domenica 26 giugno 2016

Cosa ci dice il voto inglese? 13 riflessioni su brexit



Cosa ci sta rivelando il voto inglese? Qualora non lo sapessimo già. metto insieme pensieri, dati, riflessioni e cose lette qua e là e faccio un elenco, giusto per fare ordine ad uso personale più che ad uso altrui, qualora qualcuno volesse contribuire con altri pensieri, dati, riflessioni e cose lette qua e là, sarebbe cosa gradita.

  1. Inizio ricordando a me stessa che la funzione "percezione uguale a realtà" è variabile dipendente dalla distanza tra le due elevata a enne. Non è nè un'equivalenza, nè un'equazione, è una funzione di secondo grado, o più gradi, e non produce una retta, bensì una iperbole o una parabola, a volte un frattale. Variabili della distanza tra realtà e percezione, e cioè i valori di enne, sono l'età, l'estrazione sociale, il livello di studi. Tutti e tre i valori di enne hanno un rapporto inversamente proporzionale con i fattori nazionalismo, xenofobia, conoscenza dei fatti, determinato anch'esso con formula matematica attraverso funzione di primo grado. Le opinioni che ciascuno di noi ha si formano dunque sulla percezione della realtà o sulla realtà? Verificare la distanza, sempre. Come: risalendo, riconoscendo e valutando le fonti.
  2. In democrazia i punti di espressione media  collettiva ( elezioni, referendum, indagini, sondaggi ) sono variabile dipendente delle funzioni descritte nel punto uno. Agendo su uno qualunque dei fattori delle funzioni di cui sopra otteniamo punti di espressione precisi. Ci sono paesi che lo fanno, per migliorare la qualità e la consapevolezza delle scelte democratiche, e paesi che non lo fanno. Lasciando immutato il valore immenso e universale dell'espressione democratica, se nei fattori che la determinano, troviamo ingiustizie, vizi, ineguaglianze, è un dovere per una democrazia agirvi per migliorarli e un diritto per i cittadini pretendere tale miglioramento. Perchè il voto di ciascuno reca con sé il fatto che è responsabile di decisioni collettive.
  3. I punti uno e due non sono giudizi, opinioni ( e dunque opinabili ) ma dati di fatto, "sterili formule matematiche", direbbe qualcuno a digiuno di matematica. In realtà la matematica ha poco di sterile e molto di pronto soccorso e sarebbe bene  sostituire l'aggettivo "sterile" con "fertile", perché seminando raccogli.
  4. Dati i punti uno, due e tre l'alunno, con il semplice ausilio del suo cervello e con qualche lettura nemmeno tanto approfondita, potrebbe già accingersi a svolgere il tema del rapporto tra voto, percezione della realtà, realtà e distanza e/o interdipendenza tra le tre cose, cioè il tema brexit. 
  5. In realtà manca un fattore, il diavoletto di Maxwell della termodinamica, il fattore entropia. L'agente esterno in grado di aumentare o diminuire in modo tossico la distanza di cui al punto uno. Esso è dato da stampa e TV, aggiungiamoci anche la rete, ma ha valore diverso. Stampa e tv, non a caso definiti quarto e quinto potere.
  6. L'agente esterno agisce in forme imperscrutabili ma fino a un certo punto perché può essere neutralizzato solo in un modo: con la capacità personale di cercare, accedere, distinguere, maneggiare, valutare le fonti. Qualcuno lo chiama livello culturale, no, il bagaglio culturale è la conoscenza, l'azione di cui sopra è di più, è la competenza, è la capacità di mettere a frutto, di utilizzare la conoscenza, o di cercare la conoscenza, riconoscerla e valutarla. E determina la consapevolezza della scelta, cioè il grado più alto di libertà. Più si conosce, più si ha capacità di discernere diverse fonti di conoscenza e di valutarne il senso e di collocarle in un sistema epistemologico, sociologico, economico, politico, più si è capaci di effettuare scelte "ponderate" si usa dire. Cioè meno sbilanciate, approssimate e maggiormente libere, funzioni di se stesse nel significato più alto; dipendenti dunque e dal filtro dell'elaborazione del proprio ragionamento, arricchito e perfettibile dai dati e dalla conoscenza dei fatti e non solo da tutti i fattori dei punti 1, 2, 3 e, soprattutto, 5. Governare le proprie scelte. Dove proprie ha un valore specifico. Anche la scelta inconsapevole è propria, ma, proprio perchè inconsapevole, può rivelarsi fallace, non rispondente ai nostri propositi e/o interessi, qualora le opinioni che ci han condotta a prenderla sono infondate, o false, o generiche, o incomplete, o parziali, etc..etc...
  7. Nel caso di cui stiamo ragionando: è un dato che riguarda il punto cinque il fatto che la stampa, o parte della stampa, o non sia stata in grado, o non abbia voluto dare informazioni complete e veritiere sul voto brexit e sulle conseguenze del voto brexit. Gli inglesi avrebbero comunque scelto per un sì o per un no, ma con minore distanza tra percezione e realtà. La percezione è stata falsata, la realtà è stata distorta. E' un dato di fatto che parimenti abbiano agito le forze politiche sia del no che del sì, e ci può stare. Ma compito della stampa è informare nel modo più ampio e possibile la società. Non lo fa? Allora una democrazia sana deve supplire questo vulnus, fornendo a tutti i cittadini, non uno di meno, strumenti culturali e competenze, da rinnovare progressivamente lungo tutto l'arco della vita, non solo nel ciclo dell'istruzione formale,  in modo da districarsi nella selva e annullare da solo le distanze tra percezione e realtà.
  8. Più si approfondisce e più viene fuori il peso del fattore xenofobia. Non è stato tanto il fastidio per l'ingerenza, buona o cattiva che sia, dell'Europa, ma il fastidio per lo straniero mostrato da un preciso segmento di popolazione: oltre i 60 anni ( ricordiamoci sempre che è la percentuale maggiore di votanti nelle democrazie occidentali a bassissima demografia), il fastidio per "colui che toglie il lavoro ai nostri figli" è stato rilevato in tutti i sondaggi, interviste, e abilmente maneggiato dal remain, completamente ignorato dal leave. L'altra variabile del remain negli ultra cinquntenni: basso livello di studi. In realtà i due fattori rivelano anche altro: paternalismo, prima che nazionalismo. "l'ho fatto per i miei nipoti", ovvero, ho deciso io per i miei nipoti, non per me, che tanto tra dieci anni non ci sarò. Non credevo che anche gli anglosassoni potessero esserne affetti.
  9. I giovani hanno votato remain. No. Quella parte molto limitata dei giovani coincidenti coi millennials, il 25/30 % hanno votato remain, tutti gli altri non hanno votato. Chiedersi chi sono e perché non hanno votato. Per trovare ausili alla risposta analizzare: a. Il sistema d'istruzione inglese: al di là delle buone intenzioni di Blair, e delle precedenti infauste scelte della thatcher, il sistema d'istruzione inglese, fortemente centrato sulla valutazione ( hanno i migliori sistemi e istituti di valutazione del mondo), si è rivelato, alla lunga, un sistema profondamente diseguale. La fascia d'età di cui stiamo parlando è esattamente figlia di quelle riforme sotto Blair. Aggiungo un piccolo dato: Scozia e Irlanda si sono tirate fuori da quel modello di valutazione circa sei anni fa. Perché, nonostante le ottime intenzioni, i sistemi fortemente centrati sulla valutazione ( hard accountability ) , alla lunga generano diseguaglianze ( di sistema e dunque di rendimenti)? Su questo quesito la ricerca educativa internazionale si interroga e accapiglia da anni, c'è da dire che la Finlandia non ha un sistema di valutazione ed è prima al mondo nei rendimenti. Possono essere coincidenze, possono non esserlo, ma è bene ragionarci su. Anche perchè il quesito collegato è: qual è il rapporto tra diseguaglianze di esiti scolastici e scelte democratiche considerando la fascia di età 20/25? 
  10. Un altro tema è la conoscenza e consapevolezza della politica e del funzionamento democratico dello Stato nella fascia 20/25 (anche nella altre fasce certo, ma concentriamoci su questa fascia intanto). Anche nel sistema inglese le cosiddette conoscenze e competenze di cittadinanza,  come insegnamento sia disciplinare che trasversale, , sono fornite a tutti gli studenti nella fascia media dell'età scolare. In realtà è bene distinguere le conoscenze in cittadinanza dalle competenze di cittadinanza, le prime sono gli insegnamenti specifici, la nostra vecchia educazione civica, le seconde sono le azioni trasversali guidate dalla scuola, che un ragazzo può fare, in senso ampio, ad esempio ripitturare la sua scuola, fare volontariato, capaci di sviluppare il suo vivere con gli altri e per la società in modo attivo. Le conoscenze sono banalmente le informazioni ( chi scrive le ritiene vitali) che riguardano lo stato, le leggi, la democrazia, la politica. Dicevamo: tali conoscenze, sia in UK che in Italia, vengono impartite nella fascia scolare media, da noi in una sola ora, ma non ha valutazione, e nemmeno una specificità di cattedra. Nelle scuole superiori tale insegnamento scompare (il diritto/economia rimane solo i alcuni percorsi specifici, tipo la ragioneria, non esiste nel liceo classico o scientifico, non esiste in molti altri, se non per scelta della singola scuola e come insegnamento extracurricolare, se volete che sia presente come materia curriculare almeno negli ultimi due o tre anni delle superiori firmate questa: https://www.change.org/p/inseriamo-le-conoscenze-e-le-competenze-civiche-e-di-cittadinanza-a-scuola ), come scompare nella memoria; rimangono le esperienze utili a implementare le competenze di cittadinanza (il volontariato, l'attivismo, il fare progetti vari..), rimane lo studio di tutte le altre discioline, che se fatto bene contribuisce alla formazione dei valori, ma le competenze specifiche di cittadinanza su quali conoscenze giuridico/economiche/finanziarie si fondano? Nelle scuole superiori, e anche in UK è così, coltiviamo e bene generiche competenze di cittadinanza, ma non conoscenze di cittadinanza, se non nei tipi di scuola che prevedono specificatamente insegnamenti di diritto. Chi ha detto e dice agli adolescenti cosa sono i partiti, chi è e cosa fa il capo dello stato, a che servono la regina o il presidente della repubblica, come funziona la gerarchia delle leggi nel passaggio tra il livello europeo e quello nazionale, cosa è una crisi di governo? che cos'è la dialettica politica e l'alternanza dei governi? Nessuno, no, scusate, glielo dice il punto 7, cioè stampa e TV, no, scusate, i social. Ma sui social nessun adolescente scrive di politica. O forse lo fa il 5 % del 30 % che ha votato. Un ragazzo di 18 anni sa recitare a memoria un passaggio dell'Amleto, o, nel nostro caso, sa chi sono Renzo e Lucia, ma se gli chiediamo in cosa consiste nel concreto il lavoro di Cameron, o cosa fa Piero Grasso, non sa rispondere. E nemmeno se gli chiedi per chi voti e perchè nel 70% dei casi sa rispondere. 
Se io chiedo a un 18 enne italiano cosa fanno Emergency, o la Caritas, lo sa, generalmente lo sa, ma cosa vuole dire l'articolo della Costituzione laddove recita che la responsabilità penale è personale, non lo sa.E sa perfettamente che la politica è tutta sporca ed è meglio non avvicinarsi. Non conosce le regole elementari dell'organizzazione di uno Stato non perché quel giorno era assente, ma perché non esiste un insegnamento specifico per tutti di diritto alle scuole superiori. Se qualcuno glielo ha spiegato alle elementari o alle medie...non so, ditemi voi quali probabilità ci sono a. Che se lo ricordi, b. Che fosse insegnamento da impartire a sette anni senza riprenderlo a 18. Tali lacune riguardano anche l'economia e la finanza. Visti gli eventi recenti, dalla crisi sui subprimes negli States, alle nostre crisi sui derivati, ditemi se non siano insegnamenti fondamentali e non da affidare a discrezionalità o progetti o a "competenze trasversali" che la scuola può progettare e implementare, ma anche no.
  1. 11. Le conoscenze di cittadinanza della popolazione adulta. Svolgimento. E qua sfido la distanza tra la vostra percezione e la realtà. Non voglio spaventarvi. Però, se un 18 enne almeno ha delle competenze di cittadinanza, gli adulti nemmeno quelle. I dati sulle competenze di cittadinanza della popolazione adulta sono devastanti. Li collego ai dati sulla lettura: il mercato editoriale è trainato dalla fascia dei lettori accaniti, che, udite udite, ha un'età compresa tra i 9 e i 15 anni, poi crescendo, non si legge più. Vale in Inghilterra, che comunque è un popolo di lettori, ma di giornali. Ma vale soprattutto in Italia. Come se la parola libro e la parola istruzione fossero collegati al periodo adolescenziale e giovanile e non alla vita stessa. Cosa significa? Cosa vuol dire mettere in rapporto lettura e competenze di cittadinanza? Che la popolazione adulta è abbandonata al punto uno, alle sue percezioni, o alle deformazioni dell'informazione. Anche quando è in buona fede, l'informazione non è mai completa, esempio: noi italiani a sappiamo tutti che sono arrivati ieri 5.000 migranti. Quanti di noi sanno che di questi 4.000 se ne vanno poi in altri paesi e che per i 5.000 l'UE ci dà fior di soldini per gestirne l'accoglienza? La percezione degli italiani è che la presenza di islamici nel nostro paese è del 20%, quando sono poco meno del 4%. Farage continuava a tuonare contro lo straniero, e questo messaggio arrivava all'elettore, senza filtri, senza contraddittorio, ma, nello stesso articolo o servizio, qualcuno diceva all'elettore, al pensionato del Galles,  che uscendo dall'UE, non chiudeva soltanto le frontiere, ma si chiudeva in una stanza col gas dentro, la sterlina crollava e la bolletta della luce come di altro si impennava? Qualcuno riflette sul fatto che i punti uno, due e tre, se nessuno li governa, con istruzione e formazione completa, a scuola e in tutto l'arco della vita del cittadino, sono in mano al diavoletto entropico del quarto e del quinto potere? o, peggio, sono in mano alle opinioni sui social, aiuto aiuto, cioè della percezione, non mia ma di altri, non della conoscenza della realtà, quella che si acquista leggendo, approfondendo le fonti, di prima mano, ma di opinioni frutto di percezioni di altri a cui aggiungiamo le nostre opinioni frutto di nostre percezioni. Se si va di percezione in percezione il gioco è facile da prevedere e non è un bel gioco. 
  2. 12. Tutti devono votare, e scegliere da se se votare o meno e cosa votare o meno, anche un condannato all'ergastolo ha questo diritto, è un diritto, è dovere la scelta. Ma tutti devono studiare e bene. Giusto, mi dite voi, è un diritto per ciascun ragazzo e ragazza, e per questo ci battiamo. È o no un diritto e un dovere  impartire loro anche conoscenze approfondite di diritto e finanza? e tra i 15 e i 18 anni, non solo nel ciclo primario degli studi. Mi permetto di aggiungere un elemento: è un dovere sociale, non solo un diritto individuale. Ma vale solo per l'età scolare? Studiare è un dovere che si esercita da zero anni alla tomba, coincide non solo con la scuola, ma con la vita stessa. Dovremmo comprenderlo. E dovrebbero comprenderlo i governi. Perché è etico. E a me, dire che è etico, basterebbe. A voi non basta. E allora aggiungo: perché l'ignoranza, a qualunque età sia collocata, costa. E lo sapevamo in astratto. Oggi lo sappiamo in concreto: gli effetti del voto assolutamente superficiale, approssimato e inconsapevole sul brexit, legittimo in quanto voto, pericolosissimo in quanto spesso inconsapevole, ebbene, tali effetti noi li abbiamo pagati con 41 miliardi bruciati solo sulla borsa di Milano. 41 miliardi che si sommano a quelli bruciati a Londra e in altre capitali europee; ci pagheremmo la formazione e l'istruzione in cittadinanza di tutta la popolazione europea. La finanza, la politica, dovrebbero riflettere bene quando storcono il naso di fronte alla richiesta morale di una istruzione di qualità per tutti. Beh, i tutti si vendicano. E quando si vendicano sono cazzi seri, perché i tutti sono di più. Nell'attesa, avviso ai naviganti, potete studiare. Si fa gratis e rende tantissimo. Un pdf di qualunque libro lo si può scaricare e dedicarci quella mezzoretta accanto alla mezzoretta di cazzeggio sui social è cosa buona e giusta.
  3. 13. Tredicesimo, nei fattori dei punti 1,2,3 aggiungere dunque le quantità. I tutti son di più. Nelle democrazie contano le maggioranze, decidono le maggioranze, ci si regola con le maggioranze. Le minoranze ci pensino prima delle decisioni prese delle maggioranze a incidere sui fattori dei punti 1, 2, 3 e 7. Prendersela con le maggioranze dopo ha poco senso, nessuna efficacia e nessun valore democratico.

Ovviamente i 13 punti di sopra possono divenire cento o duecento, ad essi possono aggiungersi tutte le altre vostre, o altrui o mie, valutazioni possibili e immaginabili sui motivi di un voto, motivi nazionali, locali, individuali, collettivi, sovranazionali, geopolitici, e chi più ne ha più ne metta. Tutti legittimi. Ricordatevi però del punto uno e due di cui sopra...valgono per qualunque valutazione. 



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