mercoledì 14 dicembre 2016

Direzione pd: traccia completa del mio intervento

Direzione pd: traccia completa del mio intervento



VOTO
Qualcuno diceva che l’indifferenza agisce potentemente nella storia; il referendum per fortuna ci rivela un’Italia che non è per nulla indifferente. Anzi, ha fatto la differenza. Ma ha fatto la differenza perché ha voluto chiaramente dirci qualcosa. Bello il 40% tutto per noi, potrei dire da sostenitrice del governo appena concluso. Tutti voti intorno a Renzi e a una radicale proposta di rinnovamento del Paese? Qualcuno dice di sì, qualcuno di no, lo vedremo. 
Eppure quel che mi tormenta è il 60%, anche se ho la profonda convinzione che su quel 60% ci siano ampi margini di recupero.

C'è un vento di scontento e populismo che attraversa tutto il mondo, inutile concentrarsi sulla riforma. Tra chi ha votato no, nessuno ha votato sulla riforma,ma sul suo scontento. C'è anche un pericolosissimo modo di strumentalizzare tale scontento, con falsità. E anche questo attraversa il mondo, e si scaglia con chi governa, chiunque esso sia.
Adesso allora concentriamoci sulle ragioni dello scontento e sul problema della strumentalizzazione dello scontento. Il populismo è effetto non causa dello scontento. Affrontiamolo prima che ci travolga, non dopo, e credo che si possa fare, ragionando tutti con franchezza.
 La mappa del no coincide con la mappa della fame. Certo, c’è la parte degli scontenti per altro, per riforme non comprese o che andavano tarate meglio, o condivise di più. Ci sono i no di posizionamento, anche dentro questa stanza ce ne son parecchi. Ma il grosso del no coincide con la mappa della fame.
Le analisi dicono che le maggiori percentuali di no non sono tra studenti, docenti o impiegati. Leggiamoli bene, sono tra disoccupati,giovani o meno giovani, casalinghe e imprenditori. E’ la mappa del lavoro che è diventato non lavoro, per la crisi, per la globalizzazione, per i mali delle clientele ataviche che oggi non trovano più appigli, per tutto quello che volete, .
E dove si trovano? Quasi la metà dei residenti nel sud e nelle isole (46,4 per cento) è a rischio di povertà o esclusione sociale, in Sicilia (55,4 per cento), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%).
E’ stato un voto populista? Non sia il populismo il capro espiatorio, non è “colpa del populismo”, le colpe sono da rintracciarsi nelle mancate risposte allo scontento.

GOVERNO
Possiamo dirci, ed è vero, che noi questo scontento lo abbiamo affrontato. Come governo, ci abbiamo provato, e i dati in crescita ci dicono che comunque qualcosa è migliorata. Molte misure a contrasto della povertà, molte misure di sinistra, sì, di sinistra. I problemi si sono affrontati tutti e non si sono elusi, ma è presto per sentirne gli effetti, e comunque qualcosa va rivista perché siamo in mezzo a una crisi immensa, a cambiamenti immensi e non sono mille giorni di governo che possono risolvere tutto.

PARTITO
Possiamo però dirci che, come partito, questo scontento non lo abbiamo affrontato? Non ci siamo. Nei luoghi dello scontento il partito non c’è. A me colpisce molto quando qualcuno di noi, tanti per la verità, parlano di periferie. Lo fa Speranza, lo fa Bersani, lo fai anche tu Matteo. Dobbiamo concentrarci sulle periferie, dite spesso. Sulle diseguaglianze sociali. Dobbiamo riprogettare le periferie, i rammendi…per carità..tutto bello bellissimo.
Rammendo estetico? Beh, no, dovremmo parlare di un rammendo economico, politico, culturale e sociale che nessuno tra voi qua dentro è in grado di fare, perdonatemi se ve lo dico. Semplicemente perché spesso non sapete nemmeno di cosa parlate. Tra di voi chi ha lavorato, vissuto o praticato le periferie? I luoghi dello scontento? Chi di voi ci vive o lavora?
E il partito? Il partito c’è? Quanti circoli abbiamo nelle periferie, caro segretario? Nessuno. Abbiamo tante segreterie di eletti del pd al Sud, quelle sì, che pullulano di gente in difficoltà. Qualche domanda fatevela, quella gente nel segreto dell’urna ci vota contro, perché non ne può più di anticamere nelle segreterie a chiedere cose che magari non può avere o non è giusto abbia, e continuiamo a dare forzando, mentre non siamo capaci di dare l’unica cosa che dovremmo dare: politiche adeguate.
Avete una sola idea di quel che si vive in una periferia, non perché lo avete visto nel film di Jeeg Robot, ma perché vi ci siete trovati e scontrati? Alzi la mano chi di voi si è ritrovato a dover scippare un coltello dalle mani di un bambino di 10 anni che lo stava per conficcare a un compagno e poi rimanere impietrita di notte a piangere e basta. Alzi la mano chi si è trovato e si ritrova a fare le collette dei libri per una ragazzina che va al liceo e in una regione in cui il presidente a marca pd non ha mai messo un euro per questo e a dover cercar voti per quel partito e a doverlo sostenere quel presidente!  Se cercate lì i voti il giorno del voto, senza esserci stati nei due anni precedenti, è inutile fare lo sforzo persino di bussare. Non vi aprirà nessuno, come cantava il poeta. Una Politica senza politiche oggi è inutile e direi detestata.
Una Politica che non ascolta oggi è inutile, perché persino l'ascolto è pur'anche una risposta.

TEMI
A torino un bimbo va a scuola per 8 ore e il problema è che sua mamma non gradisce il cibo che gli danno e gli vuol dare il panino, A palermo un bimbo a brancaccio va a scuola per 4 ore e il problema è che non ce l’ha il panino o il cibo caldo a scuola. Ha il pezzone di rosticceria a 50 centesimi, per strada, e si ingrassa e si ammala, ed è pure fortunato quando ce l’ha.
Alzi la mano chi sta affrontando questo divario. Non il problema locale, ma il divario nazionale.  Il 92% dei bambini di palermo non ha il pasto a scuola mentre a torino il 92% lo ha. E ci chiediamo le ragioni del no disquisendo sul bicameralismo perfetto?
A me non interessa individuare le colpe, a me interessa trovare le soluzioni. In quel 92% di bambini senza pasto a scuola si annida un 46% di bambini che non ce l’ha nemmeno a casa. Le loro madri votano no. No, no, no no. Le loro madri, senza asili, senza sostegni, senza lavoro, dicono no.
In questi ultimi tre anni qualcosa si è cercato di fare, quanto meno abbiamo messo sul tavolo il problema. Anche se qualcosina ai nostri rappresentanti locali dovremmo pur dirla, perché spesso remano persino contro.  E anche noi dovremmo pur dircela, al di là delle parti.
Un tale mi ha detto che questa è retorica della povertà. Perdonatemi, passami una brioche, Antonietta, io sto andando a fare la rivoluzione contro questo qualcuno.
Chiunque ci sia adesso, tra un mese, mi auguro che non butti di nuovo 600 milioni di euro di fondi ue in una pioggia di progettifici scolastici al sud contro la dispersione che da 20 anni si fanno. che portano soddisfazione in chi li progetta non nei bambini che li seguono. Oppure affidiamo tutto agli economisti che nulla sanno? Perchè non ci fidiamo abbastanza di chi queste cose le studia e lo chiamiamo? Ci direbbe semplicemente che i progetti non servono. Questa è la riforma che serve e che coprirebbe metà dello scontento e metà del populismo. E’ una proposta populista? Chiamiamola metadone, che devo dirvi. Al populismo di chi ci vuol male oppongo il populismo di dare il pane a chi non ce l’ha e scuola a chi ne ha poca.
Pane e scuola, scuola e pane. E allora le assunzioni nella scuola sarebbero state lo strumento, non il fine.
Asili. donne. disoccupati.  Welfare. Welfare. Welfare. Sono temi atavici, alcuni allargano le braccia. Io no, perché ho chiarissimo da dove ripartirei. Crocetta e il governo hanno firmato da poco un patto della sicilia: quanti soldi ci sono per asili, pasto caldo all’infanzia e sostegni alle donne? Zero. Non vorrei dire ma di questa politica maschile e al maschile e per il maschile al Sud ci siamo tutti strarotti i cosiddetti. E’ inutile, è inefficace, è opaca, è miope.
Siamo arcistufi di una politica che riparte da zero ogni volta per rifare gli stessi errori e con le stesse persone, con tutto l’affetto e la stima per quelle persone.
Sono qui per quei bambini, se non riesco a risolvere uno solo dei loro problemi sono anche io parte del problema. Se non riusciamo qua dentro a risolvere uno solo dei loro problemi siamo anche noi parte del problema e per questo ci spazzano via e fanno bene.
Se lasciamo la nostra gente in balia della tempesta è ovvio che si rifugerà nel populismo, nelle false verità. Non possiamo fare sconti, certo, nessun regalo o regalia, ovvio, ma giusti investimenti sì. 764 milioni di euro del 'Patto per Palermo' da spendere in mobilità, infrastrutture e riqualificazione urbana …cose bellissime ma non si mangiano. Eppure mi pare che in Sicilia ci troviamo di fronte a regalìe, non a investimenti per quei bambini e quelle mamme. Sono priorità che né d’alema, né bersani hanno affrontato, diciamolo, quando ci si son trovati a poterlo fare; sono priorità che vanno sanate con azioni strutturali e di sistema, non con azioni discontinue e parziali; con azioni che coinvolgano le persone non che le escludano, e a questo dovrebbe servire una struttura capillare di partito in ogni angolo di città o contrada.

SICILIA
Quel 70% di no in Sicilia è l’urlo della mia gente, io sono intenzionata ad ascoltarlo e loro, lo so, ad ascoltarci; se noi ascoltiamo loro. Posso gioire per il 30% ma devo occuparmi di quel 70.
Se il pd, tutto, matteo, bersani, il compagno d’alema, franceschini, speranza lo affrontano insieme, il problema della mappa della fame, dei bambini e delle donne, COSA CHE NESSUNO HA MAI FATTO FINO AD OGGI, con un partito unito sui temi, sui suoi temi, che sono quelli di sempre abbattere le diseguaglianze e dare pane e scuola, sulla sua storia, sulla sua identità, che rappresenta non il passato ma il progetto,

COME?
Con metodi nuovi, innovando le forme della partecipazione, nel partito, nel sindacato, combattendo comunque le rendite di posizione, perseguendo un riformismo possibile e partecipato intorno ai problemi delle persone, non intorno agli schemi di partito,  alle rendite, o ai corporativismi, ma nemmeno intorno alle narrazioni, se prima non le hai divise e condivise, perché che l’italia sia un grande paese lo sappiamo, ma la parte di paese che non ha nulla e ha paura del futuro va messa in sicurezza.
I giovani vanno messi in sicurezza disegnando percorsi certi, non salti nel buio: con percorsi formativi efficati e orientamento vero, con imprese che si leghino a quei percorsi formativi prima, con senso di responsabilità, con alleanze con il mondo dei docenti, sia di scuola che accademici, non con scontri o diffidenze, gli uni verso gli altri.
Occuparsi del welfare delle donne, altro grande tema, che darebbe slancio a una parte del paese di cui si parla troppo e male, e si fa peggio e poco,  non solo fuori dalla politica ma anche dentro alla politica. 

Ecco, con un partito unito su questo progetto, e non diviso sulle poltrone, con persone competenti e che hanno i meriti per portarle avanti,  ce la faremo.

Sennò, se rimaniamo divisi e occupati a disegnare schemi e destini personali, rassegniamoci, a salvarci non saranno nessun bellissimo dibattito sulle periferie, sulle riforme, sull’innovazione, o sulla sinistra che vorremmo e mai ci sarà, no, no,verremo travolti prima che dalle nostre divisioni dalla Storia.

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