domenica 14 settembre 2014

Celebriamo don Pino Puglisi domani dicendo grazie a chi continua nel suo solco



Strano destino per un'atea anticlericale avere a che fare sempre con preti.
Don Milani, Don Pino Puglisi, ...
La celebrazione di domani come ogni anno avrà il valore di una giornata importante per i ragazzi, per rinnovare in loro il racconto e la memoria di un esempio imprenscindibile.

Per gli adulti, palermitani, siciliani, italiani, ogni commemorazione è solo un giro di boa per rispondere a una domanda semplice: in che modo il suo esempio, in questo anno trascorso, mi è stato utile nelle azioni?

Io voglio dire grazie, profondissimo grazie, ai miei colleghi che operano in scuole di periferia, in scuole a rischio.
Perchè operate con gli stessi principi, con la stessa forza e con gli stessi sentimenti che animavano Don Pino Puglisi; in luoghi difficili, con ragazzi difficili, luoghi che hanno altre regole, altri riti, altri valori.  Luoghi poveri, di mezzi e di cultura. Dove la non regola è palese e ha quel senso di verità che le non regole camuffate di altri luoghi, i luoghi bene delle città, hanno perso da tempo.
Nulla di romantico, nulla di retorico. Extra stati in cui lo Stato non si sa nemmeno cosa sia. In cui difficilmente incidi o cambi, ma si assume tutto intero il senso della presenza, della relazione che si riesce a creare, perchè solo la relazione salva, ma, nello stesso tempo, la relazione danna.
Levi Strauss diceva che il sistema crea i sentimenti.
Immaginatevi il conflitto che si crea in un docente di periferia, tra ragione e sentimento, tra ragione e sistema.
Quando il sistema su cui incidi è quello che vorresti distruggere.
Figure come don Pino ci portano coi piedi ben piantati per terra, ci permettono di tenere più o meno distinguibili i confini tra sistema, ragione e sentimento.
Quando uno dei tre elementi ci travolge. E non è raro che accada.

Chiunque ha visto lo splendido film di Maresco capisce cosa intendo.
Visto da fuori avrei dovuto disprezzare quel mondo. Visto da dentro io ci vivo in quel mondo.
Ci salvano le pareti della scuola. Ci separano eppure ci uniscono a quel sistema. All'antistato che dobbiamo comprendere e conoscere prima di pensare di cambiarlo.
Nell'assenza di Stato, perchè l'unico Stato ammesso nei quartieri a rischio siamo noi, gente di scuola. E nemmeno poi tanto.
Chi rimane lì lo fa con consapevolezza e coscienza. Riportando le regole ai luoghi, senza confini e senza fossati.
Ecco, io vorrei dire e dico sempre grazie, ai miei colleghi di zone a rischio.

Anche per Don Pino. I santi si celebrano rispettando i vivi che li portano in giro con le loro gambe, cercando di mantenerne un sorriso autentico coi fatti.

Se poi allargo lo sguardo oltre la scuola, come possiamo celebrare don Pino?
Ciascuno faccia la sua parte, vero, cercando di rimuovere sempre fenomeni o azioni non corrette, quando apertamente corrotte. Educando o agendo in tal senso.

Questo vale per chiunque, da me stessa, al mio alunno che copia il compito, ai fenomeni più gravi o gravissimi, come anche, allargando il discorso alla politica, approvando un serio provvedimento di legge contro i fenomeni di corruzione accogliendo la richiesta di Don Ciotti.
Ecchilo là, un altro prete. Questo significherebbe celebrare don Pino e sostenere un altro don o chiunque altro che da vivo continua nel suo solco.




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