giovedì 7 gennaio 2016

Cantante neomelodico_ sempre caro mi fu quest'ermo colle..


A Palermo quest'anno, per la festa in piazza di Capodanno, sono stati chiamati a esibirsi dei cantanti; capita. Tra questi un notissimo,  cantante neo melodico, Tony Colombo, notissimo nei quartieri, quasi sconosciuto o malvisto dai residenti del centro. 
Grandi dibattiti, questioni, pro, contro, di su, di giù, davanti e di dietro. Alla fine ha cantato e, con lui, han cantato anche altri artisti, più noti ad alcuni, ignoti ad altri.
Non ho partecipato al dibattito, ma la mia la dico per come so, dopo che voi avete metabolizzato, regalandovi un racconto, in realtà un monologo destinato a recitarsi,  scritto qualche anno fa. Lo recitò in pubblico il bravissimo Gianluca Briguglia, all'interno di una serata sulla Costituzione. L'articolo che voleva significare era il 9. Quello sulla cultura e gli italiani.E tra i personaggi c'è proprio lei, la canzone neomelodica.

O mutos deloi oti che sui gusti non è proficuo disputare, ma delle persone, tutte, è bello conoscere. Per capire. 
Che Palermo è abitata da tutti, ciascuno coi suoi gusti. Nè migliori, nè peggiori, solo tanti. Multicolori. Multiculturali. Quella popolare cultura è. E ne abbiamo tante, tante di culture in questa città, italiane, straniere, di quartiere. Ogni cultura è un piccolo ecosistema, e magari, in quei piccoli ecosistemi tante cose non vanno, tanti comportamenti, ma sono identità, come ogni quartiere lo è. Tante. Come tanta è Palermo. Ed è bella e brutta per questo. Si puoi scegliere di amarle tutte, si può scegliere di farle convivere tutte, si può scegliere di tollerarle tutte. Ma disprezzarle no, non credo serva. E nemmeno farne la classifica. Non serve nemmeno questo. 

A voi la storia.



«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»  (Giacomo Leopardi)



Emmifuttiu arrieri. Minkia, minkia minkia di sta minkia. Sempre caro mi fu questo er..ermo? sarà elmo. Elmo. Elmo. Sempre caro mi fu quest’elmo colle. Minkia comu mi futtiuuuuu. Ma come mi ha fregato? Sta curnuta mi futti siempri. E ora sugnu kiantatu intra, costretto a casuzza, invece di stare in mezzo alla strada a farimi i cazzi mia, e mi l’è sucari a memoria. “a memoria con la segesi”. La spiegazione. Però idda s’ava calari sana sana “Fotografia” di gigi. Questo è il patto di parola. I mi imparo l’infinito e idda canta “fotografia” di gigi finizio. A vogghiu vidiri tutta mentre canta fotorafia. Dall’inizio alla fine la deve cantare.  Fa muoriri di risati picchì è cchiu stunata di cetty , mia cugina. Però a tigna lo deve fare, a testardaggine.

L’autra vota ummacririva, non ci volevo credere davvero: “ se tu impari a memoria l’articolo 9 della costituzione ti giuro che io canto in classe una canzone a tua scelta”. Perché io questo faccio in classe. Canto. Canto la mia arte, non la sua. Acchiappu a cantari all’ottu di matina fina quannu un si rumpinu i cugghiuna e mi mannanu ‘mpresidenza. Per me la musica è la mia vita. E ci credo che l’hanno messa dentro alla Costituzione. Io ci avrei fatto il 9 bis solo per la musica.  Canto in classe. U primu, u secunnu, u terzu, u quartu iornu..e poi zacchete, c’arrinesciu, ci riesco in pieno: “sospensione” ! Evvaiiii!! Vacanzaaa!!!Tantu a mmia chi minni futti? Che me ne frega a me? Chista immeci nenti, io canto e lei niente, continuo a cantare e idda muta, u primu, u secunnu, u terzu iornu. U quartu si misi a cantari puru idda. E mi futtiu. “Articolo 9 della Costituzione ragazzi: l’Italia è una repubblica fondata sull’arte e la cultura, ricordatevelo, non solo sul lavoro”..minkia du cugghiuna accussi..un’ ora sana sana cu st’arte e sta cultura e poi il lavoro. Ma quale lavoro, proessorè? Attacca a parlari e un si zittisce cchiù. Si pigghia u cirivieddu sta fimmina…Attacca al ciriviello. Ma a cchi minkia serbi sta cultura tua e st’arti tua? Chidda me è megghiu assai. “Totuccio le cose belle ci servono come il pane” su questo siamodaccordissimo e calo la testa. E infatti io canto.Canto.Canto. Canto. Ma quanto sono belle ste canzoni? Chi minkia minni futti a mmia di..che era…? “Totuccio disegna la piramide”, ma sta gran coppula di minkia! Non può essere che se uno ama un ‘arte vale per tutta l’arte? Non può essere? Idda dici di no. Ma a mia le linee mi vengono tutte storte, macchiappanu i nerbi, mi saltano i nervi, pigghio a matita, la tiro in testa a Christian, quello del primo banco e attacco a cantare.  E tiempu dieci minuti suggnu ‘mpresidenza che è l’anticamera di andarmene a casa. Mp3 e gigi a palla. Ma lei mi ha giurato quel giorno che cantava con me tuttammemoria “comm me manche” di gigi e… io non me la credevo proprio che sta fuoddi di professoressa se la imparava veru e la cantava!! Io invece quel cazzo di articolo della costituzione non me lo nsignai e ci ho fatto la figura dello stronzo. Minkia. Mi ha fatto appizzare lo giuramento e allora mi toccò calarmelo a memoria, sano sano, sto coso numero 9 dell’arte e della cultura e del fatto che noi la dobbiamo promuovere.

Cioè come quando uno va dalla prima alla seconda, promosso o bocciato, e mi pare n’offesa, detta a mmia ca è la terza volta ca mi fazzu a prima media e mancu mi promuovono mai. Eppure vivo da artista. Però l’arte e la cultura sì, quelle lo Stato le promuove!Ma manco tanto, io sono stato dentro il teatro Politeama che dice che è arte vera, lo dice lei, la prof, e vedevo cadere pezzi di tetto ncuoddu a i cristiani. E dunque lo Stato boccia pure i teatri, non solo a mmia. Bastardu iddu e tutti chiddi come a iddu. E tutela il paesaggio. Significa che quest’”elmo del colle e questa siepe”devono rimanere uguali uguali a com’erano al tempo di giacomino, per ricordarci “chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo”. Quest’elmo colle. Poi passo ad “acqua dei corsari”, dopo lo Sperone, e un ci la viu tutta st’attenzione per il paesaggio. Io non lo vedo tutto stammore per la natura. Proessorè, io sono Totuccio Cutrona, vengo da Ciaculli e a Ciaculli torno. Tantu pi un si fari veniri strane idee in testa. “E nel pensier mi fingo”. Mi fingo…chi buoli riri…che cazzo vuol dire? Qua dice “mi immedesimo”. Ma che cazzo di frase è? Secondo me vuol dire “mi fiu”. Cioè sono capace. Quindi: “sono capace di pensare” che è discorso ca fila, mentre “mi immedesimo” nun fila propriu pi nnenti. Anche se la nota dice così.. secondo me non è così e poi in questa fotocopia unsi capisci nienti. Mi dinchinu, mi riempono, mi coprono, mi ncummogghianu di matina ‘nsira di fotocopie. Fotocopie. Fotocopie.

Io il libro me lo sono perso. Chi ci pozzu fari si mu persi? Ava iessiri sistimatu nta quarchi casciuni nti me nonna. In qualche cassetto scognito, di quelli che conosce solo lei. Idda s’u scurdò e  unsi trova cchiù. E figurati si a professoressa appena arrivu a scola ci cridi..nsamài … Credere a Totuccio Cutrona? Un nome una garanzia..accumiencia a litanìa e va finisci ca mi subissa di altre fotocopie. Brutte, chine di parole mute e in bianco e nero. Ammia le fotocopie dei quatri in bianco e nnero mi parinu na bestemmia contra l’arte. Se lo posso dire. Autru che promozione e articolo 9. CCà a nuddu promuovono. Nè a mmia né all’arte. E poi..che vuole dire che “in questa immensità s’annega”? E allora a chi sierbi? Se s’annega? E allora lei mi ha detto: “tu lo hai visto mai il tramonto sul mare?” E chi sugnu fissa? Ecciertu. “Ecco..è come se ti perdessi con lo sguardo dell’anima”. Ma io non mi sono mai concentrato a taliallo!! Che poi dice ca diventi cieco si fissi u suli ca cuodda. Cioè voglio dire, se fissi il sole fisso, diventi cieco. O no? 

Io, quando capisco che ho capito, mi annoio e attacco a cantare. L’ho capito che vuole dire, “ti piglia la malinconia e la malinconia vuol dire arte”. Come quando canto. Opere d’arte immortale sunnu sti canzuna del mio gigi. Gliel’ho spiegato e lei l’ha capito e allora appena attacco a cantare capisce che il mio pensiero si è vero annegato “nell’immensita’ cun finisci mai di idda ca spiega” e mi dice subito, prima che scarattero e attacco a squarciagola, “Cutrona, fai una cosa, vai in bagno, ti fai una cantata muta e torni”. E io lo faccio. E quasi quasica ci voglio bene a ‘sta cristiana. Ma non lo dico ad alta voce sennò è la fine e ma duna a mmemoria qualche altra fotocopia. Perché le ho visto sulla cattedra un librone di trikili e menza che c’è scritto Odissea, e quando s’inkazza poco poco, mi guarda e me lo indica e siccome sacciu ca chissa, a tigna, si nsigna tutte le canzoni di finizio, celeste, alessio..beh..Nenti nenti mi fa arripetiri l’Odissea a memoria e mi futti nautra vota. 
Però …il tramonto no…

Ma l’alba sì. L’alba sì. Quannu isa u suli e il cielo è tutto rosa, come il pigiama di mia sorella che poi passò a me e me lo sono assuppato per tre anni, il pigiama rosa a me ce sono masculo, ecco, quel rosa lì mi piace e ci credo che è giusto cercare di sarbarissillu. Un rosa ca si miskia cu lu mari e subito mi veni di cantari… Intanto “L’articolo 9 della Costituzione Italiana che è l’insieme delle leggi che governa la vita di noi cittadini” lo so a memoria e ve lo so pure spiegare di la diritta e di la rovescia; comu idda uora sapi cantari a me canzuna di la diritta e di la rovescia. Adesso però, a mmia mi tocca a stu “nfinitu martoriu di infinitu”, però appena lo ripeto e lo ripeto e lo ripeto, puru a chistu mi veni di cantallu. Vuol dire che Giacomino la rima a sapìa fari girari quasi bene quanto a gigi mio. E il “suon di lei” e della “presente stagione” è sicuramente la voce di Jessica della 3 G. Presente e viva. E’ viva eccome! Solo ca io sugnu ancora a prima media e idda è a la terza e ormai la strada tra me e lei è più infinita di questo infinito. Perché a me tra due mesi, che faccio 15 anni, mi danno l’istruzione familiare, minni vaiu all’officina di ciccio morreale  e Jessica ciao. Chè Ciccio Morreale quando gli parlo dell’arte mi dice “zittuti e travagghia, Totuccio” e io me le devo scordare le piramidi e l’articolo 9. Ma Gigi no, lui no, e io canto. E magari se glielo canto a memoria domani matina, a Jessica, mentri iamu a scola…, magari, quasi quasi, sto infinito si fa finito e quell’opera d’arte ca è la faccia sua accetta un sorriso e si mette sotto la tutela mia. E insieme viviamo d’arte, di giggi e dammore. Aiu tempu du misi. Ho tempo due mesi soli. 


Minkiati ka dicu.., umpari vieru…fosse vero… ma vero non è. E’ stu silenziu ca ammìa mammazza..il silenzio non lo sopporto. Musica Gigi!!!

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