sabato 3 gennaio 2015

Analfabetismo di genere ovvero la suocera tra i rifiuti





Solo una sana e consapevole educazione di genere salva gli uomini e le donne dallo stress e dall'azione cattolica. E dalla superficialità, grande male dei nostri giorni. Oltre che da tutto il peggio che avete già detto giustamente in rete a proposito della faccenda Rap. La pubblicità offensiva, carica di stereotipo sessista, spacciata per "ironia", comparsa sui cartelloni pubblicitari di Palermo. No, non è ironia e nemmeno cattivo gusto; è solo banale, comunissima e pericolosa ignoranza di genere. E continuano quasi tutti a ritenerla ironia. Chiamando in causa addirittura argomentazioni del tipo "viva la leggerezza" "no al conformismo". Senza nemmeno rendersi conto che quella immagine è un banale, conformista stereotipo. Di genere. 

Io direi al signor Rap, che tanto difende le sue buone ragioni e la necessitá di difendere "l'ironia": guardi che è ironia, certo, ma è ironia sessista. A me non va di farla, l'ironia sessista, come alla stragrande maggioranza non va di ridere all'ironia razzista. Sono entrambe frutto di potentissimi stereotipi: solo che sugli stereotipi razzisti c'è un patrimonio di riflessione e lotta collettiva largamente vissuta, condotta e condivisa, sugli stereotipi sessisti no, sono largamente accettati. Sempre quando fossero identificati e riconosciuti come tali. In genere non lo so. Sono accettati. Sono supportati. Sono praticati, dire a chi legge: sostituisca lo stereotipo suocera con lo stereotipo uomo di colore. E poi ne faccia un cartellone. Cioè: un uomo di colore tra i rifiuti ingombranti. Ironia? l'uomo di colore come rifiuto è stato per secoli uno stereotipo potente. Non solo: sotto sotto ancora lo è, ma la cultura, la civiltà, la marcia dei diritti...Aiutano a far capire che sarebbe un messaggio potentemente razzista, più che un messaggio ironico ..Salvini permettendo. Ma noi non siam Salvini, giusto? Non potrebbe uscire di casa, il signor Rap, perché il primo a indignarsi sarebbe lui (Spero). Sarebbe ironia o razzismo? Certo..è ironia, ...ma ironia razzista. Ecco: in questo caso, il caso della suocera, è ironia o sessismo? O forse..non è che per caso si tratta di ironia sessista, ergo sessismo? caro signor Rap?

Se ci fosse un congiuntivo sbagliato su un cartellone sarebbe ironia? No. O, peggio, un ausiliare senza accento in un atto pubblico? Fa ridere? No. Fa piangere. Sarebbe sgrammaticatura. Non farebbe ridere. E questo accade: una sgrammaticatura di linguaggio che rivela una sgrammaticatura di senso, di coscienza, di conoscenza, di diritti. Ma il punto è che molti non sanno nemmeno di cosa si parla e non è nemmeno da fargliene una colpa. È come accusare e condannare un indigeno della Papuasia perché mangia senza posate. Strabuzzano gli occhi di fronte una forchetta. In questo caso parliamo di un diritto poco discusso, trasmesso, metabolizzato: il diritto di genere, che si nutre della morte degli stereotipi di genere. Comunicazione ai naviganti: "la suocera da buttare" è stereotipo di genere. Come il gutturale è stereotipo di razza per gli uomini di colore. Scomparso nel consesso civile, compare solo in luoghi razzisti. Non sarebbe "ironia" sentirlo oggi in uno spot, no? Ecco. Mentre gli stereotipi di genere inondano la nostra vita, le nostre pubblicità, i nostri libri di scuola, i nostri media. Come una banale normalità. E invece è un diritto ignorato. 

È necessaria come il pane una massiccia educazione di genere, in tv, a scuola, ovunque, come ai tempi del maestro Manzi. Fatta prima ai grandi e poi ai piccini. C'è un enorme, persistente, dilagante, diffusissimo, inconsapevole, pericolosissimo analfabetismo di genere.
Eppure da quest'orecchio non sente nessuno. E non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. 

Nessun commento:

Posta un commento