che viene mantenuta grazie agli sforzi coscienti del governo e dei suoi servi (Patriarca Kirill: “I cristiani ortodossi non frequentano i raduni”); la scandalosa debolezza dei legami orizzontali all’interno della società.

Non ci piace che lo stato dell’opinione pubblica così facilmente manipolato attraverso il suo stretto controllo sulla maggioranza dei media (un esempio particolarmente evidente di questa manipolazione è la campagna senza precedenti insolente e distorta contro le Pussy Riot apparsa praticamente in ogni luogo mediatico russo) .

Nonostante il fatto che ci troviamo in una situazione sostanzialmente autoritaria, che viviamo sotto un regime autoritario, vedo questo sistema disfarsi di fronte a tre membri delle Pussy Riot. Quello che il sistema aveva previsto non si è verificato, la Russia non ci condanna. E ogni giorno che passa, sempre più persone credono in noi e pensano che dovremmo essere libere, e non dietro le sbarre.

Vedo questo le persone nelle che incontro. Mi capita di incontrare persone che lavorano per il sistema, nelle sue istituzioni, incontro persone che sono in carcere. Ogni giorno, mi capita di incontrare i nostri sostenitori che ci augurano fortuna e, soprattutto, la libertà. Dicono che quello che abbiamo fatto è giustificato. Sempre più persone ci dicono che seppure avevano dubbi sul fatto che avevamo il diritto di fare quello che abbiamo fatto, ogni giorno che passa si rendono conto che il tempo ha dimostrato come il nostro gesto politico fosse nel giusto, che abbiamo aperto le ferite di questo sistema politico, e abbiamo colpito direttamente al nido di vespe…

Queste persone cercano di alleviare le nostre sofferenze per quanto possibile, e gli siamo molto grati. Siamo anche grati a tutti coloro che parlano in nostro favore fuori di qui. Ci sono molti sostenitori, e lo sappiamo. So che un gran numero di cristiani ortodossi parlano a nostro nome, quelli che si riuniscono presso la corte per esempio. Essi pregano per noi, pregano per i membri incarcerati delle Pussy Riot. Abbiamo visto i libretti piccoli delle Chiesa Ortodossa contenenti preghiere per i carcerati. Questo solo fatto dimostra che non esiste un unico, gruppo unito di credenti ortodossi, come il pubblico ministero vorrebbe dimostrare. Questo gruppo unito non esiste. Oggi, i credenti sempre più si stanno spostando in difesa delle Pussy Riot. Non pensano che ciò che abbiamo fatto ci faccia meritare un periodo di cinque mesi in un centro di detenzione preventiva, per non parlare dei tre anni di carcere, come il pubblico ministero ha chiesto.

Ogni giorno, la gente capisce che se il sistema sta attaccando tre giovani donne che si sono esibite nella Cattedrale di Cristo Salvatore per trenta secondi con tale veemenza, significa solo che questo sistema teme la verità, la sincerità e la schiettezza che rappresentiamo. Non abbiamo mai usato strategie nel corso del processo. Nel frattempo, i nostri avversari hanno fatto il pieno di strategie, e le persone se ne rendono conto. Infatti, la verità ha una ontologica, esistenziale superiorità sull’inganno, e questo è scritto nella Bibbia, in particolare nell’Antico Testamento.

I sentieri della verità trionferanno sempre sopra le vie della furbizia, dell’astuzia e dell’inganno. Ogni giorno, la verità si farà più vittorioso, nonostante il fatto che rimaniamo dietro le sbarre e probabilmente sarà così per un lungo periodo.

Ieri, Madonna si è presentata a Mosca con “Pussy Riot” scritto sulla schiena. Sempre più persone vedono che siamo tenute qui illegalmente, con falsi pretesti. Tutto ciò mi elettrizza. Mi elettrizza che la verità possa davvero trionfare sull’inganno. Nonostante il fatto che siamo fisicamente qui, siamo più libere di tutti coloro che siedono di fronte a noi dalla parte della procura. Possiamo dire tutto quello che vogliamo e diciamo tutto quello che vogliamo. L’accusa può solo dire quello che le è consentito dalla censura politica. Non possono dire “preghiera punk”, “Madonna, spazza via Putin”, non possono pronunciare una sola riga della nostra preghiera punk che parla del sistema politico.

Forse pensano che sarebbe bene metterci in prigione perché parliamo contro Putin e il suo regime. Ma non dicono questo, perché non sono autorizzati a farlo. Le loro bocche sono cucite. Purtroppo, sono solo qui come manichini. Ma spero che se ne rendano conto e, infine, proseguano sulla via della libertà, della verità e della incerità, perché questo percorso è superiore al percorso dell’indifferenza, della falsa modestia e dell’ipocrisia. L’indifferenza e la ricerca della verità sono sempre opposti, e in questo caso, nel corso di questo processo, che vediamo da una parte le persone che cercano di conoscere la verità, e dall’altra le persone che cercano di camuffarla.

Un essere umano è una creatura che è sempre in errore, non è mai perfetto. Può cercare la saggezza, ma non la può possedere, questo è il motivo per cui è nata la filosofia. Questo è il motivo per il filosofo è colui che ama la sapienza e la anela, ma non la possiede. Questo è ciò che spinge in ultima analisi, un essere umano ad agire, di pensare e di vivere in un certo modo. Era la nostra ricerca della verità che ci ha portato alla Cattedrale di Cristo Salvatore. Penso che il cristianesimo, come ho capito studiando l’Antico e il Nuovo Testamento in particolare, chiede la ricerca della verità e un continuo superamento di se stessi, il superamento di ciò che eri prima. Non è stato vano per Cristo quando era tra le prostitute, dichiarare che quelli che vacillano dovrebbero essere aiutati, “io li perdono”, ha detto. Non vedo quest’atteggiamento nel nostro processo, che si svolge sotto la bandiera del cristianesimo. Invece, mi sembra che la procura stia calpestando la religione.

Gli avvocati delle ufficiali “parti lese” li stanno abbandonando, è così che lo interpretano. Due giorni fa, uno degli avvocati della “parte lesa, Alexei Taratukhin, fatto un discorso in cui ha insistito sul fatto che dovrebbe essere chiaro che in nessun caso qualcuno dovrebbe presumere che l’avvocato è d’accordo con le parti che rappresenta. In altre parole, l’avvocato si trova in una posizione eticamente scomoda e non vuole stare per le persone che cercano di imprigionare le Pussy Riot. Non so perché vogliono metterci in prigione. Forse ne hanno il diritto, ma voglio sottolineare che il loro avvocato sembra vergognarsi. Forse è stata colpito da persone che gridavano “Boia! Vergogna su di voi!”. Voglio acnora sottolineare come la verità e il bene trionfino sempre sul inganno e malizia. E sembra anche a me che gli avvocati dell’accusa siano stati influenzati da un potere superiore, perché di volta in volta, si impicciano e ci chiamano “parte lesa.” Quasi tutti i legali hanno accidentalmente detto questo, e anche l’avvocato penale Larisa Pavlova, che è molto negativamente disposta verso di noi, sembra tuttavia essere mossa da una forza superiore, quando si riferisce a noi come “parte lesa.” Lei non parla di quelli che lei rappresenta, ma di noi.

Non voglio etichettare nessuno. Mi sembra che non ci sono vincitori, o vinti, o vittime o imputati qui. Tutti abbiamo semplicemente bisogno di confrontarci l’un l’altro, e stabilire un dialogo per cercare insieme la verità. Insieme, possiamo cercare la saggezza ed essere filosofi, invece di stigmatizzare le persone e etichettarle. Questa è l’ultima cosa che una persona dovrebbe fare. Cristo stesso lo ha condannato. Con questo processo il sistema ci sta violentando. Chi avrebbe mai pensato che lo Stato possa ancora oggi commettere un male assolutamente immotivato? Chi avrebbe potuto immaginare che la storia, il Grande Terrore staliano, potesse non essere riuscito a insegnarci qualcosa? I metodi da inquisizione medievale che regnano in applicazione della legge e dei sistemi giudiziari del nostro paese, la Federazione russa, sono sufficienti a farvi piangere. Ma dal momento del nostro arresto, abbiamo smesso di piangere. Abbiamo perso la nostra capacità di piangere. Avevamo gridato disperatamente ai nostri concerti punk. Con tutte le nostre forze, abbiamo denunciato l’illegalità delle autorità, degli organi direttivi. Ma ora, le nostre voci sono stati portate via. Ce le hanno prese il 3 marzo 2012, quando sono stati arrestati. Il giorno seguente, le nostre voci i nostri voti sono stati rubati rispetto alle cosiddette elezioni.

Durante tutto il processo, la gente ha rifiutato di ascoltarci. Ascoltarci significherebbe essere ricettivi verso ciò che diciamo, essere riflessivi, tendere verso la saggezza, essere filosofi. Credo che ogni persona dovrebbe sforzarsi in questo, e non solo quelli che hanno studiato in un dipartimento di filosofia. Un’istruzione formale non significa nulla, anche se l’avvocato Pavlova tenta costantemente di rimproverare la nostra mancanza di educazione. Crediamo che la cosa più importante sia lottare, lottare per la conoscenza e la saggezza. Questo è un obiettivo che una persona può raggiungere in modo indipendente, fuori dalle mura di un istituto scolastico. Regalia e gradi scolastici non significano nulla. Una persona può possedere una grande quantità di conoscenze, ma non essere un essere umano. Pitagora sosteneva che una conoscenza approfondita non significa saggezza. Purtroppo, noi siamo qui proprio per dimostrarlo. Siamo qui solo come decorazioni, come elementi inanimati, corpi semplici che sono stati trasportati in un aula. Quando le nostre azioni, dopo molti giorni di richieste, di trattative e di lotte non ricevono alcuna considerazione, vengono sempre negato. Purtroppo per noi e per il nostro paese, il giudice sente un procuratore che distorce continuamente le nostre parole e le nostre dichiarazioni impunemente, neutralizzandole. Il principio fondamentale del contraddittorio del sistema giuridico è apertamente violato.

Il 30 luglio, il primo giorno del processo, abbiamo presentato la nostra reazione alle accuse dei pubblici ministeri. Da lì in poi, il giudice ci ha categoricamente negato il diritto di parlare, ed i nostri testi scritti sono stati letti ad alta voce dal nostro difensore, Violetta Volkova. Per noi, questa è stata la prima occasione per esprimerci dopo cinque mesi di prigionia. Fino ad allora eravamo recluse, confinate, non potevamo fare nulla, non potevamo scrivere appelli, non possiamo filamre ciò che sta accadendo intorno a noi, non abbiamo Internet, il nostro avvocato non può nemmenoportarci le carte perché anche quello è vietato. Il 30 luglio abbiamo parlato apertamente per la prima volta, abbiamo chiamato per cercare un confronto e facilitare il dialogo, non abbiamo cercato la contrapposizione. Abbiamo teso le nostre mani verso le persone che, per qualche ragione, ci considerano i loro nemici, e loro hanno sputato sulle nostre mani aperte. “Non siete sinceri”, ci hanno detto a noi. Peccato. Non giudicateci in base ai vostri parametrai di comportamento. Abbiamo parlato con sincerità, come facciamo sempre, abbiamo detto quello che pensavamo. Siamo stati incredibilmente infantili, ingenue nella nostra verità, ma comunque non ci pentiamo delle le nostre parole, comprese le nostre parole che abbiamo pronunciato quel giorno.

Ed essendo stato diffamate, non vogliamo diffamare altri per ripicca. Siamo in circostanze disperate, ma non disperiamo. Siamo perseguitate, ma non siamo state abbandonate. È facile degradare e distruggere le persone che sono sincere, ma “Quando sono debole, è allora che sono forte”.

Ascoltate le nostre parole e non quello che Arkady Mamontov [giornalista televisivo pro-Putin] dice di noi. Non distorcete e falsificate ciò che diciamo. Permetteteci di entrare in dialogo con voi, in contatto con questo paese, che è anche il nostro paese e non solo la terra di Putin e del Patriarca. Proprio come Solzhenitsyn, credo che alla fine la parola romperà il cemento. Solzhenitsyn ha scritto: “Così, la parola è più essenziale del cemento. Così, la parola non è un niente piccola. In questo modo, le persone nobili cominciano a crescere, e la loro parola romperà il cemento”. [Solzhenitsyn, Il primo cerchio]

Katya, Masha e io potremmo essere in prigione, ma non ci ritengo sconfitte. Proprio come i dissidenti non sono stati sconfitti, anche se sono scomparsi nei manicomi e nelle prigioni hanno pronunciato il loro verdetto sul regime. L’arte di creare l’immagine di un’epoca non conosce vincitori né vinti. È stato lo stesso con i poeti OBERIU, rimasti artisti fino alla fine, inspiegabili e incomprensibili. Massacrati nelle purghe nel 1937, Alexander Vvedensky scrisse: “L’incomprensibile ci piace, l’inspiegabile è nostro amico.” Secondo il certificato di morte ufficiale, Aleksandr Vvedensky morì il 20 dicembre 1941. Nessuno conosce la causa della morte. Avrebbe potuto essere la dissenteria in treno sulla strada per i campi, ma potrebbe essere stato il proiettile di una guardia. La morte l’ha colpito da qualche parte sulla ferrovia tra Voronezh e Kazan.

Le Pussy Riot sono allieve e eredi di Vvedensky. Il suo principio della rima cattiva è ancora a noi caro. Ha scritto: “Di tanto in tanto, penso a due rime diverse, una buona e una cattiva, e ho sempre scelto quello cattiva perché è sempre quella giusta”.

“L’inspiegabile è il nostro amico”: le opere elitarie e raffinate dei poeti OBERIU e la loro ricerca di riflessione sui limiti del significato hanno trovato un’incarnazione quando hanno pagato con la lore vite, che sono state eliminate senza senso dal Grande Terrore. Pagando con la vita, questi poeti hanno involontariamente dimostrato che avevano ragione a considerare l’irrazionalità e insensatezza i nervi della loro epoca. In questo modo, il patrimonio artistico è diventato un fatto storico. Il prezzo di partecipazione alla creazione della storia è incommensurabilmente grande per l’individuo. Ma l’essenza dell’esistenza umana sta proprio in questa partecipazione. Essere un mendicante, ma arricchire gli altri. Non avere niente, ma possedere tutto. Si pensa che i dissidenti OBERIU siano morti, ma sono vivi. Sono stati massacrati, ma non sono morti.

Vi ricordate perchè il giovane Dostoevskij è stato condannato a morte? Tutta la sua colpa consisteva nel fatto che era affascinato dalle teorie socialiste, e durante le riunioni di liberi pensatori e amici – che si è riunito venerdì nell’appartamento di [Mikhail] Petrasevskij – discuteva gli scritti di Fourier e George Sand. In uno degli ultimi venerdì, ha letto la lettera di Belinskij a Gogol ad alta voce, una lettera che era piena, secondo il giudice che ha accusato Dostoevskij (ascoltate!) “di impudenti dichiarazioni contro la Chiesa ortodossa e il governo dello Stato.” Dopo tutti i preparativi per l’esecuzione e “dieci minuti infinitamente angoscianti e terrificanti in attesa di morte”, a (Dostoevskij) fuannunciato che la sentenza era stata mutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia seguita dal servizio militare.

Socrate fu accusato di corrompere la gioventù per le sue discussioni filosofiche e perché rifiutava di accettare le divinità ateniesi. Aveva una relazione vivente con la voce divina, e non era, come ha insistito più volte, da nessun punto di vista un nemico degli dei. Ma che importava, se Socrate aveva irritato i cittadini influenti della sua città con la sua critica, il suo pensiero dialettico, libero da pregiudizi? Socrate fu condannato a morte e, dopo aver rifiutato di fuggire da Atene (come i suoi studenti gli avevano proposto), ha coraggiosamente svuotato una tazza di cicuta e è morto. Avete dimenticato in quali circostanze Stefano, il discepolo degli Apostoli, ha concluso la sua vita terrena? “Perciò sobillarono alcuni che dissero: «Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: «Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge»” [Atti 6,11-13] Fu considerato colpevole e lapidato a morte. Spero anche che tutti voi ricordate bene come gli ebrei risposero a Cristo: “Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia” [Giovanni 10, 33] E infinte faremmo bene a tenere presente quello che dicevano di Cristo: “Ha un demonio ed è fuori di sé” [Giovanni 10, 20]

Se le autorità, gli zar, i presidenti, primi ministri, la gente, e i giudici capito cosa significa “Misericordia io voglio e non sacrificio” [Matteo 9, 13], non avrebbero messo degli innocenti sotto processo.

Le nostre autorità, tuttavia, si spicciano con le condanne, e mai con le proroghe. A questo punto, vorrei ringraziare Dmitry Anatolyevich Medvedev per averci fornito il seguente eccellente aforisma. Ha sintetizzato così il suo mandato presidenziale con l’affermazione: “La libertà è meglio di non-libertà”. In linea con le parole di Medvedev, il terzo mandato di Putin può ben essere sintetizzato dall’aforisma “La prigione è meglio della lapidazione.” Chiedo che si considera attentamente il seguente brano dai Saggi di Montaigne, che sono stati scritte nel 16° secolo, e predicavano la tolleranza e il rifiuto scettico di qualsiasi sistema o dottrina unilaterale: “Si dà un enorme valore alle congetture di qualcuno, se a causa di queste si decide di mettere qualcun altro al rogo”.

Vale la pena di esprimere un tale giudizio sulle persone viventi e metterle in prigione sulla base di congetture, non giustificate dal pubblico ministero? Dal momento che non abbiamo mai nutrito sentimenti di odio religioso, i nostri accusatori devono ricorrere a falsi testimoni. Uno di loro, Matilda Ivashchenko, si è vergognata di se stessa e non si è presentata in tribunale. Rimangono le false testimonianze di Mr. Troitsky e Mr. Ponkin, e quella della signora Abramenkova. Non c’è altra prova del nostro odio fatta eccezione per la cosiddetta “valutazione di esperti”, che il giudice, se è onesto e leale, deve considerare inammissibile come prova di fatto, in quanto si tratta di un testo non rigoroso né obiettivo, ma uan carta sporca e falso che ricorda i documenti dell’Inquisizione. Non ci sono altre prove che possono confermare l’esistenza di un movente. I pubblici ministeri hanno rifiutato di dar voce a brani tratti dalle interviste delle Pussy Riot, dal momento che questi stralci non farebbero che dimostrare l’assenza di qualsiasi motivo. Perché non avete preso in considerazione il seguente testo – che, per inciso, è apparso nell’affidavit – che abbiamo presentato al pubblico ministero? “Noi rispettiamo la religione in generale e la fede ortodossa in particolare. Per questo motivo siamo particolarmente infuriate quando la filosofia cristiana, che è piena di luce, viene utilizzata in modo così sporco. Ci fa male vedere queste belle idee ridotte in ginocchio”. Questa citazione è apparsa in un’intervista che il Russian Reporter ha fatto alle Pussy Riot il giorno dopo la nostra performance. Stiamo ancora male, e ci provoca ancora dolore vero considerare tutto questo. Infine, la mancanza di odio o di ostilità verso la religione e il religioso viene ribadita da tutti i testimoni chiamati a testimoniare dai nostri avvocati. Oltre a tutte queste evidenze, vi chiedo di prendere in considerazione i risultati delle valutazioni psicologiche e psichiatriche numero 6, ordinate dalle autorità carcerarie. Il rapporto ha rivelato quanto segue: i valori che abbraccio sono la giustizia, il rispetto reciproco, l’umanità, l’uguaglianza e la libertà.

Questo è stato scritto da un perito, una persona che non mi conosce personalmente, anche se è possibile che Ranchenko, l’interrogante, desiderasse una conclusione diversa. Ma sembra che ci siano più persone nel mondo che amano e danno valore alla verità che quelli che non lo fanno. La Bibbia è corretta in questo. In conclusione, vorrei leggere le parole di una canzone delle Pussy Riot, che per quanto strano possa essere, si è rivelata profetica. Immaginavamo che “il capo del KGB e il Santo Capo arrestassero i manifestanti e li portassero in prigione”. È toccato a noi.

Né io, né Alyokhina, né Samutsevich abbiamo mostrato di possedere delle emozioni potenti e stabili o altri valori psicologici che potrebbero essere interpretae come odio verso qualcosa o qualcuno.

Quindi:
“Aprite tutte le porte, toglietevi tutti i gradi e le medaglie.
Venite, assaporate la libertà con noi “. [Pussy Riot]

Questo è tutto.

* * *

Yekaterina Samutsevich

Nelle sue dichiarazioni conclusive, l’imputato dovrebbe pentirsi, rammaricarsi per i suoi atti, o enumerare le circostanze attenuanti. Nel mio caso, come nel caso delle mie compagne, questo è completamente inutile. Voglio invece esprimere alcune riflessioni su ciò che ci è successo.

Che la Cattedrale del Cristo Salvatore fosse diventata un simbolo significativo nella strategia politica delle autorità è stato chiaro a molte persone con un cervello, quando l’ex collega di Vladimir Putin nel KGB Kirill Gundyayev ha assunto un ruolo di vertice nella Chiesa ortodossa russa. Come conseguenza immediata, la Cattedrale del Cristo Salvatore ha cominciato a essere apertamente utilizzata come sfondo per le politiche delle forze di sicurezza, che sono la principale fonte di potere politico in Russia.

Perché Putin sente la necessità di sfruttare la religione ortodossa e la sua estetica? Dopo tutto, avrebbe potuto impiegare i suoi decisamente più laici strumenti del potere, come per esempio le società controllate dallo stato, o il suo minaccioso sistema di polizia, o il suo sistema giudiziario obbediente. Può darsi che le dure, fallimentari politiche del governo di Putin, l’incidente con il sottomarino Kursk, i bombardamenti di civili in pieno giorno, e altri momenti spiacevoli della sua carriera politica lo abbiano costretto a riflettere sul fatto che era giunto il momento di dare le dimissioni; o che altrimenti, i cittadini russi lo avrebbero aiutato a fare questo. A quanto pare, è stato allora che Putin ha sentito la necessità di avere delle garanzie trascendenti per la sua lunga permanenza al vertice del potere. È allora che si è reso necessario utilizzare l’estetica della religione ortodossa, un’estetica che è storicamente associata al periodo di massimo splendore della Russia imperiale, per cui il potere non proviene dalle manifestazioni terrene come dalle elezioni democratiche e dalla società civile, ma da Dio stesso.

Come ha fatto Putin a riuscire in questo? Dopo tutto, abbiamo ancora uno Stato laico, e ogni intersezione tra la sfera religiosa e quella politica dovrebbe essere trattato con severità e spirito critico dalla nostra società vigile. Giusto? Qui, a quanto pare, le autorità hanno approfittato di un certo deficit di estetica ortodossa in epoca sovietica, quando la religione ortodossa aveva un’aura di storia perduta, di qualcosa che era stato schiacciato e danneggiato dal regime totalitario sovietico, ed era quindi un’opposizione culturale. Le autorità hanno deciso di appropriarsi di questo senso della perdita e di presentare un nuovo progetto politico della Russia per ripristinare i valori spirituali perduti, un progetto che ha poco a che fare con una genuina preoccupazione per la conservazione della storia russa dell’Ortodossia e della sua cultura.

È anche abbastanza logico che la Chiesa ortodossa russa, dati i suoi legami lunghi mistici al potere, è emersa come principale attore di questo progetto nei media. È stato deciso che, a differenza dell’epoca sovietica, quando la Chiesa si oppose alla brutalità delle autorità verso la storia stessa, la Chiesa ortodossa russa di oggi dovrebbe affrontare tutte le pericolose manifestazioni della cultura di massa contemporanea con la sua capacità di pluralismo e tolleranza.

L’attuazione di questo progetto assai interessante da un punto di vista politico ha richiesto notevoli quantità di professionalità scenografiche, attrezzature video, lunghe dirette sulla televisione nazionale, numerosi sfondi per le notizie moralmente e eticamente edificanti, dove presentare i discorsi ben costruiti del Patriarca, spingendo in tal modo i fedeli a fare la scelta giusta politica in un momento difficile come quello che ha preceduto le elezioni per Putin. Inoltre, la ripresa doveva essere continua, le immagini dovevano essere scolpite nella memoria, e costantemente aggiornate, ma al tempo stesso tutto questo doveva sempre dare l’impressione di qualcosa di naturale, continuo e imprescindibile.

La nostra improvvisa apparizione musicale nella Cattedrale di Cristo Salvatore con la canzone “Madre di Dio, spazza via Putin” ha violato l’integrità dell’immagine mediatica che le autorità avevano voluto produrre e mantenere per tutto questo tempo, e ha rivelato la sua falsità. Nel nostro spettacolo abbiamo osato, senza la benedizione del Patriarca, unire l’immaginario visivo della cultura ortodossa con quella della cultura della protesta, suggerendo così che la cultura ortodossa non appartiene solo alla Chiesa ortodossa russa, al Patriarca e Putin, ma che potrebbe anche allearsi con la ribellione civile e lo spirito di protesta in Russia.

Forse lo sgradevole, enorme effetto della nostra intrusione nei media nella cattedrale è stata una sorpresa per le autorità stesse. In un primo momento, hanno cercato di presentare la nostra performance come uno scherzo tirato da atei militanti e senza cuore. Questo è stato un grave errore da parte loro, perché noi eravamo già conosciute come una band punk femminista anti-Putin, che aveva lanciato i suoi assalti nei media sui simboli principali politici del paese.

Alla fine, considerando tutte le ricadute irreversibili politiche e simboliche causate dalla nostra innocente creatività, le autorità hanno deciso di schermare il pubblico dal nostro pensiero anticonformista. Così è finita la nostra complicata avventura punk nella cattedrale di Cristo Salvatore.

Ora provo sentimenti contrastanti su questo processo. Da un lato, mi aspetto un verdetto di colpevolezza. Rispetto alla macchina giudiziaria, noi siamo nessuno, e abbiamo perso. D’altra parte, abbiamo vinto. Tutto il mondo sa ora che il procedimento penale contro di noi è stato fabbricato ad arte. Il sistema non può nascondere la natura repressiva di questo processo. Ancora una volta, il mondo vede la Russia in modo diverso dal modo in cui Putin cerca di presentarla ai suoi quotidiani incontri internazionali. Chiaramente, nessuno dei passaggi che Putin ha promesso di compiere verso l’istituzione dello Stato di diritto è stata intrapreso. E la sua affermazione che questo tribunale sarà obiettivo e esprimerà un verdetto equo è l’ennesimo inganno per tutto il paese e la comunità internazionale. Questo è tutto. Grazie.

* * *

Maria Alyokhina

Questo processo sta avendo una grande risonanza: l’attuale governo potrà provare vergogna e imbarazzo per un lungo tempo a venire. In ogni fase ha avuto luogo una parodia della giustizia. Come si è visto, la nostra performance, che all’inizio era un piccolo gesto un po ‘assurdo, si è trasformato come una valanga in una catastrofe enorme. Ciò, ovviamente, non sarebbe accaduto in una società sana. La Russia, in quanto Stato, è da tempo simile a un organismo malato fino al midollo. E la malattia esplode quando si strofinano i suoi ascessi infiammati. In un primo momento e per lungo tempo questa malattia è stata messa a tacere in pubblico, ma alla fine si è cercato di strumentalizzarla attraverso il “dialogo”. E badate bene: questo è il tipo di dialogo di cui il nostro governo è capace. Questo processo non è solo una maschera grottesca e maligna, è il “volto” del dialogo del governo con la gente del nostro paese. Per stimolare un dibattito su un problema a livello sociale, è spesso necessario preparare le giuste condizioni – ecco un caso del genere.

È interessante come la nostra situazione sia stata spersonalizzata fin dall’inizio. Questo perché quando si parla di Putin, noi non abbiamo in mente Vladimir Vladimirovich Putin, ma il sistema-Putin che lui stesso ha creato, il potere verticistico, dove ogni controllo viene effettuato in modo puntuale da una sola persona. E questo potere è gerarchico, disinteressato, completamente disinteressato, al giudizio delle masse. E ciò che mi preoccupa più di tutto è come le idee delle generazioni più giovani non vengano prese in considerazione. Noi crediamo che l’inefficacia di questa amministrazione sia evidente da tutti i punti di vista.

E proprio qui, in questa dichiarazione conclusiva, vorrei descrivere la mia esperienza diretta del combattere questo sistema. La nostra scuola, che è dove la personalità comincia a formarsi in un contesto sociale, ignora in modo efficace tutte le particolarità del singolo. Non c’è un “approccio individuale,” nessuno studio della cultura, della filosofia, delle conoscenze di base sulla società civile. Ufficialmente, queste materie esistono, ma sono ancora insegnate in base al modello sovietico. E come risultato, vediamo l’emarginazione dell’arte contemporanea nella coscienza pubblica, una mancanza di motivazione per il pensiero filosofico, e stereotipi di genere. Il concetto dell’essere umano come cittadino viene spazzato via, relegato in un angolo lontano.

Le istituzioni educative insegnano alla gente, fin dall’infanzia, a vivere come automi. A non porre le domande cruciali coerenti con la loro età. Vengono inculcate la brutalità e l’intolleranza nei confronti di ogni diversità. A partire dall’infanzia, ci dimentichiamo la nostra libertà.

Ho esperienza personale delle cliniche psichiatriche per i minori. E posso dire con convinzione che ogni adolescente che mostra qualche segno di anticonformismo attivo può finire in un posto così. Una certa percentuale di quei bambini viene dagli orfanotrofi.

Nel nostro paese è considerato del tutto normale rinchiudere un bambino che ha cercato di fuggire da un orfanotrofio in una clinica psichiatrica. E trattarlo con sedativi molto potenti, come l’Aminazin, lo stesso che si utilizzava per sottomettere i dissidenti sovietici negli anni ’70.

Potete immaginare come questo sia particolarmente fonte di traumi, data la generale tendenza punitiva e l’assenza di una reale assistenza psicologica. Tutte le interazioni sono basate sullo sfruttamento dei sentimenti di paura dei bambini e sulla loro sottomissione forzata. E come risultato, l’aggressività aumenta esponenzialmente. Ci sono molti bambini analfabeti, ma nessuno fa alcuno sforzo per combattere questo problema; al contrario, è scoraggiato qualsiasi minimo sforzo di motivazione per lo sviluppo personale. L’individuo si chiude completamente e perde la fede in tutto il mondo.

Vorrei sottolineare che questo metodo di sviluppo personale impedisce in modo chiaro il risveglio delle libertà sia interiori che di quelle religiose, purtroppo, su scala di massa. La conseguenza del processo che ho appena descritto è quella che chiamano umiltà ontologica, esistenziale. Per me, questo processo, questa rottura è proprio significativo di come, se lo vediamo dal punto di vista della cultura cristiana, possiamo renderci conto di come i significati e i simboli vengano sostituiti da altri diametralmente opposti a loro. Così uno dei concetti più importanti del Cristianesimo, l’Umiltà, oggi è comunemente concepita non come un percorso verso la sensibilizzazione, la fortificazione, e la liberazione definitiva dell’uomo, ma al contrario come strumento per la sua riduzione in schiavitù. Per citare il filosofo russo Nikolaj Berdjaev, si potrebbe dire che “l’ontologia dell’umiltà è l’ontologia degli schiavi di Dio, e non dei figli di Dio”. Quando facevo parte di un’organizzazione del movimento ecologico, mi sono fondamentalmente convinta della priorità della libertà interiore come fondamento per agire. Così come dell’importanza, l’importanza diretta, di compiere delle azioni.

Ancora oggi trovo sorprendente che, nel nostro paese, abbiamo bisogno del sostegno di diverse migliaia di individui per porre fine al dispotismo di uno o di una manciata di burocrati. Vorrei sottolineare come il nostro processo si dimostra una conferma molto eloquente del fatto che abbiamo bisogno del sostegno di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo per far vedere l’ovvio: che qui ci sono tre persone non colpevoli. Noi non siamo colpevoli, tutto il mondo lo dice. Il mondo intero lo dice ai concerti, il mondo intero lo dice su internet, il mondo intero lo dice sulla stampa. Lo dicono in Parlamento. Il Primo Ministro d’Inghilterra saluta il nostro presidente non parlandogli delle Olimpiadi, ma con la domanda: “Perché ci sono tre donne innocenti in carcere?”. È vergognoso.

Ma trovo ancora più sorprendente che la gente non crede che tutto questo possa avere qualche influenza sul regime. Durante i picchettaggi e dimostrazioni (in inverno e in primavera), quando ancora stavo ancora raccogliendo firme e organizzando petizioni, molte persone mi chiedevano – e me lo chiedevano con sincero stupore: perché nel mondo dovrebbero preoccuparsi per quel pezzetto di foresta nella regione di Krasnodar, anche se è forse un bosco unico in Russia, forse un bosco primordiale? Perché dovrebbero preoccuparsi se la moglie del nostro primo ministro Dmitry Medvedev vuole costruire una residenza ufficiale lì e distruggere l’unica riserva di ginepro in Russia? Queste persone. . . questa è l’ennesima conferma che la gente del nostro paese ha perso il senso che questo Paese le appartiene, appariene a noi, ai suoi cittadini. Non hanno più la percezione di se stessi come cittadini. Hanno un senso di sé semplicemente come una massa di automi. Non si sentono che la foresta appartiene a loro, nemmeno il bosco situato proprio accanto alle loro case. Dubito che anche che sentano un senso di appartenenza per le proprie case. Perché se qualcuno dovesse arrivare fino al loro portico con un bulldozer e dirgli che hanno bisogno di evacuare, e “ci scusi, dobbiamo radere al suolo la casa per fare spazio a residenza di un burocrate”, queste persone raccoglierebbero ubbidienti le loro cose, le loro borse, e uscirebbero per strada. E poi rimarrebbero lì con cura fino a che il regime non dicesse loro cosa devono fare. Sono completamente abulici, è molto triste. Dopo aver trascorso quasi un anno e mezzo in carcere, sono giunta a capire che il carcere è solo la Russia in miniatura.

Si potrebbe anche iniziare con il sistema del governo. Che funziona in modo assolutamente verticale, in cui ogni decisione avviene esclusivamente attraverso l’intervento diretto dall’alto. Non c’è assolutamente nessuna delega orizzontale delle funzioni, il che renderebbe la vita di tutti notevolmente più facile. E c’è una mancanza di iniziativa individuale. La denuncia prospera insieme col reciproco sospetto. In carcere, come nel nostro paese nel suo complesso, tutto è pensato per spogliare l’uomo della sua individualità, per identificare lui con la sua mera funzione; tale funzione può essere quella di un operaio o un prigioniero. Il rigido quadro del programma giornaliero in carcere (ci si abitua in fretta) ricorda il contesto della vita quotidiana in cui ognuno nasce.

In questo quadro, la gente comincia dare un grande valore per cose inutili. In carcere queste inezie sono cose come alcuni piatti o alcune tovaglie di plastica che possono essere acquistati con l’autorizzazione personale del capo guardiano. Fuori dal carcere, di conseguenza, c’è lo status sociale, che le persone apprezzano come un grande guadagno. Questa mi è sempre risultata sorprendente. Un altro aspetto [di questo processo] è che ci sta rendendo consapevoli del funzionamento di questo governo come una performance, un gioco. Che in realtà si trasforma in caos. Il livello superficiale dell’organizzazione del regime rivela la disorganizzazione e l’inefficienza della maggior parte delle sue attività. Ed è ovvio che questo non porta ad alcun governo reale. Al contrario, la gente inizia a sentire un sempre più forte senso di smarrimento – nel tempo e nello spazio. In carcere e in tutto il paese, la gente non sa a chi rivolgersi per questa o quella questione. Ecco perché si rivolgono al boss del carcere. E fuori dal carcere, di conseguenza, vanno da Putin, il capoccia più alto.

Esprimendo con un testo una immagine collettiva del sistema. . . bene, in generale, potrei dire che non siamo contro. . . che siamo contro il caos che Putin ha generato, una roba che solo superficialmente può essere definita un governo. Per mostrare una immagine collettiva del sistema, in cui, a nostro parere, praticamente tutte le istituzioni stanno attraversando una sorta di mutazione, pur apparendo formalmente intatte. E in cui la società civile, tanto a noi cara, viene distrutta. Non stiamo facendo citazioni dirette nei nostri testi; assumiamo solo la forma della citazione diretta come una formula artistica. L’unica cosa identica è la nostra motivazione. La nostra motivazione è la stessa motivazione sottesa in una citazione diretta. Questa motivazione si esprime al meglio nei Vangeli: “Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” [Matteo 07, 08] Per me, per tutti noi, credo sinceramente, la porta sarà aperta. Ma, ahimè, per ora l’unica cosa che è successa è che siamo stati rinchiuse in carcere. È molto strana che nella loro reazione alle nostre azioni, le autorità ignorino completamente l’esperienza storica del dissenso. “Come sfortunato è il paese dove si intende semplice onestà, nel migliore dei casi, come eroismo. E nel peggiore dei casi come un disturbo mentale”, ha scritto il dissidente Vladimir Bukovsky ha scritto nel 1970. E anche se non è durato a lungo, ora le persone si comportano come se non vi fosse mai stato alcun Grande Terrore, né i tentativi di resistervi. Credo che veniamo accusati da persone senza memoria. Molti di loro hanno detto: “Molti di essi dicevano: « Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?” Queste parole appartengono agli ebrei che hanno accusato Gesù Cristo di blasfemia. [Giovanni 10:33] «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Curiosamente, è proprio questo versetto che la Chiesa ortodossa russa utilizza per esprimere la propria opinione sulla blasfemia. Questo parere è messo agli atti, è attaccato al nostro fascicolo penale. Esprimendo tale parere, la Chiesa ortodossa russa si riferisce ai Vangeli come immobile verità religiosa. I Vangeli non sono più intesi come rivelazione, come sono stati fin dall’inizio, ma piuttosto come un blocco monolitico che può essere smontato in citazioni da usare ove necessario – in uno dei suoi documenti, per uno dei loro scopi. La Chiesa ortodossa russa non si prende nemmeno la briga di guardare il contesto in cui “blasfemo” è stato menzionato qui; che in questo caso, la parola si applica a Gesù Cristo stesso. Penso che la verità religiosa non deve essere statica, che è essenziale per comprendere le istanze e percorsi di sviluppo spirituale, le prove di un essere umano, la sua duplicità, la sua frammentazione. Che per formare se stessi è essenziale sperimentare queste cose. Che si debbono provare tutte queste cose per sviluppare come una persona. Che la verità religiosa è un processo e non un prodotto finito che può essere strumentalizzato sempre e ovunque. E tutte queste cose di cui ho parlato, tutti questi processi, trovano un significato nell’arte e nella filosofia. Comprea l’arte contemporanea. Una situazione artistica può e, a mio parere, deve contenere questo tipo di conflitto interno. E ciò che mi irrita davvero è come l’accusa usa le parole “la cosiddetta” in riferimento all’arte contemporanea.

Vorrei far notare che i metodi molto simili sono stati utilizzati durante il processo del poeta [Josip] Brodsky. Le sue poesie sono state definite come “cosiddette poesie, i testimoni dell’accusa non le aveva effettivamente letto, proprio come un certo numero di testimoni nel nostro caso non ha visto lo spettacolo in sé e ha solo guardato on-line clip. Anche le nostre scuse, a quanto pare, sono anche definite come “cosiddette scuse”. Anche se questo è offensivo. E mi fa impazzire le questioni del danno morale e del trauma psicologico. Perché le nostre scuse sono state sincere. Mi dispiace che siano state pronunciate tante parole e voi non l’abbiate ancora capite. Oppure è una calcolata malafede quando parlate delle nostre scuse come insincere. Non so cosa avere ancora bisogno di sentire da noi. Ma per me questo processo è un processo “cosiddetto”. E non ho paura di voi. Io non ho paura della falsità e della finzione, dell’inganno travestito, nel verdetto del cosiddetto tribunale.

Perché tutto quello che mi può privare di libertà è “cosiddetto”. Questa è l’unica che esiste in Russia. Ma nessuno può togliermi la libertà interiore. Vive nella parola, andrà a vivere, grazie alla trasparenza [glasnost], quando questo sarà letto e sentito da migliaia di persone. Questa libertà continua a vivere con ogni persona che non è indifferente, che ci ascolta in questo paese. Con tutti coloro che hanno trovato frammenti del processo in sé, come in epoche precedenti li hanno trovati in Franz Kafka e Guy Debord. Credo di possedere onestà e trasparenza, ho sete di verità, e queste cose ci renderanno solo un po ‘più liberi. Staremo a vedere.