domenica 23 novembre 2014

Occupare una scuola, perché? Serve oggi?



Ho seguito la querelle tra Barbara (Evola, assessore alla scuola a Palermo, alla quale mi legano anni di lotte comuni) e parte del mondo scolastico palermitano sulla bontà o meno delle occupazioni scolastiche da parte degli studenti. Che si è estesa anche tra gli studenti medesimi divisi in pro e contro.
Da liceale non solo non ho mai occupato di più, non ho mai scioperato. Con coscienza e consapevolezza. A me piaceva studiare così tanto che lo ritenevo un oltraggio contro il mondo, o fosse solo contro la mia libertà, togliermi anche solo un minuto di scuola. Quante volte mi sono vista le facce rassegnate di alcuni miei prof nel vedermi, sola, ostinata, salire la scala del liceo Umberto I, quella che mi portava in classe. I miei compagni si erano già rassegnati.

Nel 1989, ormai universitaria, invece abbracciai la Pantera, il movimento studentesco di allora, e da allora non mi ha più abbandonato quel fervore, che poi negli anni è diventato abito politico, scelta di vita. Figurarsi dunque che valore do a quell’esperienza che mi fece nascere all’impegno civico e civile. Ma do altrettanto valore agli anni di studio liceale matto e disperatissimo, totalizzante, privato, individuale, l'unico capace di fornire quegli strumenti necessari al ragionamento sul mondo e nel mondo che mi ritrovo ancora, che coltivo ancora, con le stesse identiche modalità.Sui libri.Spazio privato e spazio pubblico.Ciascuno trova la sua strada, ma credo siano necessari entrambi.
Le due “parti” dunque vivono e si contraddicono già dentro di me per cui conduco a un ragionamento tutto personale quella querelle. Come si diceva una volta: il personale è politico, e dunque mi sento di esprimere pubblicamente alcune riflessioni.

I motivi per cui un ragazzo siciliano deve sentire il dovere di urlarci contro ci sono tutti. E sono gli stessi motivi per cui da mattina a sera io stessa mi batto: perché quello che gli abbiamo tolto, (argomento scuola, istruzione, opportunità) è così tanto che occupare una scuola, dovesse essere l’unico modo per farsi sentire, mi sembra il meno. Certo qualcuno mi dice: ma occupare è illegale, se noi siamo per il rispetto delle regole dobbiamo trasferirlo intatto quel rispetto. Certo, qualora le osservassimo, noi adulti.

Illegale e anticostituzionale è il divario, che si fa abisso, tra le nostre scuole e quelle di altre regioni (assenza di asili, assenza di tempo pieno, contesto socioeconomico critico, che fanno sì che un 15enne siciliano accumuli ben 3 anni di scuola in meno rispetto al coetaneo lombardo e la "nomea" nazionale di somaro perchè ultimo nelle prove nazionali e interazionali, oltre che la prospettiva nera della disoccupazione quasi certa), . 
Illegale e anticostituzionale è lo stato in cui versano scuole e strutture d’istruzione. 
Illegale e anticostituzionale è il divario conoscitivo che si costruisce giorno dopo giorno tra uno dei nostri ragazzi e un coetaneo di Trento. 

Quanti di questi adulti che puntano l’indice contro le occupazioni degli studenti siciliani si mettono di traverso contro lo stato delle cose? Autoassolvendosi tutti e scaricando il barile di mano in mano fino ad arrivare alla Divina Provvidenza? Dovremmo essere docenti, dirigenti e genitori ad invadere silenziosamente e rispettosamente, certo, ma tutti, le aule dei consigli comunali, del Parlamento regionale, quando si decide, più spesso quando non si decide un bel niente, che riguardi le nostre scuole. Non ci siamo in quei luoghi e non ci siamo nel pretenderlo. Dovrebbero essere i nostri rappresentanti regionali e nazionali a occuparsi tutti, in modo reale e non retorico, di quei divari. 
E non lo fanno.E non possono dire certo di non essere stati stimolati, sensibilizzati, spinti a farlo, da quanti di noi non fanno altro da mattino a sera da anni.Ma quanti siamo questi "quanti di noi"?
Chi si occupa attivamente di dare forza e seguito alle vostre richieste, per una scuola siciliana più adeguata e qualificata, presso i rappresentanti istituzionali? Genitori? Intellettuali siciliani? Società civile? Associazioni di impegno civico o antimafia? No, non mi pare di averne viste tante attive in questi anni. Se non tirate a forza per i capelli.

Chi si mette di traverso per uno stato di cose e un sistema che mortificano i talenti e i meriti di chiunque, che vi rendono schiavi in questa terra di apparteneze e conoscenze e rendono vano e privo di valore lo studio?
A che serve studiare, potrebbero dirci, e invece, colmi di valori e di ideali, continuano a ripetere: fatevi studiare di più e meglio.
Non sarebbe il caso che questi adulti così ligi alle regole le sovvertissero le regole non scritte, immorali e illogiche che bloccano il presente e il futuro dei nostri studenti, dei nostri laureati, dei nostri figli, in Sicilia come altrove?
Che li fanno scappare per fare anche il camerieie a Londra, purchè liberi di giocarsela la vita in binari che fanno capo a loro e non ad altri.
E stiamo qua a fare il pelo al loro dramma e all'unico modo che conoscono per mostrarcelo quel dramma?
Sbaglieranno i modi ma ragione ne hanno eccome. E quelle ragioni noi dovremmo ascoltare.

No, non lo alzo l’indice contro quei ragazzi. Lo alzo contro di noi.

Il punto è un altro e lo rivolgo proprio a loro, agli studenti siciliani: serve oggi occupare?
No.Non serve.
Non serve ad ottenere qualcosa, a perdere giorni di scuola in una regione che ne ha già meno delle altre, sì, serve.
Perchè ahimè orecchie disposte ad ascoltarvi ancora non ce n'è. Nemmeno tra i vostri cari. 

E dico anche perché: se una protesta si fa rituale, appuntamento fisso nei modi, nei tempi e nei linguaggi, perde di credibilità e rischia di essere un boomerang. Già lo è.
Questo è il vero punto. Occupare le scuole da novembre a Natale è diventato un rituale sempre uguale che attira ormai fastidio non immedesimazione. 

Dunque ritorno la liceale di allora e mi oppongo alle occupazioni così come sono: trovare altre modalità di lotta, perché questa ha perso valore, toglie solo momenti preziosi allo studio.
Studiate e organizzatevi perché avremo bisogno di voi, così scriveva Gramsci agli studenti e ancora oggi gli studenti rispondono a quella richiesta. Studiano e si organizzano. E' bello, ha valore politico, e tutto ciò che è politico è etico, è civile, si non es civis non es homo diceva Remigio de Girolami, teorico dei primi comuni nel Medioevo. Prima che la politica venisse etichettata. Se non sei un cittadino non sei un uomo, e questo esprimono gli studenti, il loro impegno civile.
Chiedono di poter studiare, bene e meglio, chiedono di essere messi in grado di costruirsela una vita, senza lacci e lacciuoli soffocanti che noi adulti abbiamo seminato, chiedono di costruirselo qua il loro futuro, senza santi in terra da preare ma solo in cielo, se ci credono.
Però quei lacci e lacciuoli rischiano di avvincerli, perchè mi sembra che spesso usino parole di altri e non le loro. Mi sembra che si attacchino addosso etichette estranee.
E allora mi verrebbe di dir loro,- qualora ne avessi il diritto di poter dire qualcosa a questi ragazzi, e spesso questo diritto non me lo sento, di quanto mi sento in colpa e di quanto ancora devo lottare io per prima per togliermi almeno una briciola delle nostre colpe nei loro confronti-, liberatevi dalla ritualità che ammazza la libertà, togliete alibi a chi vi mette il freno, toglietevi le etichette. Non fornite alibi. Liberatevi dalle liturgie che coprono le sostanze. 

Trovate un’altra forma che dia vera sostanza, un altro tempo, un’altra lingua. La nostra è vecchia. Occupare una scuola a novembre e poi tornare con la testa sotto la sabbia da febbraio al novembre successivo, tutti gli anni, sempre allo stesso modo, non vi serve e non serve più. Nessuno presta più attenzione al perchè e ci si ferma a quel come sempre uguale che sa tanto di vacanza. E’ modo vecchio; fosse utile lo capirei, ma non lo è, ormai crea solo danni, equivoci e nessuna risposta. Esiste l'estate. Metteteci del vostro in quelle scuole in estate. Autogestitevele in estate. O anche no. Autogestitevi 365 giorni l'anno senza che liturgie estranee vi sommergano.

La testa tenetela sui banchi, sui libri, sui pc, sapete perfettamente e meglio di noi come farli volare. Tenetela viva per le strade e nelle città, intercettando e guidando mutamenti e rivoluzioni in atto che a noi sfuggono. Essendo presenti e vivi, come del resto siete.
Urge che voi troviate modi nuovi di lotta, perché è necessaria. Sana, libera, pacifica, ma determinata.
A voi, studenti siciliani, han tolto molto di più che agli altri, tempo di scuola, asili, strutture, un passato recente trascorso già nella diseguaglianza, un presente strano e un futuro così incerto e così fragile che mi verrebbe da urlare contro chi non comprende le vostre giuste paure e le vostre sacrosante recriminazioni, e ironizza, lancia morali, esprime giudizi. Non se lo possono permettere, e questo dovete continuare a dirlo con forza e credibilità intatte.
Ma con modi nuovi. E’ il tempo vostro, non il nostro. Nella politica, per la politica. Che non è solo un partito o una carriera, che non è solo interesse di parte. E’ di più, molto di più, è quello per cui state occupando, è virtute e conoscenza, è il senso ultimo dell'essere umani. E’ e deve rimanere etica, cultura,  civismo necessario, elaborazione. Trovatevi il tempo vostro, che sia sempre, non 15 giorni sospetti. E, soprattutto, non perdetelo, il tempo.

Entrare poi nel merito dei motivi per la protesta e discuterne con voi è cosa sulla quale mi rendo assolutamente disponibile. Di lotta e di governo, occupando spazio civico e politico 365 giorni l’anno, h/24.


Mila Spicola, Responsabile scuola PD Sicilia

4 commenti:

  1. Premesso che i giovani per diritto naturale hanno diritto a protestare per la qualità della vita scolastica e sociale che gli abbiamo lasciato in eredità, condivido il tuo pensiero che dovrebbero rivoluzionare anche le forme di lotta. le occupazioni autunnali sono vecchi arnesi che non servono a nulla. Passare alla Lotta 2.0. Lezioni alternative e condivisione sui social network. Reporterismo d'assalto sul peggio della società, Iene docet. Flash mob pirateschi e guerrilla marketing per la città. Ma soprattutto connessione con i migliori docenti per azioni e lezioni alternative per sostenere il bene comune scuola. Fare più scuola è rivoluzione sociale.

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  2. O sono ringiovanito io o siete invecchiati voi. Non trovo alternative.

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    1. Mi sa che sei invecchiato..:-) nell'era del 2.0, 3.0 ...trovassero nuove vie. Fresche, meno con la naftalina, magari fosse solo cambiar periodo. MI chiedo come mai non abbiano occupato da settembre a novembre mentre c'era la consultazione coinvolgendo docenti e dirigenti nella discussione e nella protesta. No..sempre a fine novembre dicembre ...
      O sei d'accordo con chi sostiene che un reato, ancorchè piccolo, possa passare in giudicato?

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