venerdì 13 gennaio 2017

L'ideologia è viva e lotta insieme a noi.



Non prendetemi per matta ma concedetemi un sorriso se lancio qualche riflessione azzardata.

La morte di Tullio De Mauro, poi di Bauman, poi cattive riletture natalizie, a cascata a partir da quelle, Saussure, Levy, e anche la situazione presente e viva, cioè la caduta del governo, lo spaesamento attuale, dentro e fuori di me, hanno risvegliato in me la metafisica.

Sì, sì, azzardo, la metafisica, visto che i suddetti metafisici non son mai stati, come fuga dall'immensità delle mie inadeguatezze, emotive e razionali, attuali. Parlo del me politico, e divido questo spaesamento con altri, lo so.
No, non è l'analisi della sconfitta, sarebbe facile. E' l'analisi delle sconfitte di senso collettivo che si stanno verificando un po' ovunque e, come improvvise cadute di meteoriti, lasciano un crateri ampio e profondo.
Erano tempi bui ma proficui, scriveva Bettini in un saggio sullo spazio architettonico tra Roma e Bisanzio nel Tardoantico, l'epoca storica che mi sembra la meno lontana da quella che stiamo vivendo: presente tra due immense metafisiche, quella del mondo classico e la nascente medievale.

Il Natale è un periodo ottimo per rifugiarsi come un liceale, in letture matte e disperatissime, nei pensieri grandi, nei pomeriggi infiniti, credendo di trovare una bussola anche per le decisioni piccole.

Potrei dire che la liquidità, o il nichilismo che ne è premessa, rendendo onore a Bauman, mi stia avvolgendo? :-) Perdonatemi se mi concedo l'astrattezza, tipica di una mente matematica, ma senza matematica non si costruisce nulla e non c'è niente di più concreto della matematica, di più poetico della matematica. Torniamo la dunque, lo scrivo e lo affermo. 
Io non credo che le ideologie siano crollate. Affatto, per nulla; anzi. 
No. Decisamente no, non è morta, l'ideologia è viva e lotta insieme a noi, dentro di noi, fuori di noi. E questa è la prima consapevolezza d'inizio d'anno; delle riflessioni filosofiche degli ultimi venti anni non condivido il nichilismo.
La fede e il desiderio di riscatto sociale, le due grandi ideologie che guidano da sempre la Storia, sono assolutamente presenti nel mondo, fortissime. Adesso poi ancor di più. Le crisi sono una fucina di ideologie.
La fede e il desiderio di riscatto sociale. Lo riscrivo. E non credo nemmeno nella crisi dei valori, anzi, quei valori sono vivissimi, tanto quanto la loro disattesa. 
Così forti, fede e desiderio di riscatto sociale, da incidere profondamente anche in una laica come me, o come altri, per i portati morali che recano appresso e per gli eventi ad essi collegati.
Volente o nolente.
Più del capitalismo, che c'è, che sarebbe positivo e che può facilmente collocarsi entro i recinti delle due ideologie.
Cosa significa? Significa che c'è bisogno di sinistra, eccome, ma, per così dire, attualizzandone i modi. Perchè linguaggi, modi e strumenti della sinistra di sempre ruotano nell'aria senza posarsi su nessun terreno perchè il terreno è un altro e allora dovrebbero forse mutarsi.
Grazie, Mila, ce lo ripetiamo da 30 anni. E facciamo bene, e non deve spaventarci l'assenza delle risposte. E' troppo difficile leggere la natura dei cambiamenti, star dietro a loro, prevederne gli esiti.
E allora? Sto disegnando dubbi, dunque problemi, quando la politica dovrebbe dare la soluzione dei problemi.,
Ridefinire la natura i problemi la ritengo già una risposta. 
Sono mutate le organizzazioni dell'azione intorno a quelle ideologie, e le armi, sono mutate le esigenze, sono mutate le teste e anche il dna dell'umano. 
Reali da un  lato, digitali dall'altro. O mischiati insieme?
Quelli sì, sono liquidi.
Il racconto dell'oggi deve partire da questo assunto che è una visione culturale.
Gestire la liquidità, ridefinirla, gestire i problemi, dopo averli ridefiniti, gestire il reale, dopo aver preso atto che è mutato profondamente, ma entro quei due pilastri, sempre uguali, imbattibili nella forza prorompente che emanano.
Una liquidità da gestire non da totemizzare. 

Pensieri strani? Non lo so. Sono comunque pensieri che direttamente vanno a incidere sul tema del rapporto tra culturale e reale oggi. E dunque su quale strada per il "consumo culturale", o per l'assenza di consumo culturale, o il diverso consumo culturale. Non ho cambiato discorso. La cultura disegna l'identità, individuale o collettiva.
Perchè se l'ideologia è viva e lotta insieme a noi vuol dire che lo sono pure i corpi intermedi ad essa connessi e dunque i codici interpretativi o narrativi culturali necessari a trasformare il verbo in azione, e dunque in dimensione politica. 
Qualcuno dice che non vi sia un orizzonte culturale nella politica attuale, o nei politici attuali. Delle due l'una: o non è vera quell'affermazione, o io e tantissimi altri che riflettiamo non siamo politici.
De Mauro aveva scritto molto sui rapporti tra qualità delle democrazie e dati di alfabetismo o analfabetismo della popolazione.
Ci ho messo un po' di testa e tempo, ad incrociare i dati. Non mi convince il dato del presunto analfabetismo. Troppo alto, secondo secondo gli incroci con altre indagini, e appare nebulosa la definizione dell'analfabetismo, come delle competenze da misurare per definirlo tale, anche se l'imbecillità crescente del dibattito pubblico o "social" darebbero ragione a lui e a Eco.
A me sembra una lettura assolutoria, per giustificarci il come non riusciamo a trovare i linguaggi adeguati a fare cultura oggi, a diffondere cultura oggi. Di conseguenza, a fare politica oggi. Perchè corrispondono a  provvedimenti politici inadeguati.
Siamo una congrega di liceali che non vuol piegarsi al tempo che passa e che forse dovrebbe sforzarsi di trovare nuovi codici interpretativi per lo smottamento a cui assistiamo.
No, non siamo in un tempo post ideologico, siamo in un tempo di parossismo ideologico perche le due immense ideologie non trovano cinghie di trasmissione nella comprensione collettiva. Non si spiegano in altro modo i fanatismi individuali e collettivi che ci stanno sommergendo.
E comprenderlo sarebbe la prima via per progettare il da farsi.
Qualcuno lo sta facendo benissimo e scientemente, un papa. Qualcun altro, in altre sedi, dovrebbe farlo altrettanto.

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