venerdì 8 gennaio 2016

Colonia: troppa ipocrisia nostrana sulla condizione delle donne

Ciascuna donna italiana è stata molestata a parole da un italiano nella vita, molte non solo con parole.

A me fa piacere che i fatti di Colonia facciano ribrezzo e creino indignazione. Ma è costume diffuso anche in Italia. Non raptus o follie, ma costume. Certo non in quelle dimensioni e consapevolezze. Ma camminare e sentirsi dire "che belle tette" è una cosa che accade a tutte le donne italiane. Avere il "complimento" anche i contesti fuori luogo, mentre sei al lavoro, mentre non ci sono motivi per averlo, il complimento allusivo, offensivo e umiliante per noi, figo e segno di "galanteria" per gli uomini. Ma che galanteria sarebbe? Che belle cosce, che bel culo. Che bel quarto di bue che sei. Gli uomini italiani non la considerano nemmeno molestia e lo è.
Essere molestate fisicamente poi accade a una donna su tre in Italia. Essere palpate, toccate.
Essere violentata accade a circa 200mila donne italiane l'anno, quelle che denunciano; in realtà sono almeno il triplo.
In Italia Ammazzate dal compagno o ex sono circa 200 donne ogni anno.
Sempre da un "raptus", secondo la narrazione che ne dà una stampa complice.
Quando invece si tratta di deliberata e ripetuta e consapevole reazione di un compagno al diritto di normale autodeterminazione della donna, come forma ripetuta e costante di negazione della sua libertà ( in cinque anni mille donne ammazzate come vogliamo definirlo? "Fenomeno di nicchia?). Raptus?

No, attenzione, a me fa piacere che ci indigniamo per i fatti di colonia. Indignazione per difendere i nostri valori di libertà. Per difendere la condizione delle donne. Parliamone, quale condizione?
Magari ci si inizia a indignare pure per gli uomini italiani.

Ci stiamo indignando per la libertà delle donne e per i diritti civili occidentali o per altro? Perché Ci stiamo indignando per i fatti di Colonia? La nostra indignazione riguarda le politiche dell'immigrazione? Il tema è quello? La paura dello straniero? L'Is e la brutalità che reca con se?
L'attacco al l'occidente di cui la condizione delle donne è segno più evidente? Quale condizione? Parliamone per bene, perché non capisco.
Stiamo discutendo di diritti delle donne all'interno della casa grande dei diritti civili o di questioni di razzismo o di guerre di religione?
So di entrare in un terreno complesso, quello dei diritti delle donne, del corpo delle donne, della libertà delle donne, ma nessuno si permetta di strumentalizzarle per nessuna guerra le questioni delle donne.
Fatevela da soli la guerra di religione o di razza o di non so cosa, non ancora una volta sul
 terreno dei diritti delle donne. Perché non solo non lo conoscete ma nemmeno lo difendete.

Oppure sotto sotto sotto sotto c'è anche un sotto sotto non detto ma sottinteso e inconsapevole "le donne nostre le palpiamo solo noi", le "molestiamo solo noi", le "discriminiamo solo noi"?
Visto che accade quotidianamente e non mi pare di sentir levarsi eserciti contro "le palpazioni nostrane". Anzi, io registro dei "e vabbè dai, che sarà mai...ti ha fatto un complimento". E via via non vedo nemmeno rivolte popolari di fronte ai fatti di violenza più grave a cui sono sottoposte le donne. Anzi, vedo costanti dissimulazioni reali come linguistiche. Raptus. Questa è la più evidente. Tragedia della gelosia.
Stampa consapevole di complicità? No. Cosa difendiamo?

Che belle tette, ti voglio baciare. Questo si legge nel "pizzino" trovato a uno dei fermati di Colonia.
Finalmente qualcuno le registra come molestie. Se dette fuori contesti, da sconosciuti, o in occasioni in cui non c'entrano nulla. Quante volte un uomo, anche un amico ha riso apertamente di fronte a una nostra reazione contrariata?

Per non parlar delle violenze vere.
Ripeto ancora: se è italiano è sempre e solo "raptus della follia", oppure "se l'è andata a cercare" , oppure "ma lei lo aveva lasciato" e dunque non è responsabilità maschile, passa in dimenticatoio?
E se son loro, gli islamici: mamma lì turchi?"Attacco alla civiltà",  "DobbIamomdifendere le nostre donne".
Certo ci sconvolge la modalità, la pianificazione del fatto, massiccio, consapevole, di gruppo, di razza.
Ma per favore nessuna ipocrisia.

Ma ci sconvolge anche quel "nostre".
Scusate, io sono mia.
Dovete difendere i diritti universali offesi, non le "vostre donne".
Se volete difendere qualcosa che sia la libertà delle donne.
Non le vostre donne. Che comunque troppo spesso vengono da voi offese.

Quelle nostre, le violenze di casa nostra, le molestie di casa nostra, le discriminazioni di casa nostra, , "inconsapevoli", individuali, sottaciute, pensiamo siano meno gravi? Sottaciute, pensiamo sia meno allarmante? Equivocate come frutto di "follia passeggera", pensiamo sia meno grave? così raccontate puntualmente, pensiamo sia meno grave? O trattasi di altra forma di violenza collettiva?
E io penso che sia ugualmente grave.
Matrice islamica o matrice d'ignoranza, il risultato sempre quello è.

Riflettiamoci. Ma quale raptus? "Lei lo aveva lasciato"? "Se l'è andata a cercare".
Cosa ci siamo andate a cercare? La vita? La libertà? Cosa? Cosa minacciano gli islamici alle donne che già non è sotto minaccia tutti i giorni nel nostro paese? La violenza straniera è meno grave della violenza quotidiana di mariti e compagni, sul lavoro, sulla scena sociale e narrativa, sui media, che troppe donne italiane, se non tutte, subiscono? L'attacco è identico: è una negazione della persona. Si dissimula la violenza, si nega il fenomeno. Si continua a tratteggiare il ritratto di un folle. Senza d'ore che la molestia sulle donne è scientificamente frutto di costume sociale, da noi come altrove.

E cioè l'essere persona.
Ve lo,posso dire? A me non mene frega più nulla del "in quanto donna". In quanto donna cosa? Possiamo parlare di diritti offesi senza configurare l'effetto protezionistico, che in quanto tale è già una diminuitio?

Il germe sempre quello è: no. Non son degne di libertà le donne in oriente e nemmeno in occidente. Certo, ripeto, con pesi e gravità molto diverse, molto diverse. Nessuno lo nega. Ma la radice quella è.
Sposati e sii sottomessa.
La sottomissione.

Costoro, di qualunque genia siano sono e restano solo porci, educati a trattare le donne come cose, per cultura ed educazione i nostri. Per cultura e religione i loro.

Mettevelo in testa, io sono mia. Noi siamo nostre e di nessun altro.

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