Direzione pd: traccia completa del mio intervento
VOTO
Qualcuno diceva che l’indifferenza agisce potentemente nella
storia; il referendum per fortuna ci rivela un’Italia che non è per nulla
indifferente. Anzi, ha fatto la differenza. Ma ha fatto la differenza perché ha
voluto chiaramente dirci qualcosa. Bello il 40% tutto per noi, potrei dire da
sostenitrice del governo appena concluso. Tutti voti intorno a Renzi e a una radicale proposta di
rinnovamento del Paese? Qualcuno dice di sì, qualcuno di no, lo vedremo.
Eppure quel che mi
tormenta è il 60%, anche se ho la profonda convinzione che su quel 60% ci siano
ampi margini di recupero.
C'è un vento di scontento e populismo che attraversa tutto il
mondo, inutile concentrarsi sulla riforma. Tra chi ha votato no, nessuno ha
votato sulla riforma,ma sul suo scontento. C'è anche un pericolosissimo modo di
strumentalizzare tale scontento, con falsità. E anche questo attraversa il
mondo, e si scaglia con chi governa, chiunque esso sia.
Adesso allora concentriamoci sulle ragioni dello scontento e sul
problema della strumentalizzazione dello scontento. Il populismo è effetto non
causa dello scontento. Affrontiamolo prima che ci travolga, non dopo, e credo
che si possa fare, ragionando tutti con franchezza.
La mappa del no coincide
con la mappa della fame. Certo, c’è la parte degli scontenti per altro, per
riforme non comprese o che andavano tarate meglio, o condivise di più. Ci sono
i no di posizionamento, anche dentro questa stanza ce ne son parecchi. Ma il
grosso del no coincide con la mappa della fame.
Le analisi dicono che le maggiori percentuali di no non sono
tra studenti, docenti o impiegati. Leggiamoli bene, sono tra disoccupati,giovani o meno giovani, casalinghe e imprenditori. E’ la mappa del lavoro che è diventato non
lavoro, per la crisi, per la globalizzazione, per i mali delle clientele
ataviche che oggi non trovano più appigli, per tutto quello che volete, .
E
dove si trovano? Quasi la metà dei residenti nel sud e nelle isole (46,4 per
cento) è a rischio di povertà o esclusione sociale, in Sicilia (55,4 per
cento), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%).
E’
stato un voto populista? Non sia il populismo il capro espiatorio, non è “colpa
del populismo”, le colpe sono da rintracciarsi nelle mancate risposte allo
scontento.
GOVERNO
Possiamo
dirci, ed è vero, che noi questo scontento lo abbiamo affrontato. Come governo,
ci abbiamo provato, e i dati in crescita ci dicono che comunque qualcosa è
migliorata. Molte misure a contrasto della povertà, molte misure di sinistra,
sì, di sinistra. I problemi si sono affrontati tutti e non si sono elusi, ma è
presto per sentirne gli effetti, e comunque qualcosa va rivista perché siamo in
mezzo a una crisi immensa, a cambiamenti immensi e non sono mille giorni di
governo che possono risolvere tutto.
PARTITO
Possiamo
però dirci che, come partito, questo scontento non lo abbiamo affrontato? Non
ci siamo. Nei luoghi dello scontento il partito non c’è. A me colpisce molto
quando qualcuno di noi, tanti per la verità, parlano di periferie. Lo fa
Speranza, lo fa Bersani, lo fai anche tu Matteo. Dobbiamo concentrarci sulle
periferie, dite spesso. Sulle diseguaglianze sociali. Dobbiamo riprogettare le
periferie, i rammendi…per carità..tutto bello bellissimo.
Rammendo
estetico? Beh, no, dovremmo parlare di un rammendo economico, politico,
culturale e sociale che nessuno tra voi qua dentro è in grado di fare,
perdonatemi se ve lo dico. Semplicemente perché spesso non sapete nemmeno di
cosa parlate. Tra di voi chi ha lavorato, vissuto o praticato le periferie? I luoghi dello
scontento? Chi di voi ci vive o lavora?
E
il partito? Il partito c’è? Quanti circoli abbiamo nelle periferie, caro
segretario? Nessuno. Abbiamo tante segreterie di eletti del pd al Sud, quelle
sì, che pullulano di gente in difficoltà. Qualche domanda fatevela, quella
gente nel segreto dell’urna ci vota contro, perché non ne può più di anticamere
nelle segreterie a chiedere cose che magari non può avere o non è giusto abbia,
e continuiamo a dare forzando, mentre non siamo capaci di dare l’unica cosa che
dovremmo dare: politiche adeguate.
Avete
una sola idea di quel che si vive in una periferia, non perché lo avete visto
nel film di Jeeg Robot, ma perché vi ci siete trovati e scontrati? Alzi la mano
chi di voi si è ritrovato a dover scippare un coltello dalle mani di un bambino
di 10 anni che lo stava per conficcare a un compagno e poi rimanere impietrita
di notte a piangere e basta. Alzi la mano chi si è trovato e si ritrova a fare
le collette dei libri per una ragazzina che va al liceo e in una regione in cui
il presidente a marca pd non ha mai messo un euro per questo e a dover cercar
voti per quel partito e a doverlo sostenere quel presidente! Se cercate lì i voti il giorno del voto, senza
esserci stati nei due anni precedenti, è inutile fare lo sforzo persino di
bussare. Non vi aprirà nessuno, come cantava il poeta. Una Politica senza
politiche oggi è inutile e direi detestata.
Una Politica che non ascolta oggi è inutile, perché persino l'ascolto è pur'anche una risposta.
TEMI
A
torino un bimbo va a scuola per 8 ore e il problema è che sua mamma non
gradisce il cibo che gli danno e gli vuol dare il panino, A palermo un bimbo a
brancaccio va a scuola per 4 ore e il problema è che non ce l’ha il panino o il
cibo caldo a scuola. Ha il pezzone di rosticceria a 50 centesimi, per strada, e
si ingrassa e si ammala, ed è pure fortunato quando ce l’ha.
Alzi
la mano chi sta affrontando questo divario. Non il problema locale, ma il
divario nazionale. Il 92% dei bambini di
palermo non ha il pasto a scuola mentre a torino il 92% lo ha. E ci chiediamo
le ragioni del no disquisendo sul bicameralismo perfetto?
A
me non interessa individuare le colpe, a me interessa trovare le soluzioni. In
quel 92% di bambini senza pasto a scuola si annida un 46% di bambini che non ce
l’ha nemmeno a casa. Le loro madri votano no. No, no, no no. Le loro madri,
senza asili, senza sostegni, senza lavoro, dicono no.
In
questi ultimi tre anni qualcosa si è cercato di fare, quanto meno abbiamo messo
sul tavolo il problema. Anche se qualcosina ai nostri rappresentanti locali
dovremmo pur dirla, perché spesso remano persino contro. E anche noi dovremmo pur dircela, al di là
delle parti.
Un
tale mi ha detto che questa è retorica della povertà. Perdonatemi, passami una
brioche, Antonietta, io sto andando a fare la rivoluzione contro questo qualcuno.
Chiunque
ci sia adesso, tra un mese, mi auguro che non butti di nuovo 600 milioni di
euro di fondi ue in una pioggia di progettifici scolastici al sud contro la
dispersione che da 20 anni si fanno. che portano soddisfazione in chi li
progetta non nei bambini che li seguono. Oppure affidiamo tutto agli economisti
che nulla sanno? Perchè non ci fidiamo abbastanza di chi queste cose le studia
e lo chiamiamo? Ci direbbe semplicemente che i progetti non servono. Questa è
la riforma che serve e che coprirebbe metà dello scontento e metà del
populismo. E’ una proposta populista? Chiamiamola metadone, che devo dirvi. Al
populismo di chi ci vuol male oppongo il populismo di dare il pane a chi non ce
l’ha e scuola a chi ne ha poca.
Pane
e scuola, scuola e pane. E allora le assunzioni nella scuola sarebbero state lo
strumento, non il fine.
Asili.
donne. disoccupati. Welfare. Welfare.
Welfare. Sono temi atavici, alcuni allargano le braccia. Io no, perché ho
chiarissimo da dove ripartirei. Crocetta e il governo hanno firmato da poco un
patto della sicilia: quanti soldi ci sono per asili, pasto caldo all’infanzia e
sostegni alle donne? Zero. Non vorrei dire ma di questa politica maschile e al
maschile e per il maschile al Sud ci siamo tutti strarotti i cosiddetti. E’
inutile, è inefficace, è opaca, è miope.
Siamo
arcistufi di una politica che riparte da zero ogni volta per rifare gli stessi
errori e con le stesse persone, con tutto l’affetto e la stima per quelle
persone.
Sono
qui per quei bambini, se non riesco a risolvere uno solo dei loro problemi sono
anche io parte del problema. Se non riusciamo qua dentro a risolvere uno solo
dei loro problemi siamo anche noi parte del problema e per questo ci spazzano
via e fanno bene.
Se
lasciamo la nostra gente in balia della tempesta è ovvio che si rifugerà nel
populismo, nelle false verità. Non possiamo fare sconti, certo, nessun regalo o
regalia, ovvio, ma giusti investimenti sì. 764 milioni
di euro del 'Patto per Palermo' da spendere in mobilità, infrastrutture e riqualificazione
urbana …cose bellissime ma non si
mangiano. Eppure mi pare che in Sicilia ci troviamo di fronte a regalìe, non a
investimenti per quei bambini e quelle mamme. Sono priorità che né d’alema, né
bersani hanno affrontato, diciamolo, quando ci si son trovati a poterlo fare;
sono priorità che vanno sanate con azioni strutturali e di sistema, non con
azioni discontinue e parziali; con azioni che coinvolgano le persone non che le
escludano, e a questo dovrebbe servire una struttura capillare di partito in
ogni angolo di città o contrada.
SICILIA
Quel
70% di no in Sicilia è l’urlo della mia gente, io sono intenzionata ad
ascoltarlo e loro, lo so, ad ascoltarci; se noi ascoltiamo loro. Posso gioire
per il 30% ma devo occuparmi di quel 70.
Se
il pd, tutto, matteo, bersani, il compagno d’alema, franceschini, speranza lo
affrontano insieme, il problema della mappa della fame, dei bambini e delle
donne, COSA CHE NESSUNO HA MAI FATTO FINO AD OGGI, con un partito unito sui
temi, sui suoi temi, che sono quelli di sempre abbattere le diseguaglianze e
dare pane e scuola, sulla sua storia, sulla sua identità, che rappresenta non
il passato ma il progetto,
COME?
Con
metodi nuovi, innovando le forme della partecipazione, nel partito, nel
sindacato, combattendo comunque le rendite di posizione, perseguendo un
riformismo possibile e partecipato intorno ai problemi delle persone, non
intorno agli schemi di partito, alle
rendite, o ai corporativismi, ma nemmeno intorno alle narrazioni, se prima non
le hai divise e condivise, perché che l’italia sia un grande paese lo
sappiamo, ma la parte di paese che non ha nulla e ha paura del futuro va messa in sicurezza.
I giovani vanno messi in sicurezza disegnando percorsi certi, non salti nel buio: con percorsi formativi efficati e orientamento vero, con imprese che si leghino a quei percorsi formativi prima, con senso di responsabilità, con alleanze con il mondo dei docenti, sia di scuola che accademici, non con scontri o diffidenze, gli uni verso gli altri.
Occuparsi del welfare delle donne, altro grande tema, che darebbe slancio a una parte del paese di cui si parla troppo e male, e si fa peggio e poco, non solo fuori dalla politica ma anche dentro alla politica.
Ecco,
con un partito unito su questo progetto, e non diviso sulle poltrone, con
persone competenti e che hanno i meriti per portarle avanti, ce la faremo.
Sennò,
se rimaniamo divisi e occupati a disegnare schemi e destini personali, rassegniamoci,
a salvarci non saranno nessun bellissimo dibattito sulle periferie, sulle
riforme, sull’innovazione, o sulla sinistra che vorremmo e mai ci sarà, no, no,verremo
travolti prima che dalle nostre divisioni dalla Storia.
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